
Quando un amico pubblica la sua opera prima, la curiosità di leggerla non ha solo un valore affettivo. Sinceramente se questo libro non fosse stato scritto da Claudio, non avrebbe mai catturato la mia attenzione. I testi di storia non erano tra i miei preferiti, invece La Novalesa – Nihil sub sole novum, edito da Pietro Macchione Editore, è il frutto di un anno sabbatico che l’autore ha trascorso per rigenerarsi nell’abbazia benedettina che dà il titolo a questo libro di 195 pagine, mi ha conquistata.
Chapeau a Claudio Bollentini per la minuziosa ricerca storica dei 1293 anni della Novalesa e per aver tessuto una tela perfetta, che si presenta come un quadro ricco di interessanti particolari.
La narrazione è simile ad un romanzo d’altri tempi e questo modo di esprimersi, a tratti come se autore avesse vissuto i fatti descritti, fa sì che il testo storico non annoia il lettore, ma al contrario, si sente piacevolmente coinvolto nella letteratura narrata nei 49 capitoli o frammenti come vengono chiamati nel testo.
Dall’antefatto di questo libro, Bollentini fa emergere un possibile fil rouge che lega la Novalesa a Varese, ovvero quel San Vittore, tra i più venerati del nostro territorio e patrono della città, che contribuì alla rinascita dell’abbazia novaciliense dopo la sua distruzione per mano dei Saraceni.
Questa storia religiosa del medioevo, con le lodi in latino e le brevi letture dell’Antico Testamento sapientemente inserite nel saggio, invoglia il lettore a recarsi in alta Val Cenischia per visitare quei luoghi tanto ben narrati al punto da renderli quasi familiari.

Ma questo libro non è l’unico nel suo genere scritto da Bollentini. Ne ha scritto un secondo, che vi consiglio, dal titolo Anno 1313, Badia di San Gemolo a Ganna, edito anch’esso da Pietro Macchione Editore, un libro che si prefigge l’obiettivo di smuovere le acque, di attirare l’attenzione sulla Badia di Ganna, sulla corretta valorizzazione di questo bene monumentale pubblico e sul suo rilancio in chiave culturale, turistica e di promozione del territorio.
Chi meglio dell’autore potrebbe descrivere quest’opera: Credo che in passato nessuno si sia mai avventurato in uno scritto di questo tipo. Spero di aver portato a termine un buon lavoro. La narrazione ruota intorno alla elezione di un priore nel 1313, nel periodo più interessante della storia della Badia. C’è quindi un canovaccio storico molto rigoroso che ho trovato avvincente e che pochi conoscono, ma c’è anche una lunga ideale disquisizione tra maestro e allievo, tra il priore e un converso, volta a recuperare, valorizzare e tramandare i valori e le radici della cultura giudaico cristiana, europea, occidentale. Il tutto in una atmosfera mistica e intima, tra fatti e riflessioni tipiche di un ambiente monastico medievale in una selvaggia vallata alpina. Può essere anche letto come un tentativo molto originale di contrastare la deriva della cancel culture che cerca di rodere le nostre basi culturali e valoriali.
Conclude Claudio Bollentini: Ho sempre ritenuto la Badia una sorta di heimat spirituale per le genti non solo della Valganna, ma dell’Insubria intera. Un polo da rilanciare e valorizzare in questo senso, perché di una abbazia benedettina si tratta. A tal fine presentai un paio d’anni fa in Provincia, proprietaria di gran parte dell’immobile, un progetto in chiave monastica che però non fu accettato. In questo contesto mi sento di ringraziare il sindaco di Valganna Bruna Jardini che invece aveva capito il valore di quanto proposto, mi sostenne e poi mi spinse a non demordere.
Se vi ho incuriosito, come spero, potrete trovare questi libri e le altre opere di Claudio Bollentini su Amazon, per una strenna natalizia che soddisferà anche i lettori più esigenti.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli


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