Oggi è la giornata internazionale dell’Amicizia e, senza nulla togliere alle altre amiche, voglio dedicarla a Rita, alla nostra amicizia che ci lega da quasi mezzo secolo, sebbene da oltre quarant’anni viviamo lontane ed i nostri incontri sono ormai diventati una rarità. Teniamo vivo questo sentimento che ci lega con una telefonata, messaggi quotidiani, con un buongiorno o una buonanotte, dimostrandoci sempre che siamo sempre reciprocamente nei nostri pensieri. Siamo nell’anno 1972, come ogni settimana partiamo da Milano per andare a trovare i miei zii a Luvinate e con l’occasione alla ricerca, che ormai pare vana, di una casa indipendente in provincia di Varese dove trasferirci da lì a qualche anno. Dall’autostrada vediamo un grande cartello di vendita di un piccolo appezzamento di terreno che attrae l’attenzione dei miei genitori. Siamo a un paio di chilometri dalla Città Giardino, un’ottima posizione per costruire una casetta e ci rechiamo subito a leggere meglio l’annuncio, seguendo una strada secondaria e poco frequentata parallela all’autostrada. C’è una signora che sta portando a passeggio la sua cagnolina Lisa, si avvicina a noi e, con un marcato accento veneto, ci suggerisce che se stiamo cercando una casa, ce n’è una in vendita di fronte alla sua abitazione. E’ molto affabile e mentre la seguiamo per vedere esternamente l’unità immobiliare, ci racconta di essere originaria di Cittadella, in provincia di Padova e dopo aver vissuto per un certo periodo a Senago, si era trasferita con il marito e la figlia Ritina in quel di Buguggiate.
La casa attira l’attenzione dei miei genitori e la Signora Lina ci fornisce il recapito telefonico dei proprietari. Quando mi giro verso la sua abitazione, vedo attraverso la vetrata che dà sul terrazzo la figlia convalescente da un brutto intervento di appendice e ci salutiamo con un cenno della mano. É stato il nostro primo incontro, anche se a distanza, Rita aveva 14 anni, io 12.
Quattro anni dopo ci trasferiamo a Buguggiate e con Rita trascorro la maggior parte del mio tempo libero, ascoltando canzoni di Billy Joel e sognando il principe azzurro. É una ragazza dolce e solare, andiamo molto d’accordo. Dopo aver conseguito la patente di guida, mi scorazza in giro con la Fiat 500 color carta da zucchero e le portiere che si aprono controvento che era appartenuta a suo nonno paterno, oppure in sella alla sua Harley Davinson, anche se la faccio sempre arrabbiare perchè non assecondo le curve, rimando dritta come un baccalà sulla sella.
Passa solo un anno e Rita si fidanza con Antonio, il grande amore della sua vita e di professione calciatore tra le file del Milan. Si sposano a settembre del 1979 e da lì a poco, a seguito della cessione di Antonio alla squadra romagnola, si trasferiscono a Forlì e dove nasce la loro primogenita Micol.
Mi faccio da parte, non voglio invadere l’intimità di Rita e dei suoi genitori quando torna a Buguggiate per far loro visita e farli godere delle gioie dei nipotini. Nel frattempo sono nati anche Naike, Giada e Cristian.
Come sempre succede a chi fa il calciatore professionista, capita di trasferirsi spesso in città diverse e anche per Rita e Antonio è così: Reggio Calabria, San Benedetto del Tronto, Prato, Ancona, Cosenza e Brescia, infine a Castel Mella dove mettono le radici, pur tornando a Buguggiate per parte delle vacanze estive, quindi i nostri più che sporadici incontri si limitano a quel periodo, acciacchi permettendo.
Termino con una chiosa sulla foto che ci ritrae nel 1975. Uno dei prossimi giorni spero di andare a trovare Rita, Antonio e lo loro meravigliosa famiglia. I nostri problemi non ci permettono di sederci nuovamente sullo stesso muretto, ma mi piacerebbe farci ritrarre nuovamente per la versione aggiornata di questo ricordo, uno scatto che sarà rigorosamente in bianco e nero, con due ultra sessantenni orgogliose delle loro rughe, i capelli naturalmente bianchi e che sorridono sempre alla vita.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
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