Cos’è l’amicizia? Non è solo un concetto, tutt’altro. É una sincera e affettuosa connessione tra persone che si rispettano, basata sulla fiducia reciproca. Coltivare un’amicizia è una frase bellissima, perché per nascere, crescere e vivere nel tempo ha bisogno di tanta cura, la stessa che si riserva a una pianta o fiore. Un detto zen recita: L’amicizia e l’amore non si chiedono come l’acqua, ma si offrono come il thè, una metafora da ricordare per mantenere vivo questo importante sentimento da offrire con generosità, senza chiedere nulla in cambio e gioirne con gratitudine.
Con un amico si possono condividere interessi o anche no, ma sicuramente ci si sostiene a vicenda nei vari momenti della vita, brutti o belli che siano.
Ai giorni nostri è anche una parola molto inflazionata, confondendo le semplici conoscenze con gli amici, che in realtà spesso sono molti di meno di quanto si pensi. I social media hanno ulteriormente contribuito ad abusarne, quasi a voler far accrescere l’autostima in relazione al numero di amici esibiti nel proprio profilo.
Sin da piccola sono sempre stata molto restia ad usare la parola amica. A causa della mia strana situazione familiare, i contatti con i le mie coetanee si limitavano all’asilo prima, quindi a scuola, pertanto per me erano solo compagne. Una volta entrata in collegio, in quarta elementare e dove vi sono rimasta per cinque anni, ho scoperto un terreno per nulla fertile a coltivare un’amicizia. Un ambiente in cui l’invidia regnava sovrana, così pure un’assurda classificazione in ceti sociali, avallata anche dal personale religioso che aveva il compito di educarci, hanno fatto sì che si instaurasse tra noi allieve un rapporto del tutto guardingo e sospettoso, anche se con qualcuna di loro condividevo qualche interesse.
L’amicizia l’ho incontrata per la prima volta solo nell’adolescenza e in persone più grandi di me. Mio cugino Oreste è stato il mio primo amico fidato, una sorta di fratello maggiore al quale confidavo tutti i miei problemi e in cambio ricevevo sempre un’aiuto o una parola buona e sincera di conforto, nonché preziosi insegnamenti. Nonostante i diciassette anni ci dividevano, avevamo molti interessi in comune che coltivavamo insieme contribuendo a rafforzare la nostra amicizia, finché da Milano, con la mia famiglia, ci siamo trasferiti in provincia di Varese e la lontananza ha fatto sì che le nostre frequentazioni di diradassero fino a diventare molto, molto sporadiche.

In quel di Buguggiate, dove ci eravamo trasferiti, ho finalmente trovato un’amica con la quale abbiamo instaurato un bellissimo rapporto che ormai ci lega da mezzo secolo, nonostante le vicissitudini della vita ci abbiano allontanate per diverse centinaia di chilometri e anche oggi, pur sempre lontane, basta un breve contatto quotidiano per dirci “ci sono” per tenere viva la nostra amicizia.
Di persone nella mia vita ne sono passate tante, ma sono ben poche quelle che considero amiche. Non voglio fare nomi, chi è davvero speciale per me lo sa, per come “mi marca stretto” soprattutto in questo momento della mia vita, dimostrandomi che c’è, anche solo per un saluto. Persone amiche che mi accettano nonostante tutti i miei difetti e la mia cocciutaggine, sulle quali posso contare anche per momenti di ordinaria follia e di risate a crepapelle.
Ma non ne vogliano se affermo che il mio miglior amico in assoluto è mio marito. Non è retorica, penso sia un’indiscutibile evidenza per chi ha condiviso con me 45 anni della sua vita, facendomi percepire ogni giorno quell’affetto sincero che mi è mancato per molti anni della mia giovinezza.
Oggi si celebra la Giornata Internazionale dell’Amicizia, proclamata nel 2011 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconoscendo l’importanza dell’amicizia quale “sentimento nobile e prezioso nella vita degli esseri umani di tutto il mondo”, un tesoro dal valore inestimabile espresso anche nella Sacra Bibbia: “l’amico fedele è un balsamo nella vita” (Libro dell’Ecclesiastico, 6,5-17).
Emanuela Trevisan Ghiringhelli


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