Giungendo al Azzate da Varese, girando a destra alla seconda rotatoria si imbocca la Via Vittorio Veneto e giunti in Piazza Giovanni XXIIII sulla destra troviamo la parrocchia dedicata alla Natività di Maria Vergine, dalla storia molto antica con le sue origini documentate sin dal 1184, ma consacrata nel 1545.
La facciata presenta medaglioni, santi nelle nicchie, sovrapporte e pinnacoli in cotto, tipici dell’Arte lombarda e nel XIX secolo ha subito un rinnovamento in stile neogotico, come l’alta torre campanaria, che richiama il famoso Bernascone della Basilica di San Vittore di Varese. Venne costruita staccata dalla chiesa, in vista di un ampliamento della stessa in realtà mai avvenuto. Venne ricostruito nel 1748 e con i suoi 42 metri di altezza doveva far giungere i rintocchi delle cinque campane alle due frazioni di Castello e Vegonno, oltre ai tanti cascinali disseminati su un vasto territorio.

Entrando in chiesa, si percepisce un grande senso di pace e tranquillità che presto lascia spazio allo stupore per la sua bellezza e ricchezza di opere d’Arte, con affreschi nelle cappelle di Isidoro Bianchi e dipinti attribuiti al Nuvolone e al Morazzone, nonché le pregevoli fattezze degli arredi lignei, come i banchi con fianchi in sagome curvilinee, sedile in massello e schienale con tre motivi a forma di lira, opere della bottega italiana del XIX sec.



Alla destra dell’ingresso principale si trova l’imponente Pala Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria, commissionata nel 1542 dal senatore Egidio Bossi a Callisto Piazza da Lodi, chiedendo che fossero raffigurati la Madonna in trono col Bambino nell’atto di celebrare le nozze mistiche con Santa Caterina d’Alessandria, San Gerolamo e lui stesso, genuflesso, in atto di preghiera. ritratto in basso a destra. Nobiluomo di origine milanese e discendente in linea diretta di Rabaglio Bossi, signore di Azzate e del suo castello intorno al 1290, Egidio Bossi vide aumentare il suo prestigio quando nel 1538 acquistò da Agostino D’Adda il cosiddetto Feudo della Val Bodia, l’attuale Valbossa, estendendo quindi la sua signoria, oltre che ad Azzate, a Gazzada, Buguggiate, Brunello, Crosio della Valle, Daverio, Galliate Lombardo e Bodio Lomnago.

Dirimpetto si trova Il Battistero rotondo in pietra di Salterio risalente al 1573, che venne trasferito alla sinistra dell’ingresso principale nel 1851 durante i rifacimenti della chiesa, come da documentata ordinanza di monsignor Romilli del 1855 e proseguendo su questo lato della chiesa, si trova il piccolo altare dal 1610 dedicato alla Madonna del Rosario, con nella nicchia la bellissima statua statua della Madonna con Il bambino datata tra gli anni 1700 – 1799.


Pregevole è l’altare maggiore della chiesa con le due statue lignee di Angeli, risalenti tra il 1600 – 1699, consacrato per la prima volta nel 1545, sconsacrato nel 1854 e solennemente riconsacrato nel 1905 dal cardinal Ferrari che lo dedicò a San’Andrea Apostolo, patrono di Azzate.
Alla destra l’imponente organo con un prospetto di 25 canne e 1300 all’interno, incorniciato da parti scolpite e decori in legno. L’attuale struttura è attribuibile a Giovanni Mentasti, facente parte di quella dinastia varesina di organari attiva tra la seconda metà del XVIII secolo e gli inizi del XX secolo, formatasi nella bottega di un’altra famiglia organara, i Biroldi.


Sotto l’organo una copia del famoso Cristo morto di Hans Holbein il Giovane, il cui originale è attualmente conservato al Kunstmuseum di Basilea. Nel 1943 il professor Mario Rossi, risistemando la tela, si accorse che non si trattava di una copia autografa, come si era sempre pensato, bensì di uno studio sull’originale eseguito da un maestro lombardo del XVI secolo.


Dietro l’altare un dipinto su muro attribuito a Gaetano Barbini e risalente al 1862, riproduce palme e girasoli , incorniciato in alto dalla frase: filet unum ovile et unus pastor. Pur non rappresentando figure umane, in quest’opera il pittore ha voluto rendere omaggio alla terra di Palestina, con le palme riconducibili all’Immacolata Concezione e i girasoli, che pur non essendo simboli cristiani, rimandano all’idea di fedeltà essendo rivolti verso il sole, ovvero Dio.
Lasciando l’auto al parcheggio in prossimità del campanile, da qui ha inizio una panoramica passeggiata verso il Centro Storico di Azzate. Al prossimo gioiello!
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
(Fonti: http://www.catalogo.beniculturali.it – https://aciate.blogspot.com)


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