Quando ti piace un fiore, lo prendi. Quando ami un fiore lo innaffi tutto il giorno. Chi comprende questo, capisce la vita (Buddha)


L’estate che sta per finire è stata molto anomala. Alle nostre latitudini abbiamo avuto un mese di luglio dalle sembianze novembrine per poi passare improvvisamente alla canicola d’agosto che ha scatenato un esercito di zanzare, tanto piccole quanto inferocite, insensibili a zampironi e candele alla citronella che ci hanno indotto a rinunciare ai pranzi e cene sul terrazzo.
Mi si stringeva il cuore vedere quel tavolo che ci avrebbe fatto gustare, oltre alle varie pietanze estive, quei magnifici panorami prealpini e montani che ci circondano, così ho deciso di apparecchiarlo con vasi di piante e fiori, il mio cibo dell’anima, molti dei quali solitamente vivevano in casa, donando loro una sorta di vacanza.
Accanto a due vasi che hanno sempre adornato il nostro tavolo, un rigoglioso pungitopo e una bellissima erica rosa, le macchie di colore sono date da una begonia rossa, una natalina bianca e rossa, una kalanchoe gialla e una arancione, il dorso rosso cupo delle foglie di una calathea.


Anche il mio piccolo Ficus Microcarpa Ginseng continua a germogliare da quando è in vacanza, protetto da due piante di bambù e dalle folte chiome di due alberelli di giada. É un bonsai kodekama, che ripresenta come una palla di muschio adagiata su un vassoietto di terracotta blu, al fianco della statuetta di Buddha. E’ un’antica tecnica giapponese che risale al 1600, il cui significato letterale è per l’appunto palla di muschio e che prevede l’assenza del vaso, ma un’attenta composizione del terriccio che deve essere acido e fangoso, amalgamato con un componente argilloso dalle proprietà drenanti, chiamato akadama (palla rossa), composto che verrà rivestito di muschio. Chiamato anche bonsai volant, per la sua cura mi assicuro che nel vassoietto ci sia sempre acqua che la mia pianta beve quando ha sete, inoltre se piove, la lascio per qualche ora sotto la pioggia (se non è battente) per lavarle le foglie in modo naturale.
Sono orgogliosa del mio tavolo dalle sembianze di un’aiuola, ripagata da tutto l’amore che trasmetto alle mie piante, innaffiandole, accudendole e parlandole, talvolta cambiando la disposizione dei vasi per creare un effetto cromatico diverso.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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