Ogni tanto mi piace sfogliare e leggere il significato dei sostantivi, verbi ed aggettivi del Nòvo Dizionàrio Scolàstico “della lingua italiana dell’uso e fuori d’uso con la pronùnzia, le flessioni dei nomi, le coniugazioni e le etimologie secondo gli ultimi risultati della moderna linguìstica, compilato da Petròcchi”, uscito dalla Tipografia Fratelli Treves nel 1918, un caro e inestimabile ricordo della mia famiglia materna.
Pagine ormai ingiallite dal profumo di carta antica, quella ancora ruvida al tatto, che invita a farle scorrere tra le dita, accarezzandole con reverenza.
Recentemente mi sono soffermata sulla parola casa. Nella parte superiore della pagina, dove è scritto il significato in uso, leggo: (dal latino casa) costruzione per lo più di muramento, coperta, a uno o diversi piani con vari scompartimenti a uso d’abitazione.
Nella parte inferiore della pagina, divisa da una riga, sono scritti i termini non più in uso: A casa salda, maledetta (L’Inferno) e La dodicesima parte del cielo (termine astrologico antico).
Questo stralcio di lettura mi ha fatto riflettere quale sia per me il vero concetto di casa, al di là del mero significato abitativo. Sono giunta alla conclusione che è un’insieme di sensazioni, identitarie, di appartenenza e soprattutto sentimentali, anche un pò spirituali, caratteristiche delle quali mi sono resa conto solo quando ci siamo trasferiti in questa casa poco più di sei anni fa.
La nostra prima abitazione in affitto è stata la nostra capanna, dove abbiamo iniziato la nostra vita a due. Una piccola porzione di casa da cortile, un bilocale angusto che riscaldavamo con una stufa a cherosene, finché sei mesi dopo il nostro insediamento e dopo averla parzialmente restaurata a nostre spese, è stata messa in vendita, obbligandoci quindi a cercare un’altra soluzione.
Eravamo giovani, l’idea di acquistare subito una casa ci spaventava, così abbiamo optato nuovamente per un appartamento in affitto, che abbiamo trovato velocemente dall’altro lato della via. Ricordo ancora quando l’abbiamo visitato per la prima volta: un trilocale che ci permetteva di allargare la famiglia, ma che non mi trasmetteva alcuna sensazione positiva, tutt’altro. Tutti i locali tappezzati con una carta da parati inguardabile e che furbescamente il locatore ci ha fatto intendere che l’eventuale rimozione era a carico nostro. Prendere o lasciare.
Temendo di non riuscire a trovare un’alternativa migliore a una pigione per noi sostenibile, abbiamo accettato il compromesso e dopo aver pulito e disinfettato per bene l’obbrobrio incollato sulle pareti, ci siamo trasferiti e lì ci siamo rimasti per 37 lunghi anni.
Qualche anno dopo anche mia madre e i miei suoceri si nono trasferiti nello stesso stabile, sullo stesso pianerottolo e questo ha fatto sì che rimandassimo ad oltranza l’acquisto di una casa di proprietà. Alla fine gli anni passavano e non potevamo più aspettare, tanto più che quell’abitazione non l’abbiamo mai sentita nostra e tanto meno ci piaceva il paese, nel quale mi ero trasferita negli anni ’70 da Milano con la mia famiglia, Buguggiate, così abbiamo iniziato la ricerca.
Il mio sogno era quello di riportare Fulvio a vivere nel paese in cui era nato, vissuto fino al matrimonio e che anch’io amavo, Azzate, per la sua posizione, il centro storico, ma soprattutto un luogo che ci avrebbe offerto molte comodità anche in vista dell’avanzare degli anni. Da bambina, da Milano venivo in villeggiatura estiva dai miei zii in quel di Crosio della Valle, trascorrendo bellissimi pomeriggi nella piscina dell’oratorio di Azzate e dulcis in fundo, qui ho conosciuto mio marito, tanti amici con i quali abbiamo condiviso piacevoli serate alla Monti e agli indimenticabili moto raduni internazionali.
Finalmente troviamo un’inserzione di una mansarda in vendita, il nostro sogno nel cassetto, in una recente palazzina sita in una via poco trafficata e che aveva attirato la nostra attenzione già da tempo per il senso di tranquillità che emanava.

Era la sera del 17 novembre 2017 quando abbiamo visitato per la prima volta l’appartamento e non dimenticherò mai la sensazione che ho provato quando ho varcato la soglia. Immediatamente ho avuto le farfalle nello stomaco e mi sono sentita immediatamente a casa, emozionandomi.
Non ho trovato nulla che non incontrasse i miei gusti, ammaliata dagli alti soffitti con le travi in legno a vista, dal panorama serale che si godeva dai due balconi che mi ricordavano le luci del presepe, anche se altro non erano che il Sacro Monte e la città di Varese illuminati.
Fulvio ed io non siamo mai stati superstiziosi, tanto più dopo quella sera, pensando che quel numero 17, ripetuto per ben due volte nella data, ci avesse portato fortuna.
Poco più di tre mesi dopo ci siamo trasferiti e le sensazioni provate ogni volta che entravamo in questa casa prima del trasloco, si sono amplificate vivendoci, sembrava impossibile che avessimo realizzato finalmente il sogno di vivere in una mansarda, di poter godere anche della luce che filtra dalle finestre sul tetto che mi permettevano di vedere il cielo anche di notte.
Ma solo dopo essermi ritirata dal lavoro, cinque anni fa, ho iniziato ad apprezzare ancora di più questa dimora, per la zona giorno rivolta ad est, che mi permettere di assistere ogni giorno a quel momento quasi magico del sorgere del sole, il panorama mozzafiato sulle Prealpi e montagne svizzere, per anni mete delle nostre passeggiate e trekking. Ho cercato di armonizzare l’appartamento seguendo anche alcuni suggerimenti di feng shui, come quello di inserire nel soggiorno una vasca di aquascaping, che non è solo un affascinante acquario a cielo aperto, bensì un vero e proprio ecosistema che mi rilassa solo a guardarlo e ascoltando il gorgoglio dell’acqua che vi scorre.
Devo molto alla mia casa per il benessere che mi dona ogni giorno e che contraccambio con momenti si samu, la pratica di meditazione zen di lavoro per tenerla pulita, momenti che vivo come un atto di riconoscenza e gratitudine.
Più di duemila anni fa il filosofo naturalista Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio scrisse Domus est, ubi cor est. Aveva ragione, la casa è dove si trova il cuore.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli


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