Con lo studio della pratica Zen sto imparando a vivere nel presente, non proiettare i pensieri nel futuro e non indugiare sul passato, ma ci sono dolci ricordi della mia infanzia che ti tanto in tanto appaiono inavvertitamente come dei flash e subito si dissolvono, quasi volessero accarezzarmi il cuore.
Uno di questi è il ricordo del pranzo della domenica, semplice come la famiglia dei miei zii, che comunque mantenevano vive le tradizioni culinarie milanesi, cucinando il classico risotto con lo zafferano, spesso accompagnato dall’osso buco.
Penso che il riso sia il cereale Zen per eccellenza, richiede la massima concentrazione sia nella tostatura e nella cottura, per evitare che risulti troppo al dente o scotto, pertanto cucinarlo per me è un vero e proprio esercizio di meditazione e consapevolezza.
Inizio col raccogliere due foglie di alloro, odorandone l’intenso profumo. Questa preziosa pianta aromatica non manca mai nel mio brodo, gli conferisce un sapore deciso pur evitando l’uso del sale e ritengo renda le pietanza più leggera e digeribile. Nell’acqua aggiungo anche una carota, un gambo di sedano e una piccola cipolla tagliati a dadini molto piccoli che faccio bollire lentamente per un quarto d’ora. In un tegame appassisco un piccolo scalogno tritato in poco olio extravergine di oliva, quindi aggiungo il riso per la tostatura, sfumo con mezzo bicchiere di vino bianco Lugana, quindi aggiungo il brodo senza filtrarlo dalle verdurine, ma tolgo solamente le foglie di alloro.
Mentre cuoce lentamente, gratto e pulisco la crosta del Parmigiano Reggiano che ho appena gratugiato, quindi la taglio a piccoli tochettini e l’aggiungo al riso. Sarebbe un vero peccato buttarla e non utilizzarla, in questo modo arricchisco il mio piatto di una buona dose di proteine come consigliato da Smartfood-IEO. Continuo a bagnare il mio risotto, stempero lo zafferano nel brodo ed ora la pietanza inizia a prendere un bel colore giallo, puntellato dall’arancione dei cubetti di carota e dal verde tenue del sedano. Portata a termine la cottura spengo, aggiungo una piccola noce di burro e parmigiano per mantecare il mio risotto, che non sarà il classico alla milanese, ma è in nostro piatto unico della domenica dal sapore di dolci ricordi di mezzo secolo fa.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
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