Come era bello un tempo mandare i saluti con le cartoline illustrate. Per me era una sorta di rito che iniziava ancora prima che partissi per le vacanze, quando preparavo l’elenco dei parenti e amici a cui inviarle e negli ultimi anni con la stampa delle etichette adesive degli indirizzi.
Raggiunta la località di soggiorno, una volta registrati in albergo e preso possesso della camera, uscivo a fare la prima passeggiata nella quale passavo in rassegna tutti gli espositori di cartoline, finché non trovavo quelle di mio gusto. A quel punto prendevo la mia lista e facendo scorrere nome per nome, cercavo quella che calzasse più a pennello ad ogni destinatario.
Perdevo una mezz’ora per scegliere tutte le cartoline, sempre molto serie, imprescindibilmente con paesaggi che dovevano portare un saluto dal luogo delle mie vacanze e ci tenevo fosse ben raffigurato e trasmettesse qualche emozione. Negli anni della mia fanciullezza il campanile non doveva mai mancare nell’illustrazione, perché tradizionalmente era il simbolo della comunità; più tardi, durante l’adolescenza, ricercavo scorci più caratteristici, prediligendo romantici tramonti.
Il negoziante riponeva le cartoline acquistate in una apposita bustina di leggera carta bianca riportante qualche piccolo annuncio pubblicitario locale e vi allegava anche i francobolli. La sera, prima di dormire, scrivevo i saluti personalizzati che talvolta si trasformavano in brevi lettere per le amiche più care, quindi la mattina seguente le imbucavo nella cassetta postale rossa finché partissero immediatamente e arrivassero a destinazione prima del mio rientro.
Memorabile è stato il 1990, quando andammo per il primo anno in Austria, a Sankt Ulrich am Pilleresee in compagnia di Anna, Roberto e dei loro due figli. Pianificando questa vacanza, cercammo di coinvolgere, senza risultato, un nostro collega con il quale eravamo soliti condividere molti spassosi momenti in compagnia. Non accettò l’invito di unirsi a noi, in quanto riteneva che in terra asburgica si mangiasse male, invece la cucina austriaca fu una piacevole sorpresa anche per noi, quindi decidemmo di scrivere ogni giorno una cartolina a Bruna e Claudio, inviando loro, oltre ai saluti molto goliardici, un’impronta del sugo della pietanza del momento, auspicando che facesse loro ripiangere di non essersi uniti a noi.
Per un certo numero di anni feci la raccolta delle cartoline illustrate, custodendole in una grande scatola con il coperchio di stoffa a fiori, che purtroppo non so che fine abbia fatto. Tornata dai cinque anni trascorsi in collegio non l’ho più trovata. Erano ricordi belli, sia per i pensieri che mi scrivevano e per le immagini che mi facevano conoscere luoghi nuovi.
Ora le nostre care cartoline hanno ceduto il passo ai momenti di vacanza condivisi in tempo reale nei social, o a scatti inviati più discretamente via Whatsapp, ma certamente è la stessa cosa.
Un’altra tradizione che si è persa nel tempo e che voglio rispolverare virtualmente, inviandovi ora i miei Saluti da Azzate, panorama e lago di Varese, che non è la località delle mie vacanze, bensì il luogo dove vivo e di cui ne sono perdutamente innamorata.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
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