Cosa vi cattura l’attenzione in questa foto…. la mia passione per la fotografia? Forse… o i miei capelli che da due anni ho deciso di non tingere più? Anche.
Qualche osservatore più attento magari noterà qualcosa dietro il mio orecchio e un filo al suo interno. Già, sono sorda e porto le protesi acustiche.
Non mi interessa se sono visibili, contrariamente terrei i capelli un pò più lunghi per nasconderle, in fondo non c’è nulla di cui vergognarsi, queste protesi hanno migliorato notevolmente la qualità della mia vita. Già… QUESTE protesi acustiche e voglio fare nome e cognome, le Phonak.
Ho iniziato ad avere problemi di udito nel 2014, a mi pareva di sentire bene finché i miei colleghi mi hanno fatto notare la mia sordità, ponendomi spesso la classica domanda che ferisce un pò: ma sei sorda? Una serie di accertamenti effettuati presso il reparto di audiovestibologia dell’ospedale di Varese hanno confermato un’ipoacusia, suggerendomi una visita specialistica al fine di valutare un eventuale intervento chirurgico risolutivo.
Il luminare, consultato privatamente e dietro un più che lauto compenso, ha escluso tale ipotesi e mi ha liquidato in dieci minuti fornendomi il numero di telefono di un suo amico, dal quale acquistare le protesi acustiche. Ho seguito il suo consiglio e acquistato, senza possibilità alcuna di scelta, un modello di protesi interna, di quelle invisibili agli occhi degli amici.
Quando sei affetta da ipoacusia e metti per la prima volta delle protesi acustiche, sembra improvvisamente che il mondo si metta a cantare… ci senti e anche bene! Poi, con il tempo, ti accorgi che quando entri in un centro commerciale o cammini in una via trafficata, fai comunque fatica a comprendere le parole di chi di parla pur sentendo bene i rumori di fondo, oppure avvicinando il telefono all’orecchio sei infastidita da un fastidioso sibilo. Ho fatto presente il problema, ma così erano e così dovevo tenermele…. in fondo una protesi acustica non è un orecchio umano! Ogni tanto me le facevo regolare ma il livello di soddisfazione era sempre molto basso.
Dopo un pò di tempo ho iniziato a toglierle quando ero in casa. Se un rubinetto dell’acqua era aperto o andava l’aspirapolvere e mio marito parlava, non lo sentivo, quindi tanto valeva togliermi il fastidio di quel tappo che alloggiava preciso nelle mie orecchie e che soprattutto in estate diventava davvero insopportabile. Dovevo girare con le batterie di scorta in borsa, perchè un fischio, che si ripeteva in continuazione, mi avvisava che si stavano scaricando, quindi era buona prassi sostituirle al primo avviso acustico.
Intanto il tempo passa e nel 2019 mi accorgo di essere peggiorata e ritorno in quel fantastico reparto audiovestibologia dell’ospedale di Varese, dove un’equipe di professionisti molto preparati si sono presi cura di me, confermandomi purtroppo il peggioramento. Avendomi fatto anche un test di resa protesica, è stato riscontrato che tali protesi non erano adatte, consigliandomi quindi le Phonak… ma non dove acquistarle!.
Da quasi un anno e mezzo queste protesi mi hanno veramente cambiato la vita. Quando le ho indossate la prima volta nello studio dell’Istituto Audiometrico di Gallarate, quasi mi mettevo a piangere dall’emozione. Ho percepito immediatamente in modo nitido e chiaro anche i suoni più deboli che da anni erano spariti dallo spettro delle mie frequenze. Ho ritrovato anche il piacere di ascoltare la musica grazie alla connessione Bluetooth con il mio smartphone o con il laptop, posso parlare al cellulare sempre a mani libere e la telefonata è finalmente chiarissima. Grazie all’applicazione posso controllare il livello della batteria (al litio, che si caricano durante la notte) e personalizzare temporaneamente le performance le mie protesi, una sorta di semplice telecomando che mi permette di modificare momentaneamente il volume, le frequenze (gravi, medie, acute), la riduzione del rumore e soprattutto il focus sul parlato, modifiche che possono essere anche salvate (ad esempio: teatro, ristorante, conferenze).
Quando vedo quotidianamente la pubblicità alla TV dove si promuovono questi dispositivi sanitari solo perchè sono invisibili o Riccardo Fogli ne è il testimonial, mi arrabbio e non poco. Non è un medicamento da banco che al limite non ne fai più uso dopo la prima scatola se non ti sei trovato bene. Se proprio si vuole fare pubblicità delle protesi acustiche dovrebbe prevalere solo l’aspetto tecnologico. Anche le cosiddette prove gratuite per un mese non sono corrette, l’ho fatta anch’io e ritengo che per una persona sorda quel mese è paragonabile alla luna di miele in un matrimonio… saranno tutte rose e fiori perchè adesso finalmente ci senti.
Ho voluto scrivere questo articolo per evitare ad altre persone di ripetere questa esperienza che mi ha anche causato un danno economico, avendo dovuto acquistare due diversi prodotti e il cui costo non è differente l’uno dall’altro…. oltre al danno, la beffa.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
Ah come ti capisco!!!
Io il danno economico lo ho limitato grazie al contribuito del SSN, pero’ poi vedremo quando dovro’ cambiarle perche’ andate …
Nel mio caso purtroppo non e’ una semplice ipoacusia, e quindi come ci sento io e’ un carnevale o se preferisci un caleidoscopio , non di luci ma di suoni.
Ad esempio, ho sempre amato le tante campane della chiesa qui vicina: quando suonano a distesa e’ una meraviglia. O meglio, era!
Anche la meravigliosa musica polifonica, sia di Allegri di secoli fa, che di Barber del secolo scorso, era paradisiaca, e me la godevo spesso. Oggi, evito; essendo diventate -sia la polifonia che le campane a distesa – una raccolta di rumori da stabilimeto di rottura vetri e strappo lamiere.
Le esplosioni violente e l’ambiente di lavoro coi motori a turbina, come gli aerei ma piu’ grosse, e negli anni 60 e 70 non si usavano cuffie, han presentato il conto all’improvviso qualche anno fa.
I plurimi sfondamenti del timpano mi han portato a perdere l’orecchio sinistro ed ad usare una sola protesi al destro, fortemnente ridotto con frequenze molto alterate. Ho quindi “perso” la musica, ed il piacere di stare in compagnie numerose; se partecipo a serate o cene e’ un tormento, praticamente e’ ” la solitudine in compagnia” .con il piu’ il fastidio – non il silenzio ahime’ – di una indescrivibile cacofonia di suoni, altro che modulazione incrociata e QRM.
C’est la vie, Manuela, ed amen.
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