Il mio piccolo mondo sommerso vegliato dalle orchidee


Come mi aveva detto Giacomo di Acquarishop di Ranco, quando il 1° settembre dello scorso anno ha allestito ad arte il nostro aquascaping, si potrà chiamare acquario solo dopo circa un anno ed ora, dopo cinque mesi di convivenza con questo piccolo ecosistema che cresce giorno dopo giorno, ho imparato a comprendere il senso di quelle parole.
I pochi branchi di pesci che lo popolano sono stati inseriti gradualmente, rispettando le rigorose direttive e consigli di Giacomo e partendo dal basso. Prima delle specie da fondo che si prendono cura della pulizia della sabbia, quindi quelli di fascia media e per ultimo i cosiddetti protagonisti, una coppia di Trighogaster Cosby, una varietà orientale di pesci che amano le acque tranquille che spesso li si vede salire in superficie a respirare l’aria, in quanto sono dotati di un organo respiratorio ausiliare (labirinto).
Starei ore ed ore ad osservare la nostra vasca da ogni suo lato, imparando a conoscere il modo di vivere di questi meravigliosi esseri viventi che, assieme alle lumache, popolano il magico mondo sommerso prendendosene cura, infinitamente grata per le sensazioni positive che mi trasmette. Mi diverto guardando i gamberetti Caridina Japonica che con le loro velocissime zampette rivoltano ogni granello di sabbia, o a scovare i Pangio kuhlii da sotto i sassi, una sorta di simpatiche biscette notturne che escono allo scoperto solo quando si fa buio.
Poi ci sono loro, due piccole piante di orchidee bianche del genere Phalaenopsis, che come tutte le mie piante portano il nome di chi mi le ha regalate, che emergono dalla superficie.

La più anziana ha 4 anni, si chiama Dalù (acronimo di Daniela e Lucia), la più giovane Bruna di 2: Entrambe erano messe malaccio in vaso fino all’estate scorsa e rinate, da quando a settembre sono state poste su un legno con le radici in acqua.
Da quel momento è iniziata una rinascita lenta ma costante, prima dando vita a nuove radici aeree e dopo un paio di mesi con uno stelo da parte di ognuna e che mi hanno regalato i primi magnifici fiori per Natale.
Delle orchidee mi prendo cura personalmente, parlando loro e trattandole con molta dolcezza. Ogni giorno nebulizzo le radici utilizzando l’acqua osmotica arricchita con sali e fertilizzanti che settimanalmente sostituiamo per il ricambio (che uso anche per bagnare le altre piante di casa), spostando delicatamente le foglie finché tutta la radice possa bagnarsi un pochino, senza esagerare.
Da una decina di giorni su entrambi gli steli ne sta nascendo uno nuovo, un regalo davvero inaspettato considerando la rigogliosa fioritura ancora in atto. Penso che le orchidee abbiano un anima più sensibile rispetto ad altri fiori, percependo in modo più profondo l’amore che trasmetto loro, prendendomene cura. Sicuramente avere le radici nell’acqua in un piccolo ecosistema che si sta formando, accresce la loro vitalità e il desiderio di mostrare quanto la natura sia meravigliosa. Ed io come loro mi sento bene e sono grata di poter vivere ogni giorno in simbiosi con questo magnifico e quasi magico mondo sommerso che tra qualche mese potrò chiamare il nostro acquario Zen.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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