La strada che porta alla conoscenza è una strada che passa per dei buoni incontri (Baruch Spinoza)


Le nostre vite si sono incontrate un pomeriggio d’ottobre, una delle poche giornate intiepidite dal sole. Stavo leggendo e di tanto in tanto mentre giravo la pagina, buttavo un’occhiata fuori dalla portafinestra quando ti ho vista arrivare. Un volo quasi radente alla ringhiera del balcone poi, ingannata dai vetri a specchio che riflettevano il cielo azzurro, sei andata a sbatterci, fortunatamente mentre stavi rallentando.
Spaventata e smarrita, ti sei attaccata allo stipite, fin quando Fulvio non ti ha raccolto e tenendoti delicatamente nella sua mano, ti ha accarezzato dolcemente la testolina per tranquillizzarti.
Ho potuto ammirare così la tua bellezza, il tuo piumaggio un’opera d’arte della natura. Ti abbiamo depositato sulla piccola mangiatoia vicino al gelsomino, dove lasciamo sempre delle granaglie per gli uccellini, aggiungendo una piccola vaschetta con dell’acqua nel caso avessi avuto sete.
Avrei voluto stare lì con te, accarezzarti e parlarti dolcemente, ma era giusto lasciarti sola e in pace affinché ti riprendessi dallo spavento.
Rientrati in casa, il mio pensiero era fisso a te, così piccina, forse eri un novellino caduto dal nido mentre tentavi il primo volo. Dopo una mezz’ora sono uscita sul balcone dalla portafinestra lontana dalla mangiatoia per non disturbarti e per vedere se ti fossi calmata, ma non c’eri più, eri volata via.
Grazie alle foto che ti avevo scattato sono risalita alla tua specie consultando il sito della Lipu, una femmina già adulta di Fiorrancino (Regulus ignicapilla), un passeriforme dalle dimensioni minuscole. Dal breve file audio che riproduce il caratteristico canto, l’ho riconosciuto come uno dei tanti che ascolto dal balcone, quindi significa che su qualche albero nei giardini dei vicini vivono dei tuoi simili e non sarai mai sola. É stato un dono incontrarti… Buona vita piccola!

Questo fugace incontro con una meravigliosa creatura non si è limitato a farmi conoscere solamente questo bellissimo e minuscolo uccellino. Mi ha fatto scoprire anche una poesia che non conoscevo, di Giuseppe Ungaretti e dedicata al figlio Antonietto, prematuramente scomparso all’età di 9 anni per un’appendicite mal curata, nella quale lo identificò proprio in un fiorrancino.

«Tu ti spezzasti» di Giuseppe Ungaretti.

II molti, immani, sparsi, grigi sassi
Frementi ancora alle segrete fionde
Di originarie fiamme soffocate
Od ai terrori di fiumane vergini
Ruinanti in implacabili carezze,
-Sopra l’abbaglio della sabbia rigidi
In un vuoto orizzonte, non rammenti?
E la recline, che s’apriva all’unico
Raccogliersi dell’ombra nella valle,
Araucaria, anelando ingigantita,
Volta nell’ardua selce d’erme fibre
Più delle altre dannate refrattaria,
Fresca la bocca di farfalle e d’erbe
Dove le radici si tagliava,
-Non la rammenti delirante muta
Sopra tre palmi d’un rotondo ciottolo
In un perfetto bilico
Magicamente apparsa?
Di ramo in ramo fiorrancino lieve,
Ebbri di meraviglia gli avidi occhi
Ne conquistavi la screziata cima,
Temerario, musico bimbo,
Solo per rivedere all’ilmo lucido
D’un fondo e quieto baratro di mare
Favolose testuggini
Ridestarsi fra le alghe.
Della natura estrema la tensione
E le subacquee pompe,
Funebri moniti.
Alzavi le braccia come ali
E ridavi nascita al vento
Correndo nel peso dell’aria immota.
Nessuno mai vide posare
Il tuo lieve piede di danza.
Grazia, felice,
Non avresti potuto non spezzarti
In una cecità tanto indurita
Tu semplice soffio e cristallo,
Troppo umano lampo per l’empio,
Selvoso, accanito, ronzante
Ruggito d’un sole d’ignudo.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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