La mattina del 2 giugno trascorsa come sempre seduti sul divano con gli occhi lucidi ad assistere alla parata militare. Fulvio è orgogliosamente un Alpino e non può non emozionarsi, lui che ha vissuto la naja dura, sui sentieri di montagna, in una terra, l’Alto Adige, in cui a quei tempi si sentiva straniero in patria.
É emozionante veder sfilare fieri quei giovani che dedicano la loro vita all’Italia, garantendo sia la pace nel nostro Paese e la stabilità di quelle aree a rischio, sparse nel mondo, partecipando alle tante missioni internazionali, una carriera fatta di rigore, disciplina e rispetto delle gerarchie.
Spunta anche una nota di orgoglio varesino quando nel cielo arrivano gli elicotteri progettati e costruiti a Cascina Costa nella storica Agusta, ora Leonardo, la stessa emozione al passaggio in formazione degli Aermacchi MB-339 delle Frecce Tricolore, usciti dagli stabilimenti di Vengono Superiore.
Mentre vedo sfilare i battaglioni la mia mente mi riporta ai ricordi d’infanzia, quando per la Festa della Repubblica Italiana il papà veniva a prendermi a casa degli zii e mi portava ad assistere alla Parata Militare che in quegli anni si teneva anche in quel di Milano.
Abitavamo in fondo alla via Caracciolo, verso la General Govone, di fronte alla fabbrica dolciaria della Frontini e percorrendo a piedi tutta la lunga via facevamo tappa alla Caserma Montello, aperta al pubblico per l’occasione, concedendoci un giro nel l’ampio cortile interno dove si ammiravamo da vicino alcuni mezzi militari.
Da lì raggiungevamo piazza Firenze da dove aveva inizio la Parata che si snodava per tutto corso Sempione fino all’Arco della Pace. Era bello veder sfilare alcuni battaglioni e carri armati, una sfilata molto ridimensionata rispetto a quella si svolge ai Fori Imperiali e che ai giorni nostri termina con l’emozionante passaggio delle Frecce Tricolori sopra l’Altare della Patria.
Una festa che significava molto per il mio papà, un “ragazzo della IV sponda” che ha vissuto la sua infanzia nelle colonie della GIL e ha potuto ricongiungersi con la famiglia solo nel 1946 dopo lunghe ricerche.
Come sempre ieri ho vissuto un turbinio di emozioni che mi fanno sentire orgogliosa di essere italiana e soprattutto grata a chi ha combattuto e dato la vita per raggiungere alla fine la democrazia. Dietro a quel 2 giugno 1946 ci sono pagine e pagine di storia che vanno ricordate in questa ricorrenza. La Repubblica Italiana, l’Italia, ovvero la nostra Patria “Il paese, lo Stato dove siamo nati ed abbiamo diritti civili” come la descrive il Nòvo Dizionàrio Scolastico della Lingua Italiana di Petròcchi, edito nel 1918 dalla Fratelli Trèves Editori di Milano, un ricordo dei miei nonni materni.
Custodisco ancora un libretto che faceva parte dei testi didattici delle scuole elementari, “La Storia d’Italia nei Canti della Patria” del Maestro di Musica Franco Manisco, che spesso ci facevano cantare, spiegandoci i testi, nelle ore dedicate all’educazione musicale, canti che vanno da l’Inno di Mameli, il coro dell’opera di Marcadante che cantarono i Fratelli Bandiera mentre venivano condotti alla fucilazione nel Vallone di Rovito, La canzone del Piave, La Bandiera dei Tre Colori, L’Inno degli Alpini fino ai cori patriottici di alcune opere liriche come I Puritani di Vincenzo Bellini, Va pensiero da Nabucco e O Signore dal tetto natio da I Lombardi alla Prima Crociata di Giuseppe Verdi. Nel cantarli percepivamo già un attaccamento affettivo all’Italia. Una pagina di didattica che purtroppo si è persa ai giorni nostri.
La bandiera italiana non dovrebbe far vibrare i nostri cuori solo nelle feste nazionali e quando vince la nazionale di calcio. Al nostro Tricolore dobbiamo un sentimento orgoglio, legame e appartenenza, quel vessillo che già nel Risorgimento era simbolo simbolo dell’unità nazionale e dell’aspirazione all’indipendenza ed oggi rappresenta l’unità nazionale e la libertà.
Al nostro Tricolore ho voluto dedicare l’immagine di copertina di questo articolo con il dipinto “Rubabandiera”, un olio su tela che mi suscita molta emozione della pittrice Barbara Pietrasanta, che ringrazio, Artista che con le sue bellissime opere tocca sempre le corde più profonde dell’anima. Precedentemente esposto alla mostra “Ottanta – ora e sempre” presso la Casa della Memoria di Milano, in occasione del ’80° anniversario della Liberazione, “Rubabandiera” sarà presente assieme ad un’altra opera di Barbara allo SpazioArte BPL di Lodi alla mostra “Ottanta” a cura di Francesca Pensa e Giorgio Seveso, che verrà inaugurata il prossimo il 10 luglio.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
Orgoglio Italiano: emozioni della Festa della Repubblica


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