Le primule si gonfiano con borioso piglio; mentre l’astuta mammola s’asconde ad ogni ciglio; un alito possente scuote la vita intera. E’ viva, è qui presente ormai la primavera. (Johann Wolfgang von Goethe)


Guardo fuori dalla finestra, il cielo grigio e la pioggia che scende copiosa mi riporta all’autunno.
Sono le mie primule nei vasi sul balcone, bagnate dalle gocce d’acqua, che mi riportano alla realtà, ricordandomi che tra undici giorni sarà l’equinozio primaverile.
Questi fiori, tanto belli quanto semplici, sono il simbolo dell’avvicinarsi della primavera come scrisse il grande poeta di Francoforte nella sua poesia Primavera vicina.
I piccoli capolavori della natura dalle corolle dipinte attorno al nettare che ricorda l’occhio della civetta ed i petali dai colori vivaci a forma di cuore che sembra dicano ti voglio bene, sono simbolo di rinascita e della positività.
Sono molte le leggende mitologiche che ruotano attorno a questo fiore, a partire da quella greca con Apollo, figlio di Zeus, che mandò la prima primula sulla Terra per proteggerla dal gelo, a quella norrèna, dove le primule adornavano l’altare di Freya, dea dell’amore, mentre i Druidi, sacerdoti dei celti, usavano portare questi fiori ad alcuni loro riti per proteggersi dal male.
Una leggenda cristiana narra che un giorno San Pietro smarrì le chiavi del paradiso che caddero sulla terra e nel punto esatto del terreno dove toccarono il suolo, nacque la prima piantina di primule.
Celebre è anche una fiaba dei paesi montani con protagonisti gli Elfi, quando in antichità vivevano in pace con gli umani senza danneggiarsi a vicenda. Un giorno il re degli Elfi vide per la prima volta la principessa che lo fece innamorare mentre passeggiava in un prato di primule giallo oro come il colore dei suoi capelli e capì che non avrebbe potuto vivere senza di lei. La bellissima donna era sposa di un nobile potente, arrogante e geloso, che la costringeva a vivere in solitudine e quando vide il giovane Elfo, se ne innamorò perdutamente.
Il re degli Elfi, pensò di presentarsi alla corte del re degli umani e di sfidarlo ad un gioco simile agli scacchi, lasciandolo vincere per due partite. Ormai sicuro della sua superiorità, il re umano disse di voler giocare la terza e decisiva partita, invitando l’avversario a scegliere la posta in palio. Il re degli Elfi propose: 
“Quello che il vincitore chiederà sarà suo” e l’umano presuntuoso accettò non accorgendosi del tranello e fu così che perse la sua sposa. La leggenda narra che ancor oggi, quando fioriscono le primule in primavera, i due amanti tornino a danzare nel luogo dove si incontrarono la prima volta.
Si dice che donarle porti fortuna, coltivarle sul balcone tenga lontano da casa le persone indesiderate ed è credenza popolare che trovare una primula con 6 petali (solitamente ne ha 5) sia di buon auspicio in amore.
Anche William Shakespeare le ha volute nella sua commedia ambientata in un bosco fatato in Toscana, Sogno di una notte di mezza estate, diventata in seguito una composizione musicale di Felix Mendelssohn Bartholdy, nonché il meraviglioso balletto rappresentato in tutti i teatri del mondo:

E nel bosco dove solemmo, tu ed io,
distenderci su sponde di primule albicanti,
versando i segreti dei nostri cuori ardenti,
colà c’incontreremo, il mio Lisandro ed io.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

2 pensieri riguardo “Le primule si gonfiano con borioso piglio; mentre l’astuta mammola s’asconde ad ogni ciglio; un alito possente scuote la vita intera. E’ viva, è qui presente ormai la primavera. (Johann Wolfgang von Goethe)

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  1. Grazie ancora una volta. Mi hai fatto vedere con occhi nuovi il vaso lungo davanti alla porta di casa, che Antonina riempie ogni anno di primule. Ma quest’anno siamo circondati da fiori più che mai, che lottano con la pioggia insistente.

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