lla fine ce l’abbiamo fatta a rifare la mitica foto, scattata 48 anni fa da mio cugino Oreste, quando Rita aveva quasi 16 anni e io 14, sedute sul muretto della recinzione di casa sua, dal quale ormai non saremmo più in grado di alzarci per comuni problemi di artrosi.
Questa volta il fotografo è Antonio, marito di Rita, con Fulvio che gli faceva da assistente finché assumessimo la stessa posa di quasi mezzo secolo fa.
Abbiamo trascorso una bellissima giornata, nella quale avrei voluto fermare le lancette dell’orologio e dilatare il tempo, per godermi più a lungo la loro compagnia, rispolverando tanti ricordi della nostra giovinezza, aneddoti e persone che hanno fatto parte del nostro vissuto.
La mattina l’ho trascorsa in cucina a preparare un semplice pranzo, mettendoci un pizzico di impegno più del solito e tanto sentimento, perchè, nonostante siano trascorsi così tanti anni, era la prima volta che li invitavo a pranzo.
Bisognerebbe imparare a vivere diversamente la vita, non farsi prendere dalla frenesia, avere la forza di staccare la spina ogni tanto e continuare a coltivare quelle amicizie che sono state importanti, anche se talvolta è dovuto a una lontananza forzata, a un destino che ha mescolato le carte facendoci fare un gioco diverso da quello che ci avevamo prefissati.
Ma l’importante è mantenere sempre vivo il germoglio nel nostro cuore, confidando che un giorno rifiorirà anche più forte di prima.


Ho scelto di pubblicare anche la versione cromatica della foto, la testimonianza di come siamo Rita e io, solari e amanti dei colori che indossiamo per comunicare la nostra gioia di vivere e un modo per sentirci bene con noi stesse.
Senza trucco un filo di trucco, orgogliose della nostra chioma naturale, delle nostre rughe, del nostro fisico appesantito da ultra sessantenni. La fotocamera non poteva mancare, una moderna e leggera Nikon mirrorless che non grava sulla mia cervicale quando la porto al collo.
Grazie Rita a Antonio… alla prossima!
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
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