Benvenuto Settembre


Adoro questo mese appena iniziato. Le località turistiche svuotate dalla massa, le sue giornate più corte, quasi ovattate, spengono a poco a poco la frenesia dell’estate e mi traghettano verso l’equinozio d’autunno, quando la luce e il buio dureranno lo stesso tempo. La consapevolezza che l’estate sta sfumando lentamente mi porta solo una fugace malinconia che si tramuta presto in voglia di cambiamento, entrando in simbiosi con il ciclo stagionale, quasi danzando al ritmo dettato dalla natura. É il mese della transizione e della voglia di nuovi inizi, di raccogliere tutti i frutti che ho seminato nel corso dell’anno.
Settembre ha anche il suo fascino storico, quello raccontato dal poeta Ausonio, ovvero che fosse dedicato alla dea Pomona, la divinità che proteggeva i frutti, gli ulivi, le culture e che veniva spesso rappresentata con una mela in mano. Secondo il calendario Giuliano, era il settimo mese dell’anno e da questo prese il nome di September, che mantenne anche quando, nel 1582, venne introdotto l’attuale calendario Gregoriano e divenne il nono mese dell’anno.
Ai tempi dei Romani le poche festività di Settembre erano dedicate a Giove, il grande patriarca dalla folta barba che rappresentava la Legge, il simbolo del suo potere era l’aquila e la sua arma il fulmine. Il giorno 13 si festeggiavano le Idi di Settembre, sacre a Giove Ottimo Massimo, con il solenne Epulum in onore della Triade Capitolina, ovvero di Giove, Giunone e Minerva. Questi festeggiamenti duravano 16 giorni, nei quali si alternavano parate militari, giochi circensi, sfilate di musici, danzatori, atleti e giocolieri. Le statue degli Dei venivano portate in processione e al termine si assisteva al sacrificio di molte vittime sugli altari dopo essere state cosparse di mola, il germe di grano tostato e da cui ha origine il verbo immolare.
La mia passione per la terra del Sol Levante mi ha portato in terra nipponica a fare qualche ricerca legata a settembre, che nel calendario lunare giapponese viene chiamato Nagatsuki, che significa “mese lungo”, origine dovuta all’allungarsi delle ore buie di questo periodo. Durante questo mese si celebra lo Tsukimi, il festival della Luna, una tradizione risalente all’Epoca Heian compresa tra l’VIII e il XII secolo, che aveva origine nella festa autunnale cinese che vedeva l’élite aristocratica ritrovarsi al chiaro di luna per ascoltare musica, recitare o comporre poesie. Dal 1600 questa tradizione venne celebrata solo dall’aristocrazia giapponese, divenendo parte della cultura popolare che oltre ad inneggiare alle arti musicali e letterarie, divenne anche festa del raccolto autunnale, nella quale il riso veniva offerto agli Dei come ringraziamento. Oggigiorno è usanza radunarsi nelle case per ammirare insieme la luna affacciati alle finestre o sulle terrazze, mentre si mangia qualche piatto locale. Anche nei templi, nei santuari, nei giardini, nei castelli e in luoghi all’aperto in tutto il Giappone si usa radunarsi per osservare la Luna, ballando danze tradizionali, suonando musica e recitando poesie. In alcuni luoghi si usa fare un giro in barca la notte, per ammirare il suggestivo riflesso della luna sull’acqua.
Celebrando la Luna con questa festa, si mantiene viva una credenza giapponese che vede i conigli come abitanti del suolo lunare, un’antica testimonianza che risale al Periodo dei regni combattenti dell’antica Cina (453 a.C. al 221 a.C), secondo la quale sulla Luna, insieme ad un rospo, si troverebbe un coniglio intento a sminuzzare nel suo pestello le erbe dell’immortalità.
La leggenda buddhista Śaśajâtaka racconta come questo piccolo e simpatico animale sia arrivato fin sulla Luna.
Nel giorno sacro di Uposatha, dedicato alla carità e alla meditazione, quattro amici animali, una scimmia, una lontra, uno sciacallo ed un coniglio decisero di dedicarsi a opere di bene. Incontrarono un anziano viandante, sfinito dalla fame e i quattro amici si diedero da fare per procurargli del cibo. La scimmia si arrampicò sugli alberi per cogliere della frutta, la lontra procurò del pesce e sciacallo rubò del cibo da una casa incustodita. Il coniglio, non potendo contare su particolari abilità, riuscì a procurare solo dell’erba e sebbene molto triste, volle comunque offrire qualcosa al povero mendicante e si gettò nel fuoco per donargli le sue stesse carni. L’anziano uomo si rivelò essere la divinità induista Śakra e, commosso dal gesto eroico del coniglio, disegnò la sua immagine sulla superficie della Luna, affinché fosse ricordato da tutti.
È quindi grazie al suo gesto caritatevole che il coniglio arrivò sul suolo lunare ed è visibile in tutti i pleniluni d’Oriente.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

(Fonti: http://www.ilsaperestorico.ithttp://www.giapponeinitalia.org)

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