Non sempre di mamma ce n’é una sola.


Come ogni anno non vivo serenamente questa festa,  non perché il destino ha voluto che non sia tra le festeggiate, ma per quelle donne fantastiche che pur non essendo madri biologiche, si sostituiscono a quelle naturali restando sempre un passo indietro e donando un’infinità d’amore al bimbo che allevano.
Ho avuto la fortuna di essere allevata dai cinque giorni di vita, ovvero da quando sono stata dimessa dalla maternità dell’ospedale Cà Granda di Milano, fino ai nove anni di età da zia Fernanda, per tutti Nanda, sorella maggiore di mia mamma, nubile e convivente nella famiglia del fratello Alfredo e la moglie Gina, sposati da anni e senza figli.
Da questi tre splendidi zii sono stata accolta come un dono di Dio, pronti a crescermi come una figlia, soprattutto da zia Nanda, che, non lavorando, si occupava della gestione della casa e si prendeva cura di me 24 ore al giorno. Era lei che trascorreva le notti in bianco accanto al mio lettino quando ero ammalata ed era sempre lei che mi educava, mi faceva giocare e mi leggeva le fiabe.
Oltre ad essere una bravissima cuoca, eccelleva anche nel taglio e cucito, lavori a maglia e all’uncinetto, al punto che confezionava con le sue mani ogni vestitino, camicetta e maglioncino che indossavo, presentandomi sempre elegante come una bambolina.
Era l’unica della famiglia che aveva studiato fino al ginnasio e questa sua passione per le materie umanistiche aveva fatto sì che m’insegnasse a leggere e scrivere sin dall’età di 4 anni, in un modo che per me era un piacevole gioco, ricompensando ogni mio progresso con un dolcetto che lei stessa preparava.
Per il mio sesto compleanno, quando ancora non avevo iniziato la prima elementare (sono nata in febbraio ed ho iniziato la scuola ad ottobre) mi regalò il primo libro, Senza famiglia di Hector Malot, un saggio che ho riletto più volte fino alla mia adolescenza.
Inutile dire che tutti i suoi insegnamenti si sono rivelati preziosi una volta iniziata la scuola. I miei voti erano sempre molto alti e nonostante zia Nanda fosse consapevole che per me le ore di lezione potevano risultare molto, molto noiose, mi raccomandava sempre di prestare la massima attenzione agli insegnamenti della maestra.
Purtroppo dopo 9 anni di convivenza i miei zii hanno dovuto lasciare Milano per trasferirsi in Svizzera per motivi di lavoro e non potendoli seguire, è iniziata la mia avventura in collegio, limitando alle vacanze estive il tempo che potevo trascorrere in loro compagnia.
Zia Nanda era una donna molto intelligente e non mi ha mai rivelato, per rispetto nei confronti di mia madre, se la prima volta che ho pronunciato la parola mamma fosse rivolta a lei, ma sono sicura sia andata così.
A lei ho confidato i miei primi segreti adolescenziali e sempre a lei ho posto domande sulla sessualità,  ricevendo sempre consigli materni e risposte che mi hanno aiutato a crescere senza commettere errori.
Se ne è andata per sempre quando avevo 18 anni, senza poter conoscere quella persona meravigliosa che tre anni dopo è diventato mio marito e che sicuramente avrebbe apprezzato e stimato.
Nella sua giovinezza amava scrivere brevi racconti che ha raccolto in due quaderni che mi ha lasciato in eredità, per me di inestimabile valore affettivo.
Ma zia Fernanda non ha allevato solo me, bensì dall’età di 23 anni si prese cura anche della sorellina neonata, ovvero mia madre, rinunciando a farsi una famiglia con il fidanzato e prendendosi cura di lei finché andò a convivere con mio padre all’età di 24 anni.
Quest’anno sento ancora di più la mancanza di colei che è stata la mia seconda mamma. Sto ricostruendo i tasselli della sua vita, dalla giovinezza al giorno in cui il buon Dio l’ha presa con sé leggendo gli scritti che mi ha lasciato, poesie e brevi racconti di struggente tristezza. Sono stata la luce dei suoi occhi e lei è stata tutto per me, provocando così tanta invidia a mia madre al punto che ha fatto sì mi allontanassi fisicamente da zia Fernanda negli ultimi anni della sua vita, nella speranza che il mio affetto per lei svanisse. Ovviamente non è successo, tutt’altro e con la complicità degli zio Alfredo e Gina sono riuscita a starle vicina fino all’ultimo dei suoi giorni.


Tanti auguri zia Fernanda…. questa giornata la dedico a Te con tutto il mio cuore!

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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