La condizione per la conoscenza è la curiosità (Jacques-Yves Cousteau)


Sono curiosa, lo ammetto. Non dei fatti altrui, tutt’altro, per fame di conoscere e di scoprire cose nuove. Penso che questa mia curiosità sia nata dal fatto di non aver potuto seguire il percorso di studi che preferivo, ovvero quelli umanistici. La conseguente consapevolezza di avere molte lacune culturali, ha fatto sì che in questi ultimi anni mi stia dedicando a colmare queste e altre lacune con letture, studi e ricerche.
Quando mi trovo di fronte qualcosa che non conosco, diventa per me un chiodo fisso finché non scopro di cosa di tratta, anche se il soggetto potrebbe, all’apparenza, sembrare una banalità.
Dalla Fiera dell’Oriente, visitata un paio d’anni fa, sono uscita con una lista di argomenti da ricercare e soprattutto con il desiderio di approfondire la mia conoscenza delle filosofie orientali. Vedendo all’opera un maestro di un centro Zen di Alba, che reggeva il pennello in modo strano, ho scoperto la forma d’Arte giapponese del sumi-e, uno stile di pittura a inchiostro e acqua nata in Cina durante la dinastia Tang negli anni 618-907 a.C. e introdotta nel paese del Sol Levante dai Monaci Zen nel XIV secolo. Realizzare un’opera sumi-e non è solo una pratica di pittura, bensì un aiuto a sviluppare la capacità di attenzione e concentrazione, rispettando ed approfondendo la conoscenza delle diverse parti del corpo e soprattutto la respirazione.
Vedendo all’ingresso della fiera una riproduzione dell’Esercito di terracotta, ho scoperto questo imponente insieme di statue, realizzato tra il 246 e il 206 a.C. e costituito da circa 8000 guerrieri, 18 carri di legno e 100 cavalli di terracotta, la replica fedele dell’esercito simbolico che aveva contribuito a unificare la Cina. Poste nel mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huang, colui che fece costruire la Grande muraglia cinese, si narra che questo esercito dovesse servirlo nell’aldilà.
Una tipica bellezza orientale quasi ipnotizzata da uno strano simbolo, aveva attirato la mia attenzione. Risalire a cosa si trattasse è stato più difficile, ma alla fine ho scoperto l’unalome, molto in voga tra i tatuaggi, che in realtà è un simbolo del Buddhismo Theravada, spesso utilizzato come rappresentazione della saggezza e della realizzazione spirituale.
L’unalome va osservato dal basso all’alto, partendo dalla spirale che simboleggia l’inizio, un insieme di dubbi, paure e incertezze che creano una sorta di caos nella mente, generando emozioni contrastanti.
Seguono dei tratti che cambiano direzione a zig-zag, ovvero il lento percorso verso a una graduale comprensione che porta alla linea retta che si erge verso l’alto, che significa l’aver raggiunto la consapevolezza dell’impermanenza, la saggezza e la compassione amorevole, per terminare con dei puntini, due o tre, che simboleggiano la raggiunta illuminazione.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

Un pensiero riguardo “La condizione per la conoscenza è la curiosità (Jacques-Yves Cousteau)

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  1. La ccondizione di ricerca continua la condivido, ma a volte, avanzando l’età, ne ho pure fastidio: si potrebbe sintetizzare nell’aforisma ‘nondum matura est’, al termine della favoletta ‘La volpe e l’uva… La volpe (io) non può arrivare all’uva e allora sostiene che non è ancora matura… Io mi rendo conto che, per quanto possa applicarmi ancora, c’è un abisso rispetto a quanto desidero. Quindi cerco di mettere il cuore in pace… come posso. Largo ai giovani…

    Per esempio, riguardo alla pittura so di dipingere da cane… soprattutto alla luce dei miei studi di storia dell’arte e avendo frequentato validi colleghi pittori… Ligabue, che pure è considerato naïf, ha un fascino infinito. Perciò mi son messo il cuore in pace e dipingo perché mi piace, mi emoziono. E se ne dicessero male, si abbasserebbero al mio livello… basso!

    A Natale Vito mi ha regalato una scatola di colori a olio, mentre altri un cavalletto grande per dipingere en plein air… Mi hanno lasciato costernato… HI!

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