Storie di un amore fugace a Milano raccontate da Claudio Bollentini


Le giornate uggiose autunnali sono le migliori per dedicarsi alla lettura, se poi ti fai prendere dalla narrazione, succede che perdi la cognizione del tempo e leggi il libro tutto d’un fiato.
É quanto mi è successo con “L’amore mi è passato davanti. Una trilogia milanese“, ultima opera dell’amico Claudio Bollentini e dedicata alla memoria di Piero Chiara, tre intensi racconti che narrano ii sentimenti di altrettanti affermati intellettuali di mezza età.
Ambientato nella mia Milano, questa lettura mi ha portato metaforicamente a passeggio in quelle zone a me familiari e frequentate fino alla metà degli anni ’70 (Piazza Gae Aulenti a parte) mostrandomi come sono cambiate dopo quasi mezzo secolo.
I protagonisti delle tre storie, un professore di filosofia, un musicista e un gallerista d’arte, pur non conoscendosi, sono legati tra loro da un sottile fil rouge, che va dal grande interesse per la cultura, al coinvolgimento nelle loro rispettive professioni, che suscitano in loro una sorta di entusiasmo che si smorza non appena termina la giornata lavorativa e si ritrovano catapultati nella noia della routine serale. Oltrepassato il giro di boa della mezza età, nutrono il desiderio di una storia d’amore fugace che possa riportare nelle vite il piacere dei sensi, di sentirsi desiderati e appagati anche solo da un’avventura sentimentale senza coinvolgimenti.
Quando meno se l’aspetta, il professore universitario si imbatte casualmente in un bellissima ed elegante prostituta serba che gli dichiara apertamente il suo interesse per lui. Dopo alcuni tentennamenti pensando al suo matrimonio con Monica, ormai ridotto a calma piatta, decide di accettare la sua personale sfida e di passare una notte con lei, ore di passione intercalate da momenti dedicati a conoscere le reciproche storie.
Al Maestro di musica di un Conservatorio di periferia è bastata la sua esibizione nella sonata K545 di Mozart al pianoforte nell’atrio di una stazione milanese per attirare l’attenzione di una bella, giovane e prosperosa ragazza, che sfocia in una lunga chiacchierata in un bar poco distante. Davanti ai due bicchieri di cuba libre, tra i discorsi di musica classica si intercalano sguardi sensuali e domande disinibite da parte della giovane che fanno pensare a un epilogo di sesso.
Al terzo protagonista l’occasione della vita è capitata nella galleria d’Arte dove lavora e si sta tenendo una mostra retrospettiva di Kounellis, quando entra in visita la giovane liceale Carolina in cerca di spunti per scrivere la tesina sull’artista greco. Offertosi di aiutarla nella sua ricerca, l’attempato gallerista, ammaliato dalla spigliatezza e bellezza della giovane maturanda, inizia ad assaporare il risveglio da un torpore latente, che ha come epilogo una fugace avventura consumata nella galleria davanti alla Rosa Nera di Kounellis.
Penso che anche le tre protagoniste femminili siano accomunate tra loro. Non c’è solo un trasporto fisico nei confronti dei loro patrners occasionali, parsone di cultura dallo sguardo accattivante, bensì una grande attrazione intellettuale.
Tra citazioni dal Cantico dei Cantici, del filosofo naturalista Robert Boyle, Shakespeare, Angelus Silesius e cenni su Nietzsche, l’autore ha voluto dare un’impronta diversa a queste tre storie promiscue, scritte senza volgarità alcuna ma con intarsi cultuali che rendono la lettura di “L’amore mi è passato davanti. Una trilogia milanese” intrigante ed appassionante.
Alla fine la morale di queste storie potrebbe essere letta in diversi modi e nessuna della quali sbagliata.
Il libro è stato autoprodotto da Claudio Bollentini ed è reperibile solo su Amazon, dove è possibile acquistare anche le precedenti opere dell’autore (https://www.amazon.it/s?k=claudio+bollentini&__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&crid=1CY8ZM7CNRANX&sprefix=claudio+bollentini,aps,96&ref=nb_sb_noss)

Buona lettura!

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

2 pensieri riguardo “Storie di un amore fugace a Milano raccontate da Claudio Bollentini

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  1. Emanuela, La leggo sempre con piacere, specialmente quando parla di Milano e deĺla Radio.

    Sono Romano ma amo Milano, anzi preferisco Milano, specialmente adesso vedendo come si è ridottta male la mia città.

    Se sommo tutte le settimane trascorse per lavoro a Milano ottengo diversi anni. Preferivo quella Milano anni ottanta e novanta, forse fino ai primi anni duemila, che identifico con quello strano arancione arancione della metropolitana.

    Mi piaceva salire sul primo Tram che passava senza preoccuparmi della destinazione, mi sedevo vicino al finestrino ed osservavo attentamente come se stessi vedendo un film.

    Quando, rientrato, esternavo a mia passione per Milano molti rimanevano perplessi e non mi capivano… esattamente come quando parlavo della mia passione per la radio.

    Non parlo più di Milano e della Radio che per quanto mi riguarda hanno una cosa in comune, mi hanno fatto stare bene e passare dei bei momenti.

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    1. Grazie Fred per il tuo commento.
      Tu ed io siamo in isofrequenza. Anche per me Milano e Radio sono due capitoli chiusi della mia vita. Nella mia città natale ho vissuto fino ad agosto 1976, serbo ricordi meravigliosi soprattutto degli ultimi due anni, che definisco sempre i migliori della mia adolescenza, quando giravo Milano a piedi, in lungo e in largo per scattare le foto di architettura che mi indicava mio zio, e grande fotografo e Maestro.
      Ora non vivrei più nella città meneghina e tanto meno mi trovo a mio agio quelle rare volte che ci torno.
      Lo stesso vale per la radio. Ho appeso la cuffia al chiodo solo 6 mesi or sono e non ne sento la mancanza.
      Mi ha dato tante soddisfazioni in passato, ma ultimamente per me era diventato quasi un supplizio fare attività.
      Il bello di scrivere metaforicamente il libro della propria vita è proprio questo: chiuso un capitolo, ne inizi un’altro.
      Ti auguro una serena giornata!

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