Dalla Valle Onsernone alla scoperta del romanzo “Portava le scarpe di Van Gogh, il silenzio degli invisibili” di Claudio Bollentini


Non c’è stagione migliore di quella autunnale per dedicarsi alla lettura di un buon libro. Magari una novità editoriale, uno di quei saggi che ti prende pagina dopo pagina e che ti regala emozioni e ti trascina nel contesto del romanzo.
La storia del libro che ho il piacere di presentare oggi è ambientata in Canton Ticino della vicina Svizzera nella Valle Onsernone, la suggestiva ed impervia valle fluviale del locarnese, che nella parte più alta sconfina in Piemonte, in quella che viene anche chiamata la Valle dei Bagni, un territorio prettamente insubre e ancora un pò identitario per chi vi abita, dove il dialetto è ancora parlato e tutelato. Dall’aspetto quasi selvaggio e di grande bellezza naturalistica, questa valle a nord della città di Locarno ha sempre catturato l’attenzione di artisti e scrittori, non lasciando insensibile al suo fascino anche l’autore, Claudio Bollentini e che in questo angolo incontaminato ha voluto ambientare il suo ultimo racconto, Portava le scarpe di Van Gogh, il silenzio degli invisibili, tratto da una storia vera, come nel caso dei suoi precedenti lavori.
Protagonisti del romanzo sono Plamen un allevatore bulgaro dall’età indefinita, che da circa un decennio arriva dal suo paese di origine per lavorare in un alpeggio dell’alta valle Onsernone prendendosi cura di capre e mucche che vengono portate in transumanza da giugno ad ottobre. “Il bulgaro” non ha contatti con alcuno tranne nel suo giorno libero, la domenica, quando si concede un pasto frugale a valle in un crotto dove, nei fine settimana e nei giorni liberi dagli impegni universitari lavora Brenno, uno studente di filosofia. Plamen non parla volentieri, è sempre assorto nei suoi pensieri e quasi assente, ma Brenno con molto tatto riesce a rompere il ghiaccio guadagnando la fiducia dell’uomo, grazie a una riflessione sulle sue scarpe logore che è solito indossare e che ricordano quelle del celebre dipinto di van Gogh. A poco a poco due instaurano un rapporto sempre più loquace e diventano quasi amici, finché un giorno non si presenta al suo appuntamento domenicale e nemmeno nelle settimane successive suscitando in Brenno una certa preoccupazione. Il giovane chiede in giro se qualcuno l’avesse visto, consulta la stampa locale e non trovando risposte, confida l’accaduto a un poliziotto che frequenta il crotto solo nei giorni feriali e non ha mai incontrato il bulgaro, facendo sorgere in lui dubbio che il motivo della scomparsa possa essere attribuita a documenti non in regola, ma indaga comunque senza ottenere alcun risultato. Plamen sembra disperso nel nulla, quando una coppia di escursionisti tedeschi s’imbatte nel suo corpo senza vita e in ormai in avanzato stato di decomposizione in fondo in un’impervia scarpata, dove il povero malgaro giaceva da circa un mese.
Un duro colpo per Brenno, che oltre al dolore della perdita di un amico s’imbatte nella dura realtà di coloro che vengono sfruttati in duri lavori stagionali tra greggi, mandrie e pascoli, un mondo di invisibili assunti senza tutele da persone senza scrupoli, totalmente disinteressati dall’aspetto umano e che anche la stampa locale liquida con uno scarno trafiletto di cronaca su un quotidiano ticinese.
Un romanzo toccante che Claudio Bollentini ha scritto in modo coinvolgente, spingendo in modo naturale il lettore ad immergersi nella storia al punto di sviluppare quasi un legame emotivo con i personaggi.

L’autore, classe 1963, milanese di nascita e varesino di adozione, dopo una laurea in Scienze Politiche seguita da diverse specializzazioni che l’hanno portato ad diventare un esperto di comunicazione anche istituzionale e politica, negli ultimi anni ha dedicato ampio spazio ai new media sul web e ai social network creando blog, portali e giornali fino al 2018, quando si è preso un anno sabbatico andando a vivere nella comunità benedettina della abbazia della Novalesa in Piemonte.
Qui è nato nel 2019 il suo primo libro La Novalesa, nihil sub sole novum e nello stesso anno SPIN DOCTOR-L’ingenuità perduta, seguito nel 2023 da Anno 1313, Badia di San Gemolo a Ganna, editati da Macchione di Varese, per poi passare a libri autopubblicati su Amazon: sempre nel 2023 ha scritto Il vento gira all’incontrario: politicamente corretto e minoranze che opprimono, Il Doroteo. Storia e confidenze di un uomo di potere; nel 2024 L’amore ti è passato davanti. Una trilogia milanese e nel 2025 L’uomo di Lugano. Il denaro non puzza.
Claudio Bollentini ora divide la sua vita tra l’alto Varesotto in Lombardia e Novalesa in Piemonte, luoghi che ben lo ispirano a scrivere romanzi che contribuiscono anche a far conoscere ed apprezzare l’antico territorio dell’Insubria.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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