Esco sul balcone a bagnare i vasi La superficie della terra è secca e ho a disposizione l’acqua del cambio settimanale dell’acquario; è osmotica e arricchita di fertilizzanti, l’ideale per abbeverare le mie piante. Mi soffermo ad ammirare il cielo. Cumuli di nuvole a strati lasciano presagire che domani pioverà. Non importa, accetto ogni cambiamento, sempre grata per i momenti di sole che intiepidiscono l’aria, di pioggia che idrata il terreno in profondità, di vento che mi accarezza il volto. L’aver abbracciato lo Zen come spiritualità, mi ha insegnato a sperimentare la gratitudine fino a farla diventare un sentimento imprescindibile nella mia vita, che mi spinge a vedere solo gli aspetti positivi in ogni cosa e situazione nel modo del tutto naturale. Ho imparato e detto grazie sin da bambina, un gesto automatico di buona educazione che non sempre esprime quella gratitudine, che si manifesta solo nel momento in cui provo un’emozione profonda vivendo il quotidiano nella consapevolezza, nel qui e ora, facendomi apprezzare ogni attimo e ogni persona e cose che mi stanno attorno. In questi giorni sono particolarmente grata a una coppia di codirosso che apprezzano le granaglie e il pastoncino che Fulvio mette in una mangiatoia di legno. Lo scorso anno arrivava solo il maschio e ora anche la femmina, sempre insieme. Un privilegio per me poterli osservare da vicino e sapere che li stiamo aiutando ad alimentarsi, contribuendo a farli arrivare a primavera in buona salute per la stagione riproduttiva. Provare gratitudine mi riempie di gioia, al punto di pensare che sia un ingrediente fondamentale per trovare la felicità. Basti pensare all’aforisma che ho scelto come titolo di questo mio scritto e che in un certo senso conferma la mia teoria. Penso che Lao Tzu abbia voluto ricordarci che custodire nel cuore esperienze positive di cui siamo grati, focalizzandoci su quello che abbiamo e non su ciò che manca, ci rende sicuramente più felici.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli


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