Spesso, troppe volte penso che sono nata nel continente sbagliato. Amo troppo l’Oriente, a partire dalle tante filosofie di vita, molto simili tra loro, alle cure alternative come l’Ayurveda e l’agopuntura e le discipline, come il Qi Gong e lo Yoga.
Non sono mai riuscita a coinvolgere Fulvio in questi miei interessi, solo recentemente abbiamo deciso di passare da un acquario tradizionale a uno giapponese Zen, ovvero di acqua dolce, con gamberetti e pesciolini che vivono in armonia con le piante acquatiche, che hanno bisogno di una costante cura.
Al momento il nostro è solo un giardino acquatico Zen allestito secondo la tecnica Aquascape da un professionista del settore, Giacomo di Acquarishop di Ranco, in quanto è necessaria un’approfondita conoscenza delle piante e della fauna ittica per creare un perfetto ecosistema naturale. Tra circa un mese verranno inseriti gradualmente alcuni piccoli branchi di pesci, che si integreranno nel loro habitat naturale, creando un ambiente armonioso che invita all’osservazione e alla meditazione.

Il padre di questa tecnica è stato il maestro giapponese Takashi Amano, prematuramente scomparso nel 2015 all’età di 61 anni, fotografo naturalista che ha collezionato scatti di biotopi naturali di tutto il mondo, dal Borneo, all’Africa occidentale e all’Amazzonia. Apprezzato non solo in Giappone ma in tutto il mondo e vincitore di prestigiosi concorsi mondiali, le sue fotografie sono state esposte nel 2008 al vertice del G8 di Tokyo.
Si è ispirato dalla foresta pluviale tropicale dell’Amazzonia, quando durante la stagione delle piogge viene sommersa da fiumi in piena che scorrono ricchi di vita e quando arriva la secca emergono dal fondo grossi legni e pietre circondate da erba, formando un perfetto quadro naturale, che aveva riprodotto in un acquario giapponese Zen.
Un’iterazione tra esseri viventi che formano un ecosistema, costituito da piante acquatiche, pesci e gamberi, batteri e altri microrganismi che hanno bisogno ossigeno per respirare, quello prodotto dalle piante acquatiche che poi rilasciano anidride carbonica, in seguito riassorbita dalle piante che la convertono in ossigeno attraverso il processo di fotosintesi. Grazie a questo ciclo, si mantiene l’ecosistema dell’acquario.
Anche se per il momento non è ancora popolato da pesci, è davvero emozionante poterlo osservare da più angolazioni, scoprire ogni giorno la crescita delle piante e prendendosene cura settimanalmente come una creatura da allevare .

Uno dei leitmotiv delle filosofie orientali è che nella vita nulla succede per caso. Che sia veramente così o meno, siamo capitati in quel meraviglioso luogo di Ranco, Acquarishop, una sorta di piccolo santuario di acquari naturali e ricchi di piante rigogliose dove pochi e piccoli pesciolini nuotano e si nascondono tra le pietre e legni. Grazie a questa visita, dall’apparenza casuale, è scaturita la scintilla che ci ha fatto decidere di accantonare l’acquario tradizionale e di dedicarci all’aquascaping, un’avventura che per noi è solol’inizio e che ci farà crescere in simbiosi al nostro piccolo ecosistema.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
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