Per qualche minuto ieri mattina mi sono illusa che da lì a poco si sarebbe imbiancato il panorama attorno a me, un desiderio svanito dalla pioggia che si è sostituita alla neve. Non mi resta che ricordare l’ultima copiosa nevicata che risale a dicembre 2020 e alla quale avevo dedicato questo articolo che ripropongo.
Per la prima volta nella mia vita ho accolto la nevicata di ieri con l’entusiasmo di un bambino. Nessuno stress per i fiocchi che cadono copiosi e la spessa coltre che ricopre il manto stradale.
Se fossi stata ancora parte del mondo del lavoro, avrei trascorso la notte insonne, controllando di tanto in tanto lo stato delle carreggiate e facendomi strani film su che percorso scegliere per recarmi in ufficio.
Invece è stato bello addormentarmi sperando che le previsioni meteo ci azzeccassero, risvegliarmi in un paesaggio invernale fiabesco e in quel silenzio ovattato, tipico di quando nevica.
È stata una gioia anche il mio gatto, Kimi, che ha giocato per la prima volta nei suoi 8 anni di vita con quel poco di neve che ha ricoperto parte del nostro balcone, divertendosi a buttarla per aria per poi cercare di mangiarla mentre ricadeva a terra. Mi ha fatto molta tenerezza e inevitabilmente ho pensato come sarebbe stata la sua vita da Norvegese delle Foreste in terra scandinava, dove la neve d’inverno è all’ordine del giorno.





Nel pomeriggio siamo usciti a fare gli inevitabili quattro passi con la mia Nikon, un breve giro per scattare qualche foto ricordo di questa copiosa nevicata del 2020, che forse non sarà nemmeno l’ultima, ma è stata la prima che ho vissuto in modo del tutto nuovo.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
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