Trainando il cocchio di Freya siete arrivati al nostro cuore


Finché Kimi non è entrato a far parte della nostra famiglia il 18 novembre 2012, non sapevo quanto fossero straordinari i gatti Norvegesi delle Foreste, una razza scandinava con una storia molto antica risalente al 1599, quando un sacerdote naturalista, Peder Claussøn Friis, descrisse questi felini suddividendo le linci in tre classi: lince lupo, lince volpe e lince gatto, quello che poi venne chiamato Skogkatt.
Nella mitologia norrena s’identifica con il mito di Freya, dea della bellezza e dell’amore che procedeva su un cocchio trainato in cielo da due gatti Norvegesi delle Foreste, gli stessi che solcarono il mare del Nord sulle navi dei vichinghi e che ritroviamo anche come protagonisti di Favole popolari norvegesi scritte nel 1835 da Asbjørnsen e Moe, entrando così a far parte del patrimonio letterario e culturale norvegese con questi racconti che ancora oggi vengono letti in tutte le scuole.
Giganti buoni dalla grossa stazza, occhi a mandorla, profilo dritto, zampe posteriori più alte rispetto ai gatti comuni, mantello di pelo semilungo idrorepellente, orecchie lunghe con ciuffi di pelo, come quelli molto folti che quasi coprono interamente i polpastrelli delle zampe per impedire di sprofondare nella neve (ma li fa scivolare quando tentano di frenare correndo sul pavimento!) sono le caratteristiche di questi adorabili micioni amici dell’acqua, che amano “chiacchierare” e interagire con gli umani che li adottano, dal carattere molto affettuoso e socievole al pari di un cane.
Grazie alla loro sensibilità e spiccato equilibrio psicologico vengono spesso consigliati dai medici nel trattamento della pet therapy per anziani e bambini, soprattuto autistici, con i quali istaurano un rapporto davvero speciale, quasi di simbiosi.


Tre anni dopo abbiamo allargato la famiglia adottando un altro Norvegese delle Foreste, un folletto arancione figlio di Calypso, sorella di Kimi, che abbiamo chiamato Oliver e si è integrato splendidamente nella vita dello zio diventando suo compagno di giochi e inseparabile amico. Un vero e proprio proprio Elfo, sempre pronto a giocare e che da quando sono in pensione è diventato la mia ombra, al punto di meritarsi l’appellativo di badante.
Le loro fusa sono simili a motore diesel e sono dotati di un’infinita dolcezza che ruba il cuore. Oggi, nella Giornata nazionale del gatto, voglio dedicare a Kimi e Oliver questo articolo, senza dimenticare Birillo, il nostro primo micio trovatello che ha deliziato la nostra vita per dodici anni.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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