4 novembre 1958


Quel giorno erauna data storica per la chiesa cattolica. I fedeli che gremivano piazza San Pietro ricevevano la prima benedizione urbi et orbi da Giovanni XXIII alla fine della cerimonia solenne che aveva incoronato Papa Angelo Giuseppe Roncalli.
Era un martedì, data segnata in rosso sul calendario per Festa dell’Unità nazionale e nella chiesa di San’Agnese, nel quartiere di Vialba alla periferia nord-ovest di Milano, alle 6:00 di mattina in un orario del tutto insolito per una cerimonia si erano uniti in matrimonio mamma e papà. Da alcuni anni gestivano la tavola calda del bar del Domm nel cuore della città meneghina e da lì a un paio d’ore dovevano iniziare il lavoro in cucina. In chiesa solo i miei nonni paterni e i due testimoni, nessun abito della festa nemmeno per gli sposi, che alla fine della cerimonia avevano festeggiato offrendo un cappuccino ai pochi invitati nel bar vicino alla chiesa.
Sebbene fossero cresciuti in famiglie molto religiose, non erano dei ferventi cattolici, tutt’altro. Quando mia madre rimase orfana all’età di 19 anni, andò a convivere con mio padre, suo coscritto e dopo dieci anni i nonni paterni, molto credenti, avevano messo alle strette mio padre affinché si sposasse e rigorosamente in chiesa.
Dopo alcune settimane seguirono i veri festeggiamenti con le due famiglie riunite al completo a casa di zio Alfredo, fratello e testimone della mamma, che per l’occasione indossava l’abito da sposa preso in prestito da zia Agnese, sorella di papà. Una semplice torta, il brindisi e le foto di rito, scattate da zio Giorgio, ormai affermato fotografo di architettura e design.
Un matrimonio davvero fuori schemi, come la loro lunga convivenza rapportata ai quei tempi.
Purtroppo a causa dell’epilogo della grave malattia di mio padre sono riusciti a celebrare insieme solo 31 anniversari e oggi, dopo due anni che si sono riuniti, sicuramente staranno ricordando questa ricorrenza.
Buon anniversario mamma e papà!

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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