Purtroppo anche la provincia di Varese piange una vittima della mafia, Emanuele Riboli, classe 1957, rapito il 14 ottobre del 1974 mentre tornava da scuola e non ha mai fatto ritorno nella sua casa di Buguggiate in un’epoca in cui nessuno sapeva che la ‘ndrangheta si era insinuata nel ricco tessuto del nord.
Nonostante i genitori pagarono 250 milioni di riscatto sugli 800 richiesti, secondo la testimonianza di Antonio Zagari, ex dipendente della carrozzeria dei Riboli e figlio pentito del capoclan, il giovane Emanuele venne avvelenato e il suo corpo dato in pasto ai maiali.
Con “Il male accanto, storie di vita e malavita” l’autore, il buguggiatese Massimiliano Comparin, ha compiuto un minuzioso lavoro di raccolta e stesura dei verbali del Pubblico Ministero Armando Spataro, documentando gli interrogatori del pentito Z, quel Antonio Zagari, figlio di Giacomo, il capoclan. Testimonianze spietate di rapine, traffico di droga e armi, omicidi per mano di killer senza scrupoli, per finire con il tentato sequestro di Antonella Dellea. Gli scenari erano diversi, da Buguggiate, Malnate, Varese, Luino, la vicina Svizzera, fino al cuore della ‘ndrangheta in Calabria.
Tra le pagine delle inquisizioni scorre leggero il racconto della vita di paese, di tre amici e delle loro famiglie, personaggi veri che, seppur citati con nomi di fantasia, sono facilmente individuabili da chi ha vissuto in quegli anni a Buguggiate o nei paesi limitrofi.
Questo libro non vuole essere solo uno spaccato di vita di un quarto di secolo di questo paese alle porte di Varese, bensì di come la ‘ndrangheta sia riuscita ad insinuarsi e radicarsi grazie al suo boss Antonio Zagari, perpetrando efferati delitti, rapine, spaccio e soprattutto sequestrando il giovane Emanuele Riboli, un rapimento non solo terminato nel peggiore dei modi, ma lasciando che gli esecutori materiali, condannati all’ergastolo in primo grado, finissero prosciolti per intervenuta prescrizione.
Il fallimento della Giustizia italiana, che non è stata nemmeno in grado di restituire il corpo di Emanuele ai suoi genitori, una pagina nera culminata con le pubbliche scuse alla famiglia Riboli da parte del Sostituto Procuratore Generale, Francesco Maisto, al processo d’appello che si è tenuto a Milano nell’ottobre del 1999.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli


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