Sono al giro di boa con la traduzione del libro di Kirsti VK9NL e non nascondo che mi ha dato diversi spunti di riflessione su quell’hobby che ho deciso di abbandonare dopo una trentina d’anni di attività.
Il libro è stato scritto negli anni ’90 e non racconta solo delle tante DXpeditions dei coniugi Smith, che hanno contribuito a scrivere la storia della radiantismo, bensì è una testimonianza di quanto, passatemi il termine, era più genuino a quei tempi.
Mi ha fatto venire la nostalgia dei net, che davano la possibilità a chi come me, vagava “scalza” nell’etere (o meglio, barefoot, come si suol dire in gergo) grazie a un semplice dipolo. Ora, se ti va bene, o riesci a collegare la stazione DX alle primissime chiamate prima che venga spottata sul cluster, altrimenti scordatelo, a meno che tu abbia una piccola macchia solare sulla testa come la nuvoletta di Fantozzi.
Ma il capitolo che mi ha fatto riflettere di più è l’ultimo, “Piedi d’argilla?” e non per la noiosa rivista dell’associazione radiantistica inglese, che di sicuro lungi ma me di volerla comparare con Radio Rivista, bensì per come Kirsti si è espressa senza peli sulla lingua.
Ebbene, ora che ho deciso di appendere la cuffia al chiodo, voglio togliermi anch’io qualche sassolino dalla scarpa. Partiamo dall’inizio.
A me non era stato sottoposta alcuna domanda scritta sul perché volessi diventare radioamatore. Un amico OM di papà ci aveva accompagnato alla sede dell’ARI Varese, ai tempi in alcuni locali della splendida Villa Toeplitz, dove eravamo stati accolti dal Presidente, Peppino I2ETG (sk), una persona molto squisita e cordiale, il tesoriere e il segretario Giannino I2RGV, che con modi molto burberi ci chiese perché volessimo iscriverci al corso per il conseguimento della patente. Ingenuamente, risposi che volevamo prendere “la speciale” per poter portare un palmare VHF nelle nostre escursioni in montagna. La mia risposta lo irritò e disse che non esisteva il corso per la patente “speciale”, bensì solo per “l’ordinaria”, quindi prendere e lasciare. Il CW non ci interessava e tanto meno poter andare in HF, ma non avendo alternative, ci eravamo iscritti al corso, che avevo frequentato con molto impegno, per chiudere la bocca a quelli che già facevano illazioni asserendo che alle donne avrebbero regalato la patente. Sostenuti gli esami, superammo solo quello di radiotecnica e alla fine, manco a farlo apposta, ricevemmo la patente “speciale”.
Avevamo continuato a frequentare la sezione, che nel frattempo si era trasferita in una sede vicino alla chiesa della frazione di Fogliaro, solo perché avevamo creato un bel gruppo con Luciano IW2LFD, Mario IZ2GAO (ai tempi anch’egli “W”) e Marco IZ2DVI, ma l’aria era sempre pesante, al punto che durante una serata di auguri natalizi alcune teste canute hanno schivato di brindare con noi solo perché eravamo dei “W”. Praticamente eravamo non eravamo considerati all’altezza di essere definiti radioamatori. Dopo un altro tentativo fallito di superare l’esame di CW, Fulvio ed io finalmente ce l’avevamo fatta, conseguendo anche noi la patente ordinaria. Ma l’aria in sezione era sempre pesante, al punto che una sera chiedemmo di poter accendere le HF della stazione di sezione e negandoci il permesso, ci siamo sentiti dire che “la radio disturba”. Una barzelletta. Venni anche derisa quando chiesi di appendere dei volantini in sezione che annunciavano la mia attività “vacanziera” come 8Q7LY. Alla fine Marco IZ2DVI era migrato alla Sezione ARI di Gallarate e noi tre superstiti del gruppo ci si trovava per pochi minuti in sezione, giusto il tempo per controllare la casella delle QSL, quindi ci si trasferiva al circolo di Sant’Ambrogio, dove almeno i nostri discorsi di radio non suscitavano risatine sarcastiche da parte dei “pontificatori” dalle teste canute. In poco tempo Marco ci convinse a migrare a nostra volta a Gallarate, dove trovammo un ambiente più aperto e una sala radio che non recava disturbo alcuno ai frequentatori della sezione.



Nel 2007 il nostro gruppo fondò l’Insubria Radio Club, che avrebbe dovuto avere vita breve, ovvero il tempo di fare un diploma internazionale sfruttando la cassa di risonanza dei mondiali di ciclismo “Varese 2008″,”, che ci avrebbe permesso di raccogliere una somma per aiutare una suora missionaria in Guinea Bissau a realizzare il suo sogno, ovvero di creare una sala parto all’interno della missione. Ovviamente chiedemmo alla Sezione di Gallarate di collaborare, ma ben pochi aderirono a questo progetto, altri tentarono di metterci il bastone fra le ruote.
Esaudito il sogno di Suor Romana, così si chiamava la missionaria, alla quale domammo 1800 Euro, l’Insubria Radio, di cui ero presidente, cresceva sempre più, era diventata un radio club transfrontaliero con molti soci del Canton Ticino con i quali si organizzavano attivazioni internanti che creavano affiatamento tra i tanti soci e le loro famiglie, provenienti da diverse provincie e che ogni mese ricevevano una newsletter telematica, che mi prendevo la briga di scrivere nonostante gli impegni lavorativi. Ritenevo fondamentale che tutti i Soci si sentissero coinvolti nella vita del Club. Chiedemmo l’affiliazione dell’Insubria Radio Club all’ARI, ma naturalmente la nostra richiesta venne ignorata nonostante i nostri ripetuti solleciti. Era palese che la formula di successo della nostra associazione, che aveva sempre finalità benefiche, dava fastidio.

Fulvio ed io decidemmo quindi di non rinnovare più la nostra adesione al sodalizio nazionale.
Nel 2017 lasciammo anche l’Insubria Radio Club per problemi familiari, ma i ricordi delle tante attività svolte, partecipazioni a fiere e assemblee dei Soci ospitate anche delle istituzioni, rimangono e rimarranno sempre dei piacevolissimi ricordi.
Chiamatele pure paturnie di una nostalgica YL, ma certi atteggiamenti di supponenza da parte di un’Associazione nazionale che rappresenta un hobby di sperimentatori, lascia molto amaro in bocca.
Emanuela IZ2ELV, orgogliosamente ex IW2MCN


Sono radiamatore dal 1981 ma non ho mai voluto frequentare le associazioni. Concordo con quello che diceva il mio amico Dino I0UGX (sk): “I radioamatori dovrebbero conoscersi solo in radio”.
IZ0QQF
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Grazie Ferdinando!
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A me andò diversamente.
Mi accostai alla, radio a 17 anni. Frequentavo la 2a liceo classico. A 14 anni mamma mi proibì di seguire il guru che seguivo, un radiotecnico. ‘Devi frequentare il liceo, che ti aprirà tutte le strade. Ed io vigliacco a non oppormi. A 17 seguivo filosofia con CQ diverte, Sistema Pratico, Tecnica Pratica sotto il banco, proprio per non ascoltare la concione tenuta dalla Pizia (la L., ‘nonna Abelarda’. Ero CB: avevo acquistato una coppia di Walkie Talkie alla Duchesca (vicino alla Stazione, Napoli). Mi inoltravo per la Villa Comunale, chiedendo a mia sorella di dirmi come mi ascoltava, sempre più avanti. Ben presto Maria mi dà il benservito. Accendevo il superreattivo con sempre meno entusiasmo, quando un giorno ascolto distintamente ‘Pronto Portici, rispondete, passo’. ‘O tu che chiami Portici, mi ascolti?’: non so quante volte e quanti giorni a chiamare con un 10 mW all’8°piano del mio palazzo. Ma un giorno qualcuno rispose, ecc. ecc.
Quando dopo alcuni mesi irruppero in casa i funzionari alla ricerca di prove per accusare ‘Sperimentale’, trovarono un superreattivo che pilotava una valvola di BF EL94, uscita 2,5 W circa, che avrebbe dovuto funzionare come p. a., ma alla quale avevo applicato un trasformatore di uscita a rovescio. A questo faceva capo una fonovaligia, per cui quando chiamavo precedeva la mia voce la sigla ‘A wither shade of pale’ dei Procol Harum. Ricevitore: un G209 Geloso, che per funzionare aveva bisogno,dop l’accensione, di una bottarella ben assestata, altrimenti restava muto.
Sperimentale si presentò al pretore dichiarandosi colpevole, ma una volta tanto un vaso di coccio fu protetto da molti vasi di ferro intorno, parafrasando Manzoni all’incontrario. Insieme a me c’era colui che chiamava Portici (la moglie alla villa di Sorrento), viceconsole svizzero, un grande costruttore napoletano, due grandi azionisti Cirio, ecc. Così Sperimentale si ritrovò scodellato il malloppo sequestrato, in sacco postale sigillato e dissigillato…
A mamma, già da tempo malata di nervi, i mali aumentarono…
Abbiamo saputo poi che a denunciarci è stato un OM socio ARI, il quale ha fatto un po’ di nomi dei frequentatori aspiranti radioamatori: ormai ci eravamo accostati alla grande famiglia.
Addio Sperimentale! Qualche tempo dopo I1SRM, poi I8SRM, infine I2SRM… Bontà loro…
Questa avventura mi sarebbe costata cara senza quei vasi di ferro: entrarono dal pretore tutti accompagnati dai rispettivi avvocati. Si sarebbe potuto sporcare la mia fedina penale, e addio la possibilità di lavorare nello Stato, cosa che ho fatto. Ora sono in pensione da anni, e tutto questo mi sembra una fiaba…
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Che storia Michele! Alla fine è sempre l’ARI (intesa come soci) a metterci lo zampino.
Buona serata!
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Bellissimo il tuo articolo, quanto mai corrispondente al vero, che mi ha fatto tornare alla mente attimi felici con persone stupende (qualcuno sk purtroppo) grazie mille Manuela!
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Grazie a te Mario per l’apprezzamento!
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