I miei gatti mi svegliano, apro gli occhi e rimango sdraiata ancora qualche minuto guardandomi attorno. Passo in rassegna la stanza pensando al nulla. Osservo le geometrie disegnate dalle travi di legno del soffitto, il rilassante verde delle pareti, la luce del giorno appena nato che entra dalla porta finestra, lo scorcio di mare dipinto sulla tela di fronte al letto. Lentamente mi porto seduta, appoggio i piedi sul pavimento e percepisco il piacevole freddo delle piastrelle, una sensazione corroborante che contribuisce a svegliarmi per bene. Rimango seduta qualche minuto cercando di ricordare il sogno che mi ha accompagnato durante la notte, cosa che ultimamente mi riesce frequentemente e spesso sorrido o rido di gusto rivedendo qualche scena della mia attività onirica.
Mi alzo e cammino scalza, una pratica che mi porta a muovermi lentamente, quasi in punta di piedi, senza costrizioni e sentendomi più sicura passo dopo passo.
Non ho un piedino di fata, tutt’altro, dalla pianta larga, sgraziata e con le sembianze di una zampa di papera. Anche il mio intercedere quando cammino scalza, a volte ricorda il simpatico pennuto.
Ormai i miei piedi hanno iniziato a riconoscere ogni tipo di suolo casalingo, distinguono la diversità del cotto del pavimento del bagno rispetto a quello uniforme degli altri locali della casa ed è altrettanto bello passare dalle fredde mattonelle al morbido tappeto, percependo la trama del tessuto.
Camminare scalza mi dà la sensazione di appartenenza al suolo, un piacere che mi porta a muovermi lentamente e con consapevolezza, quasi fosse una pratica meditativa che finalmente potrò esercitare per tutta l’estate.
Dicono sia una buona norma quella ci camminare scalzi in casa. Grazie al contatto completo della pianta del piede con il pavimento, permette al corpo di aumentare la superficie di appoggio e di rimanere in equilibrio senza sforzo, come insegna lo yoga eseguendo le asana a piedi nudi, un valido aiuto per mantenere la stabilità in modo più agevole.
Dicono che camminare scalzi in estate aiuta a migliorare la circolazione del sangue prevenendo il gonfiore di gambe e caviglie ed è anche un buon esercizio per rafforzare i muscoli dei piedi e degli arti inferiori, oltre a far muovere anche le dita dei piedi rendendole più flessibili.
Mi piacerebbe tanto camminare a piedi nudi all’aperto, come feci molti anni fa sui morbidi prati del Parco Giardino Sigurtà, un pò come Robert Redford e Jane Fonda nella commedia A piedi nudi nel parco, una pratica che da recenti studi dell’University of California – Irvine è ritenuta salutare a livello psicofisico.
Agli inizi degli anni ’60 in Nuova Zelanda è nato il barefooting (camminando scalzi), una filosofia che si è rapidamente diffusa negli Stati Uniti e da ultimo nel vecchio continente, soprattutto nei Paesi nordici, dove i bambini camminano scalzi abitualmente fin da piccoli, in quanto si ritiene che stimola l’intelligenza.
In italia sono nati diversi percorsi sensoriali di barefooting, a Morgex in Valle d’Aosta, nel Parco naturale La Mandria presso il centro visite Cascina Brero in Piemonte, a Moena (TN) nei dintorni della malga Roncac, all’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense alla scoperta del grande fiume Po, tanto per citarne alcuni.
A me basta assaporare il piacere di stare scalza in casa, in una sorta di camminata zen Kinhin, concentrandomi sui piccoli passi e la respirazione. Come insegna la filosofia zen, in cui ogni momento è sacro e fa parte del cerimoniale della vita, cerco di rispettarne gli insegnamenti, mantenendo un ritmo lento e prestando molta attenzione alla postura. Kinhin è la meditazione camminata che richiede molta concentrazione per avere la consapevolezza dei movimenti sincronizzati con il respiro. Poi la mente si svuota e il cuore si riempie di gioia!
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
HI Condivido il piacere di camminare scalzi, e ti racconto una mia esperienza favolosa il cui ricordo si affaccia spesso alla mia mente. Una volta durante un allenamento di Aikido mi ruppi il mignolo del piede. Me ne accorsi solo due giorni dopo in ufficio, avevo levata la scarpa per uno strano fastidio, dopodiche il piede non e’ entrato piu’ nella calzatura, ed amen. In ospedale han confermato la rottura del ditino. Al momento in palestra io lo avevo rimesso in posizione ritenendolo dislocato, ma invece era proprio rotto. Morale, a casa! Bene, qualche tempo dopo ero andato con amici ad una palestra di roccia ma le scarpe da arrampicata, che sono di due numeri piu’ piccole, non le potevo proprio mettere! Cosi’, a piedi nudi, mi misi a far qualche traverso stando in basso sulla parete, mentre il mio amico portava in parete due ragazze alla prima esperienza.
Senonche’… alzo gli occhi e vedo una catena! Ero su alla fine del primo tiro, senza niente, ne’ imbrago ne’ rinvii, completamente libero e “nudo”!! Non mi ero accorto ma la presa dei piedi sulla roccia era cosi’ piacevole e buona che sono andato su senza accorgermi. L’amico che stava facendo arrampicare le ragazze e’ venuto accanto a me, mi ha portato l’imbrago, la corda, alcuni rinvii, e poi mi ha detto beh ormai ci sei andiamo su! Ed ho continuato a piedi nudi … fino in cima! Sei tiri a piedi nudi su quella parete sono stati una cosa meravigliosa, la presa dei piedi sulla roccia, il tepore della parete completamente al sole, il panorama… e’ stata una cosa unica! Poi e’ stata unica anche la discesa a corda doppia, perche’ alla fine di un balzo son finito coi piedi, gia’ martoriati e spellati dalla roccia in un piccolo cespuglio di ginepro… beh quella non e’ stata una bella sensazione, credimi. Ma quelle placche sono uno dei ricordi piu’ belli delle mie arrampicate sportive: la sensazione della roccia sotto i piedi e la loro presa sulla parete sono state veramente uniche!
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