La profondità dell’amore crea un oceano intorno a te e tu diventi un’isola (Buddha)


Talvolta rifletto sul mio modo d’essere, della persona che sono diventata nel corso di questi ultimi cinque anni. Non mi sento un orso, un’asociale. Tutt’altro. Alla soglia della terza età ho deciso di dare delle priorità alla mia vita, vivendo secondo i miei valori e lasciando andare tutto ciò che non mi appartiene più. Come recita la citazione che ho scelto come titolo a questo mio scritto, credo che l’amore incondizionato per la vita e per l’universo sia un requisito fondamentale per sentirti parte di quell’oceano che mi abbraccia e mi fa sentire bene, lo stesso bene che cerco di donare a tutti gli esseri viventi che incontro quotidianamente. Anche il sol gesto di raccogliere un piccolo ragnetto in casa e posarlo su una pianta del mio balcone, mi riempie il cuore di gioia. Questa convinzione mi porta a vivere in un ambiente dove mi sento sempre più a mio agio, circondata da persone e cose che mi donano quella felicità che nasce dal cuore, che nulla ha a che vedere con quella effimera e materiale che spesso si è portati a ricercare. Comunque talvolta, in determinate situazioni, mi metto in discussione, riflettendo se forse ho sbagliato o meno. Come quando, nell’estate dello scorso anno, una cara amica mi ha invitato a trascorrere un weekend in Liguria con lei e le figlie. Sebbene andiamo molto d’accordo e fossero dodici anni che non vedevo il mare, ho declinato l’invito. Di primo acchito ho pensato di aver rinunciato per il caldo, la troppa gente in giro e soprattutto per il fatto che ho sempre preferito il mare d’inverno a quello estivo. Invece, ripensandoci, il motivo era da ricercare altrove. Non volevo rinunciare, nemmeno per pochi giorni, alla vicinanza di mio marito, alla compagnia dei nostri gatti, alla sensazione di serenità che mi dona la nostra casa. Una scelta sicuramente discutibile per molti, ma non per me e tantomeno mi sono pentita di non esserci andata. Ho ricordato un fatto analogo che mi era accaduto da adolescente, quando i riferimenti della mia vita erano gli zii che mi avevano allevato con tanto amore e che ormai frequentavo unicamente durante le vacanze estive. Un’estate i miei genitori decisero di mandarmi in vacanza al mare con un’altra zia e i miei cugini in un camping dell’isola d’Elba, un luogo senz’altro magnifico. La vita del campeggio mi evocava la vita di collegio, ricordi non sicuramente piacevoli. Per quanto adorassi mia zia e andassi d’accordo con i miei cugini, quasi coetanei, dopo solo pochi giorni iniziai autonomamente a cercare invano il modo per tornarmene a casa. Mi mancavano quegli affetti e quelle piccole cose che mi facevano veramente felice. Alla fine vi rimasi per tutto il tempo stabilito, ma giurai a me stessa che non avrei più fatto una vacanza senza quegli affetti dei quali avevo sentito terribilmente la mancanza. Sono trascorsi quasi cinquant’anni da quell’episodio e comunque, ritengo non ci sia una similitudine in ciò che sto mettendo in pratica questi anni. Egoismo? Non penso, ho solo imparato a volermi bene, un requisito fondamentale per donarlo a mia volta.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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