Proprietà e storia della mela Renetta: un tesoro della Natura


La mela Renetta mi evoca ricordi d’infanzia, quando zia Nanda la usava per farmi la sua deliziosa crostata di mele comprando solo la quantità necessaria per coprire la superficie con fettine poste a raggiera.
Ahimè l’ho riscoperta solo recentemente come frutta da tavola, acquistandola per caso grazie al prezzo ribassato e da quel momento non l’ho lasciata più, trovandola molto gradevole al palato grazie alla sua consistenza e quel tipico sapore acidulo che invita a masticarla lentamente per assaporarla meglio.
La mia curiosità mi ha poi portato ad indagare sulle sue proprietà ed ho scoperto innanzitutto che è una preziosa alleata della salute in quanto ricchissima di polifenoli dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Infatti ne contiene ben 212 mg ogni 100 grammi, una quantità maggiore rispetto ad altre varietà di mele, un alto contenuto di polifenoli che fa sì che la polpa della Renetta tenda a imbrunirsi più rapidamente una volta tagliata ed esposta all’aria. É ricca di acqua, fibre, vitamine (soprattutto A, C, B1, B2 e PP) e minerali come potassio, fosforo, calcio, magnesio, sodio e ferro, fornendo solo 43 calorie è un ottimo coadiuvante per mantenere normali i valori di colesterolo nel sangue, prevenire alcune forme tumorali (soprattutto a livello intestinale), per controllare la glicemia e favorire l’equilibrio della flora batterica intestinale, oltre ad essere state osservate anche azioni positive nella riduzione del rischio di malattie neurodegenerative e nel rallentamento del declino cognitivo associato all’età.
Il suo nome, che risale al 1540 quando fu citato dal medico francese e rettore della Facoltà di medicina di Parigi, Charles Estienne e deriva da “reine“, regina. La Renetta è originaria del Canada, è presente in Europa dal XVI secolo inizialmente nella Valle della Loira in Francia e le sue coltivazioni in Italia le troviamo principalmente nella Val di Non in Trentino, Valle d’Aosta, Valtellina e in provincia di Cuneo nella varietà Grigia di Torriana, chiamata in piemontese “mela Savoia” in onore dei membri della Casa Reale, che pare ne fossero ghiotti.
La mela Renetta è presente anche in letteratura in una bellissima poesia dello scrittore fiorentino Giovanni Papini, tratta dalla sua “Opera Prima” (1917), dove descrive con delicatezza una esperienza sensoriale, quasi meditativa, mentre la assapora lentamente in un giorno di festa.

QUINTA POESIA

Al freddo sapore di mela renetta,
in lingua, per tutta la bocca
che succia ed aspetta,
ritorna negli occhi la ciocca

immobile al dolco d’autunno,
sospesa alla voglia — una frasca
di verde cognate a Vertunno
distesa nel latte di vasca.

Mela renetta che mordo,
in questo riposo di festa,
adagio, come un ricordo
di dolcezza manifesta.

Una mi basta: nel gusto
di quell’instante, di quel morso,
rivedo all’ombra obliqua del fusto
passare il blù come un chiaro discorso.

Tutto abbandono in disparte.
Figliolo di terra ed erede
d’incontrastabile parte
il Dio mal creduto mi vede.

Mia la foglia che strappo odorando
le dita — ma più la discesa
che rifarò, tra poco, pensando
a me, sotto l’aria che pesa.

Mia tutta, la campagna, in quel sapore
che maturamente si distrugge e si disfà,
mio l’odore, l’afrore
dell’imprecisa immensità.

Nessuno godrà quel che presi
con la docile calma de’ minuti,
masticando le frutta di tanti paesi
ricchi al sole e da me sconosciuti.

Ma nel termine d’ogni più fine dolcezza,
nella più persa dimenticanza,
un’acida puntura d’amarezza,
rompe ogni sacra alleanza.

Io e me, nati al medesimo istante,
consegnati ad una sorte,
ritroviamo, in un ritmo andante,
passi e sussurri di morte.

Al largo, nell’ombra dell’acqua
più zitta, ove il colpo del remo
l’erba marina risciacqua,
stretti assieme affonderemo.
Ma oggi, nell’ansia tranquilla
di questa giornata che affretta 
la sera, non lascio una stilla
del sugo di sole di mela renetta.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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