Il corso della Natura è l’arte di Dio (Edward Young)


Troppo spesso mi sento dire che ho il pollice verde, un’affermazione che potrebbe essere colta come un complimento, ma in realtà m’infastidisce un pò perchè ha il sapore di un modo di fare giardinaggio solo per apparire.
Sui miei terrazzi e in casa c’è di tutto, piante floride ed alcune che pare stiano avvizzendo da un momento all’altro ma che per me hanno lo stesso valore affettivo di quelle più belle. Anche quando temo che una di loro stia morendo, non mi arrendo e cerco di tenerla in vita a tutti i costi, curandola giorno dopo giorno, donandole lo stesso amore che riservo a tutte le altre e quasi sempre vengo ripagata per le mia caparbietà.
Mi rilassa accudirle nel mio modo di pratica meditativa Zen e potrò sembrare anche un pò matta, ma con loro mi soffermo anche a parlare. Sono certa che capiscano il senso delle mie parole, ma sicuramente percepiscono che quei suoni che emetto sono una dimostrazione di affetto nei loro confronti.
Poi succede che improvvisamente vedo spuntare in un vaso delle nuove piantine spontanee alle quali all’inizio non riesco a spiegarmene l’origine e ad attribuirne alcuna specie. Le lascio crescere, non le estirpo, perché in fondo se hanno visto la vita in quel vaso, significa che hanno trovato il giusto terreno per germogliare. Lo scorso anno e con grande stupore ho visto sbocciare un magnifico girasole nel grosso vaso di una palma, grazie ad un seme caduto dalla voliera nei nostri Agapornis Fischer, meglio conosciuti come pappagallini inseparabili. Alto, bellissimo, di un giallo intenso che infondeva tanta allegria e solarità. Quest’anno ho visto spuntare una piccola piantina di ciliegio nel vaso della salvia e lo stupore è stato ancora maggiore quando ad inizio primavera ho scoperto dalle protezioni invernali il vaso dei ranuncoli e vi ho trovato una piccola pianta di mandarino, generata da un seme caduto dal piatto lo scorso autunno e una betulla, molto probabilmente figlia dell’imponente e bellissima pianta del mio dirimpettaio. Un trittico che ha raggiunto il culmine della sua bellezza con la fioritura dei ranuncoli e che per quest’anno lascerò vivere ancora in simbiosi. 

La natura non finirà mai di stupirmi con i suoi meravigliosi scherzi che accolgo come inestimabili doni che continuerò ad accudire con tanto amore.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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