Ciao Ori,
oggi avresti compiuto 80 anni. Avrei tanto voluto prepararti una festa intima per il tuo compleanno, solo noi tre, tu, Fulvio ed io, cucinando un pranzo degno della ricorrenza e ricordare quegli anni della mia giovinezza in cui entrambi eravamo una presenza quotidiana nelle nostre rispettive vite.
Chiudo gli occhi e t’immagino seduto a capotavola, il posto del festeggiato, con i capelli e la barba brizzolati, le tue movenze sempre discrete e gentili e ti vedo mentre accarezzi Kimi e Oliver, i nostri gatti. Sicuramente avresti parlato loro del tuo amato Cirillo.
Ti ricordi quando frequentavo ogni pomeriggio lo studio di via Col del Rosso? Come potrei dimenticare quello che ritengo sia stato il periodo più bello della mia adolescenza. Tu non eri solo mio cugino, ma soprattutto il mio migliore amico, un fratello maggiore, il mio mentore quando muovevo i primi passi nella camera oscura.
Ti piaceva anche cucinare, cosa che ti riusciva molto bene e ogni tanto mi fermavo anche a cena, trascorrendo momenti spensierati con te e zio Giorgio nella vostra accogliente casa che adoravo. Quella parete in legno a scomparsa che divideva il soggiorno dalla tua camera era fantastica, soprattutto quando rimaneva aperta quel poco per far scorgere la tua scrivania, di foggia antica, con alle spalle la libreria.
I soprammobili di pregio e l’architettura d’interni facevano apparire quella casa come un museo. Non dimenticherò mai le volte che da piccina venivo a trovarvi e zia Alice era sempre indaffarata in quella che chiamavo “la cucina americana”, in quanto era proprio simile a quella giocattolo che mi portò in dono zia Aida dall’America.
Come era dolce la tua mamma e quanto ti adorava. In fondo tu sei stato proprio figlio del vero amore. Zio Giorgio e zia Alice erano primi cugini e dopo averti concepito, dovettero chiedere dispensa al tribunale ecclesiastico per potersi sposare. Una volta gli zii mi raccontarono che eri nato in una giornata di forti incursioni aeree e bombardamenti su Milano che fortunatamente fecero solo danni materiali.
Ricordo ancora tutto di quegli anni. Le gare podistiche non competitive che facevamo assieme la domenica mattina, orgogliosa della mia tessera n° 2 del tuo Gruppo Amatori Marce. Sebbene la tua preparazione atletica ti avrebbe permesso ottimi piazzamenti, stavi sempre al mio fianco, tra gli ultimi concorrenti e poco davanti all’auto scopa che chiudeva la gara. Tenevi sempre in tasca la piccola Minox, la 35 se non ricordo male, per non farti scappare l’occasione di qualche meraviglioso scatto.

Ti ricordi quando ci spedivamo reciprocamente le buste affrancate con tanti francobolli di basso valore, che attaccavamo facendo composizioni grafiche e cromatiche particolari. Una volta trovai una nota delle Poste sul retro che m’invitava a limitare l’uso dei francobolli, utilizzando quelli di valore superiore. Non potevano capire la nostra Arte!
Non dimenticherò mai la tua raccolta dei fumetti Topolino, dai primi numeri in bianco e nero fino alle ultime uscite. Che meraviglia! E la tua caparbietà nell’imparare da autodidatta le lingue straniere, ti stavi già cimentando con il russo, dopo aver studiato i principali idiomi europei. Chapeau!
La foto che ho pubblicato è l’unica che ci ritrae assieme. Forse ce ne saranno altre nell’archivio dello IUAV, ma purtroppo non ne sono a conoscenza. Mi stavi dimostrando come fosse possibile fotografare il plastico allestito nello studio anche con la mia pesante Kiev 10 e non solo con la Linhof che usava zio Giorgio. Tu sapevi bene che odiavo fotografare i plastici e prendevo sempre qualche scusa per non svolgere quel compito, ma il tuo papà, il mio grande Maestro, giustamente voleva che imparassi.
Sono certa che tu ed io saremmo stati un ottimo team se avessi continuato a frequentare lo studio fotografico e questo era anche il desiderio di zio Giorgio, che lavorassimo insieme per dare continuità allo studio. Purtroppo i miei genitori mi tarparono le ali molto presto, non appena si resero conto che la fotografia non era solo un fuoco di paglia, bensì una vera passione. Peccato!
Avrei voluto essere lì con te quel 12 maggio 1995 quando zio Giorgio se ne è andato per sempre, per consolarti e farti sentire la mia vicinanza. Non oso pensare quanto immenso fosse stato il tuo dolore. Anche se un genitore è ammalato da tempo e prossimo a compiere 82 anni, un figlio non è mai pronto a questo momento e non lo eri soprattutto tu, che hai vissuto tutta la tua vita in simbiosi con il tuo amato papà.
Eri il suo unico figlio, il suo assistente, il suo braccio destro e lui per te era una presenza insostituibile nella tua vita con cui condividevi ogni istante. Trattenevi dentro di te quell’immenso dolore e ti è mancata la forza per superare quel grave lutto.
Fulvio ed io abbiamo condiviso con te quella domenica di luglio prima del tragico gesto che hai compiuto. Apparentemente sembrava che stassi bene e quella tua proposta di trascorrere le nostre ferie a Lignano, dove ci avresti portato ad esplorare le coste croate con la tua barca, ci aveva rincuorato, un segnale che il peggio era passato. Invece purtroppo non è stato così.
Da quel giorno ho un chiodo fisso. Quando trascorrevamo il tempo insieme nello studio fotografico, ascoltavi spesso quel meraviglioso successo di Mina scritto da Malgioglio, una canzone che ti piaceva molto e sicuramente ti evocava dei ricordi di cui non ne ero a conoscenza e non volevo invadere la tua riservatezza chiedendoti il motivo.
Forse hai preso troppo alla lettera L’importante è finire.
Buon compleanno Ori.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
(foto di copertina scattata da Giorgio Casali)
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