Ultimi giorni d’agosto


Finalmente le copiose piogge di questi giorni si sono portati via il grande caldo, ma anche le gradevoli temperature estive, facendomi assaporare l’avvicinarsi dell’autunno. Cambiamenti climatici a parte, è sempre andata così. Lo testimoniano anche un vecchio proverbio siciliano, Agosto capo d’inverno (Austu e riustu è capu r’invernu), o i nativi americani che associavano questo mese alla Luna dello Storione, il plenilunio che segnava la fine dell’estate, i preparativi per l’autunno e l’inverno, come la pesca dello storione e l’inizio della raccolta del granoturco. Un cielo plumbeo mi sta accompagnando in questi ultimi giorni d’agosto, nuvole in continuo movimento che non solo disegnano il cielo, sono anche cariche di tanta pioggia che rilasciano sulla natura sottostante. Mi sorge spontaneo fare una riflessione che va oltre la scontata impermanenza che coinvolge ogni evento o cosa. Se ci penso bene, tutto nell’universo è interconnesso. Abituata a vedere le nuvole come elementi naturali che si librano nel cielo e mi fanno sognare, in realtà quelle bianche, che si tingono di rosa all’alba e tramonto, sono vapore, mentre quelle grigie sono acqua. Questi pensieri mi ricordano un passaggio di un bellissimo libro, Discorsi ai bambini e al bambino interiore, scritto dal monaco zen vietnamita Thich Nhat Hanh, che veniva affettuosamente chiamato Thây, Maestro:

Qualcuno di voi ricorderà quando Thây parla delle nuvole che si possono vedere nella foglia? Ogni volta che ne ho parlato ognuno si era reso conto che sì, nella foglia c’è la nuvola, perché se non ci fosse più la nuvola non ci sarebbe più né pioggia né acqua e le piante non potrebbero crescere e quindi neanche la foglia ci sarebbe più. Per questo, quando tocchiamo profondamente la foglia, tocchiamo anche la nuvola dentro di lei, ed è impossibile togliere la nuvola dalla foglia, sennò la foglia cesserebbe di esistere. Poi vediamo che anche il sole splendente è nella foglia, la terra e anche una gran moltitudine di altri elementi sono in lei e quando le chiediamo “Chi sei tu?” è molto difficile rispondere. Se dicesse: “Sono una foglia” non sarebbe molto profondo, perché guardando profondamente in lei vedreste l’intero cosmo.

Ora la luce del sole entra dalla portafinestra, alzo lo sguardo e le alte correnti hanno spazzato via tutte le nuvole trasportandole sulle montagne all’orizzonte. Il cielo è nuovamente azzurro e pare rimarrà tale fino a domani, salutando quindi questo mese d’agosto con il sole. Do una rapida un’occhiata ai miei vasi dei fiori: è sbocciata una margherita e una bocca di leone, grazie a quelle nuvole che sono parte di loro.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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