Uscendo dal primo gioiello di Azzate, ovvero la la parrocchia dedicata alla Natività di Maria Vergine e prendendo la via sulla destra leggermente in salita, si percorre tutta la via Volta fino ad arrivare allo stop. Di fronte e leggermente spostato sulla destra si trova il cancello di Villa Bossi Benizzi Castellani, una delle tante abitazioni signorili di Azzate e il cui nome racchiude la successione cronologica delle famiglie proprietarie dell’antica dimora, oggi sede del municipio di Azzate.

Per risalire all’anno di costruzione della villa si fa riferimento alla lapide murata sulla facciata verso l’ingresso di via Fiume e che riporta la seguente incisione:
“Queste costruzioni degli antenati dei Bossi, da Giovanni Bossi padre accresciute, furono ampliate da Matteo Bossi giureconsulto e senatore su un luogo distrutto e abbandonato ed inoltre egli fortificò con un muro ed un fossato ed abbellì con alberi, parco ed orto nel 1495”.
Tralasciando i successivi proprietari della residenza storica, quella della famiglia Bossi, oltre ad essere la più antica, è sicuramente quella più rilevante, grazie a Egidio Bossi, primo feudatario di Azzate e della Val Bossa. Esponente di una famiglia patrizia milanese, ricoprì diverse cariche pubbliche nel Ducato di Milano, tra le quali quella di membro del Senato di Milano, uno dei più importanti tribunali supremi italiani dell’epoca. L’ultimo Duca di Milano, Francesco Sforza, lo incaricò tra l’altro di raccogliere decreti ed editti milanesi nelle Constitutiones dominii Mediolanensis, meglio note semplicemente come Novae Constitutiones, che furono promulgate nel 1541 dall’imperatore Carlo V.



Nel 1538 il senatore Egidio Bossi aumentò il suo prestigio e la sua potenza acquistando da Agostino D’Adda il Feudo della Val Bodia, consentendogli di estendere la sua signoria, oltre che ad Azzate, a Gazzada, Buguggiate, Brunello, Crosio, Daverio, Galliate e Bodio.
Dopo quattro anni dal suo insediamento come feudatario, sentì il bisogno di lasciare ad Azzate una traccia tangibile della sua persona e nel 1542 commissionò al pittore Callisto Piazza da Lodi una pala d’altare in cui fossero raffigurati la Madonna in trono col Bambino nell’atto di celebrare le nozze mistiche con Santa Caterina d’Alessandria, San Gerolamo e lui stesso, genuflesso, in atto di preghiera, tutt’ora custodita nella chiesa parrocchiale.

L’attuale edificio è frutto di successive modifiche avvenute tra il XVII e il XVIII secolo.
Di grande impatto è l’ampia scala con balaustra in marmo rosso che porta al piano superiore con i saloni in stile barocco e soffitti a cassettoni.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
(fonte: https://aciate.blogspot.com)


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