Non sono molti i ricordi della mia infanzia legati ai miei genitori, in verità ce n’è uno solo che mi ogni anno mi torna in mente in occasione della Festa della Repubblica Italiana, quando per un paio di anni, il 2 giugno, mio papà veniva a prendermi a casa degli zii e mi portava ad assistere alla Parata Militare che in quegli anni si teneva anche in quel di Milano.
Abitavamo in fondo alla via Caracciolo, verso la General Govone, di fronte alla fabbrica dolciaria della Frontini che produceva panettoni e gelati, e percorrendo a piedi tutta la lunga via, passavano davanti alla grande caserma Caracciolo, che per l’occasione era aperta al pubblico, facendo tappa per fare un giro nel l’ampio cortile interno.
Da lì raggiungevamo piazza Firenze da dove aveva inizio la Parata che si snodava per tutto corso Sempione fino all’Arco della Pace. Era bello veder sfilare alcuni battaglioni e carri armati, una sfilata molto ridimensionata rispetto a quella si svolgeva ai Fori Imperiali e che ai giorni nostri termina con l’emozionante passaggio delle Frecce Tricolori sopra l’Altare della Patria.
Non voglio mettere in discussione la celebrazione della nascita della Repubblica Italiana, ma vorrei tanto che ci fosse anche una giornata dedicata alla anche alla Patria, “Il paese, lo Stato dove siamo nati ed abbiamo diritti civili” come la descrive il Nòvo Dizionàrio Scolastico della Lingua Italiana di Petròcchi, edito nel 1918 dalla Fratelli Trèves Editori di Milano e che custodisco gelosamente in ricordo della famiglia dei miei nonni materni.
Se vogliamo cercare nel web una definizione più recente, nella Treccani troviamo una spiegazione ancora più profonda: “Il territorio abitato da un popolo e al quale ciascuno dei suoi componenti sente di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni”, in pratica le nostre radici che dovrebbero essere sempre mantenute vive e valorizzate.
Spesso mi capita di andare ad aprire la scatola dei miei ricordi scolastici, dove custodisco qualche quaderno, le pagelle e qualche libretto complementare ai sussidiari. Ne ho trovato uno molto sgualcito per l’usura, tanto era stato usato nel quinquennio delle scuole elementari, “La Storia d’Italia nei Canti della Patria” del Maestro di Musica Franco Manisco, testi che spesso ci facevano cantare nelle ore dedicate all’educazione musicale.
Dubito che nella didattica dei nostri giorni sia incluso lo studio di questi canti, testi e melodie che in qualche modo hanno contribuito a scrivere la Storia della nostra Patria e che meriterebbero di essere ricordati anche alle nuove generazioni. Dal coro dell’opera di Marcadante che cantarono i Fratelli Bandiera mentre venivano condotti alla fucilazione nel Vallone di Rovito, ai cori patriottici di alcune opere liriche come I Puritani di Vincenzo Bellini, Va pensiero da Nabucco e O Signore dal tetto natio da I Lombardi alla Prima Crociata di Giuseppe Verdi, all’Inno di Mameli, La Bandiera dei Tre Colori, L’Inno degli Alpini, di Bersaglieri, La canzone del Piave e tante, tante altre ancora.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli


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