Non posso dire che la radio sia scritta nel mio DNA, tutt’altro. Sono diventata radioamatore quando avevo superato da poco i trent’anni e per puro caso, solo per poter detenere regolarmente e utilizzare un piccolo VHF quando con Fulvio facevamo escursioni in alta montagna. Erano i tempi in cui la telefonia mobile era solo agli inizi e con scarsa copertura, quindi ci dava un senso di tranquillità poter contare su un’eventuale richiesta d’aiuto lanciata via radio su uno dei tanti ripetitori radioamatoriali.
Da quando ho dato vita a questo blog, spesso cerco di ripercorrere vecchi episodi della mia famiglia traendo spunti da approfondire per eventuali articoli e grazie questo viaggio a ritroso nel tempo ho realizzato che la mia vita è comunque legata a un fil rouge che mi porta sempre nel mondo della radio.
Correva l’anno 1945, era appena terminata la guerra e mia mamma, allora sedicenne, si ricongiunse finalmente con mia nonna, trasferendosi da Parabiago a Milano ai bastioni di Porta Nuova. Non passò molto tempo che fece amicizia con una ragazza, Marisa, di qualche anno più giovane e che abitava nella portineria della caserma della Guardia di Finanza di via Melchiorre Gioia con i genitori e il fratello maggiore Andrea, giovane radioamatore e dipendente di Marcucci. Le due ragazze trascorrevano spesso il loro tempo libero a casa dell’una o dell’altra e fu proprio presso l’abitazione di Marisa che due anni più tardi mia madre incontrò mio padre, amico di Andrea, che frequentava quotidianamente con zio Aldo per ascoltare quelle voci lontane che I2BFZ collegava con i ricetrasmettitori che lui stesso costruiva. Se non fosse stato per la radio, forse i miei genitori non si sarebbero mai incontrati.

Passano gli anni, frequento le scuole medie e nella mia testa ho un chiodo fisso, quello di imparare la lingua tedesca, per me una sorta di dovere morale nei confronti di mia nonna materna che non ho mai conosciuto, nata a Innsbruck, deceduta dodici anni prima della mia nascita e che non aveva mai insegnato la sua lingua madre ai figli per problemi legati ai due conflitti bellici che aveva attraversato nella sua vita.
Quando non ero a scuola, trascorrevo tutto il tempo al ristorante di mio papà nei pressi della stazione Centrale di Milano e dove talvolta mi intrattenevo a parlare con alcuni clienti fissi. Tra questi c’era un signore molto distinto che vi pranzava ogni giorno, al quale ero andata in simpatia e voleva essere sempre aggiornato sui miei progressi di studio. Con il Sig. Pesce mi trovavo molto bene e un giorno gli confidai il desiderio di voler imparare quanto prima la lingua madre della nonna, ignorando che sua moglie fosse tedesca e insegnante presso la vicina Scuola Germanica.
Senza far trapelare alcunché, i due coniugi trovarono il modo di farmi entrare in quell’istituto, ovvero affidandomi ogni pomeriggio a una religiosa, suor Maria Thoma, che non parlava una parola di italiano, impartendomi lezioni privare e mettendomi quindi nelle condizioni di imparare bene il tedesco, al punto che alle superiori avrei potuto evitare di frequentare le ore dedicate a questa lingua.
Molti anni più tardi, quando diventai radioamatore e mi ritrovai tra le mani per la prima volta Radio Rivista, leggendo l’editoriale ho scorto la piccola foto di un volto a me familiare, quello del Sig. Pesce, ovvero Sergio I1ZCT (sk). Non esitai a scrivergli una lettera alla quale rispose ricordando alcuni aneddoti dei nostri incontri, purtroppo pochi mesi prima della scomparsa. Non sapevo che anche la moglie, che non abbi mai modo di incontrare a scuola, fosse radioamatore, Rosel I1ZCU (sk). Avrei voluto tanto ringraziarla per avermi dato l’opportunità di studiare alla scuola Germanica e l’occasione mi si presentò, agli inizi degli anni 2000 grazie a all’amico Florindo IW2EBH, durante un pranzo organizzato dalla Sezione ARI di Novara e alla quale partecipammo con gli amici della ruota dello Zero Alfa Valsesia. Fu una grande emozione per me incontrarla e poterla ringraziare personalmente.
Sempre durante quel pranzo l’amico Beppe IK2WXV ci consigliò l’utilizzo di una antenna verticale particolarmente performante per la nostra attività in portatile, offrendosi di accompagnarci dal costruttore, Giovanni I1UJX (sk). Accettammo l’invito, ricevemmo in regalo quella leggera antenna verticale che faceva veri miracoli, ma soprattutto trovammo in Giovanni non solo un caro amico, ma un grande Maestro di elettrotecnica, che ci fece fare quel salto di qualità che ci mancava. A lui ho dedicato l’articolo Dalla teoria alla pratica, a lezione da Giovanni I1UJX che vi invito a leggere e dove ho cercato di spiegare al meglio il suo modo di progettare e costruire antenne senza lasciare nulla al caso.
Arriviamo ai nostri giorni, nel 2014 sono diventata sorda al punto di dover ricorrere all’ausilio di protesi acustiche. Non sapendo quali scegliere, mi sono fatta consigliare dal luminare al quale mi ero rivolta che mi ha indirizzato a un suo amico. Pensavo di riuscire a sentire ancora come prima grazie a questi piccoli apparecchi, ma non è stato così. In radio non ascoltavo i segnali deboli e comunque il rumore di fondo veniva amplificato a dismisura, facendomi prendere la decisione di appendere la cuffia al chiodo e accettando, pur a malincuore, di rinunciare al mio hobby.
Nel 2019 a seguito un ulteriore e importante peggioramento della mia sordità, ho fatto degli accertamenti in Otovestibologia dell’Ospedale di Varese, dove mi hanno consigliato di cambiare le protesi acustiche, indirizzandomi a un preciso audioprotesista che avrebbe risolto il mio problema.
Mai avrei pensato di trovarmi davanti e di affidare il mio udito a Fabio IK2PZW, che conoscevamo da anni, ignorando che fosse titolare dell’istituto Audioametrico con sedi a Gallarate e Varese. Grazie alle sue protesi posso dire di essere tornata alla normalità e soprattutto ho potuto riaccendere la radio.
Ma il mio fil rouge non finisce qui, nel corso di questi trent’anni abbiamo incontrato anche alcuni radioamatori con i quali abbiamo instaurato un legame di amicizia esteso anche alle loro famiglie, condividendo tanti momenti felici soprattutto al di fuori del nostro hobby.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
Dio mio, Manu, scopro ogni volta che abbiam sempre piu’ cose in comune! Augusto
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