Chi l’avrebbe mai detto che quell’insignificante piccolo fusto succulento che qualche anno fa mi ha portato Nora avvolto in un pezzo di carta sarebbe diventata una bellissima pianta rigogliosa. Non a tutti piace l’Orbea variegata, conosciuta anche con altri buffi nomi, quali pianta stella marina, cactus stella marina, cactus carogne, fiore di carogne, cactus rospo, pianta di rospo. Come consuetudine per me è Nora, il nome di chi me l’ha regalata e di questa pianta apprezzo tutto, perché se Madre Natura l’ha voluta così, avrà avuto i suoi buoni motivi.
Ho imparato a conoscerla e scoprirla osservando giorno dopo giorno quell’insignificante fusto succulento che in men che non si dica si è moltiplicato fino a riempire il piccolo vaso dove l’ho piantato. Solo dopo un anno e il rinvaso ed i mesi invernali trascorsi in uno stato quasi dormiente, d’estate ho visto scendere dal bordo del vaso un esile rametto con attaccata un qualcosa che assomigliava a una piccola lanterna Kongming che da lì a pochi giorni si è tramutato in un bellissimo fiore maculato a cinque petali che emana un forte odore di carne marcia per attrarre i loro principali insetti impollinatori, ovvero mosche e mesconi, che attratti dal fetore simile a quello degli escrementi umani, vi depositano le uova convinti di trovarvi nutrimento invece poco dopo la schiusa muoiono, non prima di aver impollinato il fiore.

Quest’anno e per la prima volta la bellissima stella impollinata e sfiorita si è tramutato in frutto, ovvero in bacelli che, una volta giunti a maturazione, libereranno nell’aria i semi attaccati a piumini bianchi che faciliteranno anche a un impercettibile alito di vento di trasportarli lontano.
Lasciando a parte la botanica, l’Orbea variegata ha molto da insegnare: il fetore emesso dai suoi fiori per attirare mosche e mosconi può essere interpretato come un inganno, celando all’apparenza una realtà differente, ovvero facendo di necessità virtù. Questo insegna a non giudicare dalle apparenze e ad essere d’esempio nello spirito di adattamento e sopravvivenza, ma non solo, può essere visto come un richiamo al mistero e alle dinamiche nascoste della natura.
Quell’affascinante stella maculata dal forte fetore potrebbe essere vista anche come simbolo della dualità, contrapponendo la bellezza alla decomposizione, l’attrazione alla repulsione.
Ma i suoi insegnamenti celati non finiscono qui, per il vigore estivo dell’Orbea variegata dopo un inverno in uno stato all’apparenza privo di vita, può essere un naturale esempio di resilienza e capacità di rinnovamento.
Grazie Nora per avermi donato quel piccolo fusto succulento, che oltre a regalarmi bellissimi fiori, mi ha insegnato a non giudicare mai e che anche dalle stranezze dalla natura c’è sempre da imparare.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli


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