Nel 1989 la cortina di ferro aveva iniziato a mostrare grandi crepe, tra perestrojka, Glasnost e altre parole di cui non conoscevamo il significato, ma che comunque ci uscivano dalla bocca. La Russia, tra le altre cose, si stava aprendo al turismo e le frontiere, fino ad allora chiuse, ora erano socchiuse. Avevo in mente le Svalbard per la stagione estiva e incontravo regolarmente Laila WA4ZEL nella banda per parlare dei nostri progetti per le Svalbard. Laila avrebbe avuto una vacanza più lunga della mia e avrebbe dovuto trascorrere più tempo in Norvegia. Poi un giorno mi ha inviato il suo invito.
Laila e Per LA8PF stavano programmando un viaggio a Murmansk in auto dalla Norvegia settentrionale, entrando in URSS dalla Finlandia. Volevo davvero andare con loro?
Oh, cavolo, l’ho mai fatto. La mia conoscenza di Murmansk era nulla, tranne quello che avevo letto della nave che vi si recò durante la Seconda Guerra Mondiale e che fu attaccata dagli aerei tedeschi in agguato sulla terraferma norvegese. Diedi una rapida occhiata alla mappa sulla parete dello shack. Murmansk, in cima alla penisola di Kola, sembrava così remota che riuscivo a malapena a immaginare qualcuno che ci vivesse. Tirai fuori il mio atlante e cercai le strade. Dovevamo partire da Alta, nella Norvegia settentrionale, e le trovai senza difficoltà. La strada attraverso la Finlandia e il confine russo non era così facile da individuare. Probabilmente perché non era segnata sulla mappa, che era piuttosto vecchia. Comunque, non importava se non c’era una strada. La cosa principale ora era ottenere un visto e tutte quelle altre formalità che precedono i viaggi in luoghi insoliti. Seguirono alcuni giorni impegnativi con Jim che si preparava per il suo viaggio a Banaba (T33) e io che mettevo da parte i miei piani di viaggio in attesa del momento in cui avrei potuto dedicarmi completamente ai miei. Il visto arrivò e altre necessità come traveller cheque, biglietti, il permesso per operare una chiamata “in portatile JW” erano tutte a portata di mano. Finalmente tutto era pronto e io ero in viaggio “verso nord”, come si dice in quella canzone.
Per e Laila mi incontrarono ad Alta quando il mio autobus arrivò verso le 23:30, giusto in tempo per il tè pomeridiano. Qui, nella vera “Terra del Sole di Mezzanotte”, la gente non si infila a letto alle 21:00. No, è a quell’ora che si risvegliano, e li puoi vedere a guardare le vetrine, a pescare, a fare picnic o altro a mezzanotte. Lassù è tutto naturale!
Dovevamo partire la mattina seguente, perché i visti rilasciati stabilivano una data precisa per l’attraversamento del confine. Se non ce l’avessimo rispettata, i visti sarebbero stati automaticamente annullati. Né potevamo tergiversare, cambiando idea su dove attraversare. Avevamo il permesso di attraversare dalla Finlandia e questo era quanto.
Inutile dire che abbiamo parlato senza sosta per tutto il tragitto, mentre l’auto, guidata da Per, macinava chilometri attraverso la “Vidde” del Finnmark e entrava in Finlandia. Di tanto in tanto ci fermavamo, correvamo fuori a scattare foto alle renne al pascolo (per mostrarle un giorno ai nipoti) e poi ripartivamo.
Dopo una sosta notturna in Finlandia, ci avvicinammo al posto di frontiera con un umore un po’ più cupo. Il chiacchiericcio incessante si interruppe mentre noi seguivamo la guardia di frontiera fino alla baracca di pattuglia, portando i nostri bagagli. Tutto ciò che avevamo di valore e denaro doveva essere elencato, l’auto fu perquisita, presumibilmente alla ricerca di oggetti di contrabbando, e i nostri documenti furono esaminati attentamente. Il posto di frontiera si trovava in una zona fittamente boscosa, lontano da qualsiasi abitazione, e fummo sollevati di essere finalmente di nuovo in macchina. Davanti a noi c’erano circa 50 km di strada sterrata che portavano a Murmansk e ci fu detto di non deviare dal sentiero stretto e rettilineo.

Arrivammo a Murmansk proprio all’ora di punta. Un’ora di punta a Murmansk nel 1989 non era la stessa cosa di un’ora di punta, per esempio, a Sidney o New York. Non c’erano molte auto private in giro. Per guidò con prudenza, mentre Laila ci indicava la strada per raggiungere il nostro hotel. Tutti i cartelli stradali erano impeccabili, ma scritti in cirillico, pertanto la navigazione significava soprattutto incrociare le dita e sperare che andasse tutto bene. Eravamo fortunati perché l’hotel era alla fine della strada che stavamo percorrendo, quindi non potevamo sbagliarci.
Ci sistemammo presto nelle nostre camere e, dopo aver scoperto dove si trovava la caffetteria, Per andò all’ufficio Intourist per vedere se era possibile telefonare ad alcuni radioamatori di Murmansk. Erano stati informati della nostra visita programmata e avevano promesso di cercarci.
Non passò molto tempo prima che Vlad UA1ZO e Vlad UA1ZBY si presentassero all’hotel.
“Dove siete stati?” chiesero. “Vi aspettiamo da ore!”
Per non confonderci con i due “Vlad”, decidemmo di chiamarli Vlad-uno e Vlad-due, e presto ci dirigemmo verso l’abitazione di Vlad-due, dove un intero gruppo di radioamatori di Murmansk ci stava aspettando. Situato in posizione centrale, il QTH di Vlad due era facilmente individuabile grazie alla sua antenna, una cubica multielementi quadrangolare che svettava sulla via principale della città. Dalla sala principale dell’appartamento proveniva il suono assordante dei radioamatori russi che si divertivano. Avevano trascorso il pomeriggio ad aspettare e stavano già assaggiando i drink di benvenuto.
Seduti attorno al tavolo nella sala principale, chiacchieravamo, ridevamo e venimmo accolti come cugini che non si ritrovavano da tempo. All’inizio, la lingua era un po’ un problema, dato che un QSO come questo richiede un po’ più della semplice abilità di “sei cinque-nove. 73”. Ma nella buona tradizione internazionale, abbiamo presto risolto il problema linguistico ricorrendo al linguaggio dei segni e alle prese in giro. Ci sono state molte risate e il QRM dall’altra parte del tavolo è aumentato di molti decibel con il progredire della serata. Vlad-uno si è lasciato trasportare così tanto che ha persino urlato “QRX!” quando ha ritenuto fosse il suo turno di parlare. Questo è stato ovviamente debitamente ignorato (in linea con il comportamento europeo e soprattutto russo del pile-up) e nel complesso speravamo che Vlad-due avesse vicini tolleranti e comprensivi.

Naturalmente Vlad-due ci voleva mostrare la sua stazione. Le apparecchiature radioamatoriali in Russia non si trovavano facilmente sul mercato. Nella maggior parte dei casi di trattava di obsolete apparecchiature militari a valvole che utilizzavano filtri al cristallo poi trasformate in apparecchiature adatte ai radioamatori. C’era molto lavoro di ristrutturazione e, oserei dire, quando la stazione va in onda, l’operatore russo conosce bene i suoi apparati.
L’apparato di Vlad era disposto su più livelli, per un peso complessivo di circa 250 kg. L’alimentatore era posizionato sopra il VFO, che aveva un pulsante separato per azionare ogni cifra del display della frequenza. Sotto di esso si trovava il trasmettitore, appoggiato sulla parte superiore del ricevitore. Accanto all’apparato si trovava l’amplificatore lineare da 100 Kg. Si trattava di un amplificatore da stazione navale svedese rivisitato, con valvole ceramiche e una potenza di 1500 W. Una stazione “base” davvero inamovibile grazie al suo peso.
Trascorremmo un’altra serata a casa di Vlad-due. Qualcuno aveva avuto la lungimiranza di portare con sé un dizionario russo/inglese che permise ai radioamatori russi di fare delle domande. In particolare Laila era oggetto di molta curiosità. Veniva da “laggiù”, in America e molti chiedevano su quel Paese che, a giudicare dalle domande, era considerato una sorta di Paese delle Fate dove scorreva latte e miele. Mi fece venire in mente la Norvegia durante la guerra, quando le necessità della vita erano difficili da reperire e sognavamo l'”America”. C’era persino una canzone che parlava di “laggiù”, dove “pollo alla griglia, costolette di maiale e ogni sorta di prelibatezze volano nell’aria”, e dove “la carta moneta cresce effettivamente sugli alberi e nei campi”. Il buon senso mi disse allora che probabilmente era molto esagerato, ma una ragazza può sognare, no?
Per mostrare ai russi che ci sono altre parti del mondo oltre all’America, avevo portato con me delle diapositive della spedizione DX dell’H.I.DX.A. a Howland Island nel 1988. Durante la proiezione regnava il caos e non sono riuscita a dire una parola. Forse non si sono mai resi conto che stavano guardando KH1, un country richiesto da gran parte di DXer. Spero comunque che almeno si siano goduti le belle immagini.
Eravamo a Murmansk solo per il fine settimana, e lunedì mattina è spuntato un cielo grigio, vertiginoso e freddo. Abbiamo provato simpatia per chi si stava recando al lavoro. C’è qualcosa di particolarmente deprimente nel lunedì mattina grigio, piovigginoso e freddo, ovunque sia. Quando è a Murmansk, che è già una città un po’ grigia e poco fantasiosa, è ancora peggio. Eppure, lì abbiamo stretto buone amicizie e questo supera molte cose. Avendo visto tanta ospitalità e amicizia, lavorare una stazione russa in mezzo al pileup non sarà più la stessa cosa.
L’auto aveva forato una gomma a metà strada tra Murmansk e il confine facendoci perdere tempo, temendo che ci stessero “cronometrando” e che volessero sapere perché ci fosse voluto così tanto tempo per arrivare alla frontiera. Ma nel complesso ci sentivamo abbastanza tranquilli riguardo a questo attraversamento del confine.
“Avete soldi russi?” chiese la guardia, esaminando i nostri passaporti.
“Sì”, cinguettò Laila, “Ho soldi russi”. Naturalmente eravamo stati avvertiti che non ci sarebbe stato permesso di portare con noi denaro russo fuori dal Paese. Anche la nostra visita sarebbe stata annullata.
“Sì, avete denaro russo?” chiese la guardia. “Quanto?” Laila tirò fuori il suo portamonete russo, che teneva come souvenir, e lo sollevò.
“Un rublo!” rise la guardia. “Tenetelo pure.”
Fuori, altre guardie stavano ispezionando attentamente l’auto.
La gomma danneggiata fu rimossa e, poiché era molto lacerata in quanto ci avevamo guidato sopra per un po’ prima di renderci conto che era a terra, la guardia vi infilò il braccio controllando se avessimo nascosto qualcosa. Ma eravamo stati straordinariamente rispettosi della legge, non avevamo avuto a che fare con i cambiavalute, eravamo rimasti sulla retta via, non avevamo scattato foto al personale in uniforme o ai ponti, in breve eravamo stati dei turisti modello e presto ci permisero di proseguire.
“Mi chiedo ancora cosa stessero cercando!” borbottammo Per, Laila e io all’unisono. Laila e stavamo congelavandoo per essere rimaste sotto la pioggia mentre Per cambiava la ruota dell’auto.
“Corriamo al ristorante più vicino e prendiamo qualcosa da mangiare”, suggerii a Per. “Laila e io ci riscalderemo con un bicchierino di Aquavite liscia. Ma non puoi bere “perché stai guidando!”
Emanuela IZ2ELV
(Altri capitoli: https://tremaghi.blog/category/qrv-per-me-una-vita-da-dxer-di-kirst9nl/)


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