Alla ricerca del senso della vita: riflessioni e insegnamenti zen


Scrivo a un amico per sapere come sta, mi risponde elencandomi i suoi recenti problemi che vanno a sommarsi ai precedenti e termina il suo messaggio scrivendo: “Diciamo che possiamo farci molte domande sul senso della vita”.
In passato mi ponevo spesso questo quesito arrovellandomi per trovare una risposta che sembrava sempre fuggente. La mia quotidianità era piena si “se” e “ma” che non portavano da nessuna parte e sommati a un terzo della giornata speso a fare un lavoro che non mi piaceva e in un ambiente di generale atmosfera negativa.
Verso la fine della carriera lavorativa questa situazione aveva ripercussioni anche sulla mia salute, provocandomi anche malesseri psicosomatici che mi hanno fatto capire che il mio corpo stava gridando aiuto, quindi ho preso la decisione di ricorrere al prepensionamento pagando il pegno di una penalizzazione economica.
Per anni mi sono chiesta quale fosse il senso della vita e quando finalmente mi sono svegliata quel fantastico mattino del 1° ottobre 2019 senza più il pensiero di recarmi al lavoro, ho iniziato a darmi la prima risposta. Sembrerà un paradosso, ma il lockdown per Covid ha fatto il resto. Confinata tra le mure domestiche dopo soli cinque mesi di pensionamento, ho iniziato ad apprezzare quei momenti che mi sono sempre sfuggiti negli anni precedenti anche durante i periodi di ferie. Infatti non riuscivo mai a godermele come avrei dovuto perché la mia mente era costantemente proiettata al rientro in ufficio, ogni giorno scandito da un inutile e stressante conto alla rovescia.
Dal 9 marzo 2020 realizzavo giorno dopo giorno che la felicità era lì accanto a me e non solo non l’avevo mai vista, ma nemmeno apprezzata. La vicinanza di mio marito, dei miei gatti, l’aver trovato la casa giusta per noi, aspettare ogni giorno l’alba per veder sorgere il sole e il tramonto scoprendo i meravigliosi colori del cielo e se c’era brutto tempo, apprezzare la melodia della pioggia. Anche osservare le nuvole e i mutamenti della natura durante le stagioni facevano parte di quei momenti che mi riempivano di gioia.
Non guardavo la televisione, su ogni palinsesto c’erano trasmissioni che ospitavano medici virologi o presunti tali che non volevo ascoltare, quindi mi dedicavo alla lettura, scegliendo libri che parlavano di mindfulness. Dai testi sulla consapevolezza a quello sullo zen il passaggio è stato naturale, prima come stile di vita, quindi come spiritualità.
Questi insegnamenti hanno fatto sì che trovassi tutte le risposte sul senso della vita, che si riassumono all’accettazione, ad amarla e viverla nella consapevolezza che tutto cambia come la natura nel corso delle stagioni. Questa predisposizione positiva ad accettare tutti gli eventi della vita ha fatto sì che viva la mia malattia con serenità, positività e fiducia, senza minare la mia felicità.
In questi giorni sto ultimando di leggere un libro che ritengo sia un testo essenziale per chi voglia trovare la risposta a quale sia il senso della vita. Si tratta di “Istruzioni a un cuoco zen”, edito da Ubaldini, che non è una raccolta di ricette scritte da monaci, bensì un concentrato di insegnamenti di Dōgen Zenji, monaco buddhista giapponese, fondatore della scuola buddista giapponese Zen Sōtō che visse nel XIII secolo e commentati da un maestro contemporaneo, Kōshō Uchiyama Roshi, anch’egli monaco giapponese e grande studioso della Bibbia, in modo particolare del Nuovo Testamento.
Desidero terminare questo mio scritto con un passaggio tratto da questo libro che ritengo sia la giusta risposta a quale sia il senso della vita:

Qualsiasi cosa ci accada nella vita, non abbiamo alcuna vera alternativa se non di viverla pienamente, subito e da soli: è una verità a cui non si sfugge! Nella nostra vita non posso immaginare nulla di più importante che convincerci completamente della natura assoluta di tale verità.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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