Sono le 9:30 di una tiepida mattina di maggio, quando arrivo al piccolo porticciolo di Bodio Lomnago, un luogo tranquillo e molto Zen, il luogo ideale dove praticare Qi Gong.
Roberta, l’insegnante, ci aspetta nel piccolo boschetto in prossimità del lago e dopo pochi minuti ha inizio quella che non voglio chiamare una lezione, bensì un modo dolce e armonico di entrare in contatto con la natura, il cielo e la terra, acquisendone l’energia e raggiungendo uno stato di benessere psicofisico dal sapore mistico.
É la seconda volta che mi approccio al Qi Gong, quindi non ne conosco i vari esercizi e osservo attentamente Roberta, imitando le sue dolci movenze, cercando di sincronizzare i movimenti lenti con il respiro. I primi esercizi sono di riscaldamento, percepisco lo sciogliersi ogni piccola tensione e muovendomi ho l’impressione di danzare seguendo la melodia dei dolci suoni della natura. Allungo la colonna vertebrale, alzando la testa e le braccia verso quel lembo di cielo che fa capolino tra le verdi foglie di quercia e mi sembra di giocare a toccare le nuvole che transitano in quell’istante. Non provo alcuna fatica, tutto’altro, sento aumentare lo stato di benessere fisico ed ho quasi la sensazione di prendere coscienza del mio corpo per la prima volta. Cerco di essere più sciolta nei movimenti, anche se talvolta mi sento un pò goffa nell’apprendere le giuste movenze, ma subito mi sintonizzo nel qui e ora di questa pratica.
Il tempo sembra volare e un’ora passa velocemente, come sempre quando si fa qualcosa di estremamente piacevole.
Prima del lockdown del 2020 avevo iniziato a praticare yoga, ma non avevo avuto la stessa sensazione positiva. Percepisco che il Qi Gong è la mia disciplina e voglio fermamente che entri a far parte del mio stile di vita.
Dal significato profondo, dove Qi è l’energia che permea, muove, nutre l’universo e l’uomo, simile al prana della cultura indiana e il significato letterale di Gong è “lavoro svolto meritevolmente”, questa antichissima disciplina cinese ha una storia millenaria e pare abbia origine sin dalla dinastia Zhou nel 1028-221 a.C., quando con danze sciamaniche si cercava di guarire dai malanni ed esorcizzare le energie dannose, imitando i movimenti di grossi animali per acquisirne la forza che si tramutava in capacità curativa.
Antiche forme di Qi Gong si trovano anche nello Huàngdì Néijing Suwen, l’antica bibbia della Medicina Tradizionale Cinese, risalente circa all’anno 200 a.C., testo classico di medicina interna dell’imperatore Giallo, ovvero Huang Di, un sovrano leggendario e forse mai esistito in realtà, che si narra avesse quattro facce per permettergli di volgere il suo sguardo compassionevole verso i quattro punti cardinali e che avesse la facoltà di comunicare direttamente con le divinità.
La pratica del Qi Gong armonizza lo Yin e lo Yang e aiuta ad attivare la circolazione dei meridiani, che, per un neofita come me, si traduce in una sensazione di benessere generale e leggerezza, oltre a un pieno di energia vitale che ha il sapore di essere davvero un elisir di lunga vita.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli