Nel giorno della Fesa dei Nonni, mi sento un pò triste se ripenso alla mia infanzia. Non ho avuto la fortuna di conoscere quelli materni, Antonietta e Armando, scomparsi entrambi molto prematuramente appena terminata la seconda guerra mondiale. Solo gli sporadici ricordi della mamma e zii hanno fatto sì che mi fossero anche solo un pò familiari e mi alleviassero il peso della loro mancanza fisica.
Anche del nonno paterno, scomparso quando avevo solo 6 anni, ho dei ricordi molto labili, quando mi portava nel suo orto di Quarto Oggiaro, nei campi attigui all’autostrada Milano-Bergamo. Fortunatamente mi sono goduta più a lungo nonna Ida, classe 1894, una donna dolce e forte d’altri tempi, che sposò nonno Antonio, un giovane vedovo e con due figli di nove mesi e due anni e con il quale ebbe altri quattro figli, tra i quali il mio papà. Non l’ho frequentata molto durante la mia infanzia, per via della mia situazione familiare, che mi vedeva prima ospitata e allevata dagli zii materni poi per via degli anni vissuti in collegio. Ricordo comunque le sporadiche visite nella sua umile casa accogliente degli alloggi popolari di Quarto Oggiaro, quando riusciva sempre ad improvvisare deliziosi pranzi e soprattutto le sue squisite melanzane che usava conservare sott’olio, senza mai rivelare ad alcuno i segreti della sua ricetta. Tempo fa ho voluto digitalizzare questa foto, scattata forse nel 1964 in occasione della Prima Comunione di mio cugino Giovanni Battista e che la ritrae assieme ai suoi nipoti “lombardi,” con in braccio il piccolo Carlo, quindi Patrizia, Maria e la sottoscritta. Peccato mancassero i cugini di Abano Terme che avrebbero reso perfetto questo ricordo.
Quando nel 1976 ci siamo trasferiti da Milano a Buguggiate, papà ha voluto portarla a vivere con noi, permettendomi di godere della sua costante compagnia per qualche anno. Mi sembra di vederla ancora in giardino alla ricerca dei fiori gialli del suo tanto amato tarassaco, che da veneta DOC chiamava pisacán e faceva saltare in padella con olio e aglio, rendendo gustosa quell’erba amara che era la sua pietanza preferita.
Mi ha fatto un immenso piacere che prima di lasciarci ha fatto in tempo a conoscere ed apprezzare Fulvio, per me è stata una sorta di sua benedizione alla nostra unione e sicuramente sarebbe stata felice di vederci sposati.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
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