Spesso, ironicamente, affermo che la cicogna ha sbagliato continente quando mi ha portato sulla terra. Avrebbe dovuto farmi nascere in Oriente, invece ha depositato il mio fagottino rosa in quel di Milano. Al di là delle battute, sono convinta che in una vita precedente sia vissuta anche per breve tempo in Giappone. Giorno dopo giorno percepisco che c’è una calamita dal forte campo magnetico che mi lega sempre più al Paese del Sol Levante.
Da oltre mezzo secolo la macchina fotografica che ho al collo è una Nikon, anche le radio che per trant’anni mi hanno permesso di far viaggiare la mia voce nell’etere, la nostra auto sono made in Japan e negli ultimi cinque anni, a poco a poco, simboli della terra nipponica sono entrati quasi casualmente a far parte della mia vita. Inizio ogni giornata con una tazza di tè verde Bancha a colazione, per insaporire le minestre di verdura ho sostituito il dado con il miso di riso, per grigliare in modo salutare carne, pesce e verdure uso la piastra teppanyaki e soprattutto sono diventata un’altra persona grazie alla filosofia zen, che mi a cambiato radicalmente.
E così anche nei social seguo pagine che parlano del Giappone, dei suoi usi e costumi, della sua cultura, arte e mostrano affascinanti panorami mozzafiato che variano secondo le stagioni.
In una di queste pagine, Jaded in Japan, qualche giorno fa mi sono imbattuta in un’immagine che spiegava una parola giapponese, Yutori: “rallentare intenzionalmente semplicemente per essere, respirare, ascoltare e apprezzare la bellezza della natura e della vita. Creare consapevolmente spazio per rilassarsi, riflettere e integrarsi, piuttosto che essere costantemente occupati o di fretta.”
Una definizione che potrebbe semplificarsi nell’atto consapevole di rallentare per permetterci di assaporare il mondo attorno a noi e sentendoci parte integrante.
Penso che questa parola sia una delle più belle al mondo, racchiude in sé l’essenza per trovare quella felicità, non effimera, che difficilmente vediamo pur avendola sempre accanto a noi.
É un temine che sposa la filosofia zen e fa sì che ogni giorno della nostra vita sia unico e meritevole di essere vissuto nella piena consapevolezza per assaporarne ogni attimo.


Ormai da un lustro ho imparato a rallentare, a dilatare il mio tempo, ritagliandomi tanti momenti nella giornata per guardarmi attorno, valorizzando quelle sfumature della vita, che pur essendo state sempre davanti ai miei occhi, non vedevo in tutta la loro grandezza.
Come osservare il cielo, aspettare ogni mattina che sorga il sole, realizzando il suo intercedere verso nord fino al solstizio d’estate per poi invertire la rotta verso sud finché non arriva l’inverno.
Non c’è un’alba uguale all’altra, tutte hanno il loro fascino, come ogni giorno della mia vita, che potrebbe sembrare che segua una routine quotidiana, ma non è così.
Per non parlare della natura che mi circonda, che mi stupisce anche tra le mura domestiche, come quando ho scoperto tra le lunghe foglie della mia pianta Sansevieria un ramo con dei boccioli di fiori. Non sapevo potesse fiorire e da quel momento le ho donato ancora più attenzioni quotidiane, attendendo con ansia che sbocciassero i bellissimi e profumatissimi fiori bianchi.

Queste sono le piccole, grandi cose che mi donano felicità, che mi rendono grata alla vita ogni giorno.
Grazie agli insegnamenti zen a coltivare una mente di principiante, non solo ho centrato il mio Yutori, ma ho trovato anche il mio Ikigai, il senso dell’esistenza, senza compilare alcun diagramma di Venn come viene suggerito in occidente.
Ikigai è un’antica filosofia giapponese il cui termine è formato dalle parole iki, VITA e gai, VALORE, considerata nell’isola di Okinawa, soprannominata l’isola della longevità, una delle ragioni per cui svegliarsi al mattino.
Ma è davvero così importante trovare il proprio senso della vita? Forse la risposta giusta la si trova in queste parole:
Se si contribuisce alla felicità di altre persone, si trova il vero senso della vita. (Dalai Lama)
Emanuela Trevisan Ghiringhelli


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