Non cercarlo nel libro di scienza naturale: l’albero di Natale è l’albero della magia (Gianni Rodari)


Oggi, giorno dell’Immacolata Concezione, l’usanza vuole che si facciano gli addobbi natalizi, ma da un pò di anni c’è la tendenza ad anticipare sempre più, a volte in concomitanza con l’apertura della prima finestrella del calendario dell’Avvento, comunque è un sintomo tangibile che addobbare la casa per la festa più magica dell’anno ci rende più felici. Ma com’è nata la tradizione dell’albero di Natale? Un’esaustiva spiegazione l’ha scritta e condivisa Elena Paredi nel suo profilo di Facebook, dal quale attingo spesso i suoi preziosi articoli che ho riportare anche nel mio blog.

L’abete sempreverde è stato tradizionalmente utilizzato per festeggiare le ricorrenze invernali (pagane e cristiane) per migliaia di anni. I pagani usavano i suoi rami per decorare le loro case durante il solstizio d’inverno, perché propiziava il ritorno alla successiva Primavera.
Le origini di questa usanza probabilmente risalgono a circa 1000 anni fa nell’Europa settentrionale, dove era in uso appendere gli abeti a testa in giù, partendo dal soffitto e utilizzando catene (o appese ai lampadari).
In alcune zone dell’Europa settentrionale, venivano utilizzate piante di ciliegio o biancospino (anche semplicemente alcuni rami) che venivano posti in delle pentole e trasportati in modo da propiziare la fioritura, sempre in previsione della Primavera. Alcuni creavano delle piramidi di legno decorate con mele e candele, trasportandoli di casa in casa, in segno di buon auspicio.
Il primo utilizzo documentato di un abete come simbolo del Natale, risulta essere avvenuta nelle città di Tallinn in Estonia e Riga in Lettonia: a Tallinn nel 1441 e Riga nel 1510. Entrambi gli alberi furono messi in piedi dalla “Confraternita dei Nastri” che era un’associazione di mercanti non sposati, proprietari di navi residenti a Livonia (ora Estonia e Lettonia).
Questi alberi venivano posti in mezzo alla piazza della città, addobbato festosamente, attorno al quale i cittadini danzavano alla vigilia del solstizio d’inverno.
Nella piazza di Riga, la capitale della Lettonia, c’è una targa con incisa la frase “Il primo albero del nuovo anno a Riga nel 1510”, in otto lingue.
Nel 1584 lo storico Balthasar Russow scrisse di una tradizione a Riga riguardo un abete decorato nella piazza del mercato attorno al quale i ragazzi “cantavano e ballavano per poi darlo alle fiamme” . C’è un record di un piccolo albero a Breman, in Germania, a partire dal 1570. È descritto come un albero decorato con “mele, noci, pretzell e fiori di carta”.

Una volta in una fredda notte di Natale, un foreste e la sua famiglia erano nel loro cottage riuniti intorno al fuoco per mantenere caldo. All’improvviso c’era un bussare alla porta. Quando il foreste aprì la porta, trovò un povero ragazzo che stava sul passo della porta, persi e solo. Il foreste lo accolse nella sua casa e la famiglia nutriva, lo lavò e lo mise a dormire nel letto dei figli più piccoli (dovette condividere con quella fratellata quella notte!). La mattina seguente, mattina di Natale, la famiglia era svegliata da un coro di angeli e il povero ragazzino si era trasformato in Gesù, il Bambino del Cristo. Il Cristo Bambino è andato nel giardino anteriore del cottage e ha rotto un ramo di un abete e lo ha dato alla famiglia come un regalo per ringraziarti per averlo curato. Quindi, da allora, la gente si è ricordata quella notte portando un albero di Natale nelle loro case!
(tradotto da: https://www.whychristmas.com/customs/trees.shtml)
L’albero di Natale, come simbolo della vita ha origini molto antiche e trova riscontri in diverse religioni.
Si utilizza in genere di un abete addobbato con piccoli oggetti colorati, luci, festoni, dolciumi, piccoli regali impacchettati e altro.
L’abete, essendo una conifera sempreverde, richiama il perpetuarsi della vita anche in inverno.
Gli addobbi luminosi (candele, e oggi lampadine) simboleggiano le perle di saggezza che si conquistano per ogni esperienza fatta e compresa, per giungere lungo un percorso iniziatico alla stella cometa in cima all’albero, che rappresenta il completamento della Grande Opera, cioè il punto di arrivo del viaggio iniziatico.
L’albero di Natale rievoca dunque l’idea dell’immortalità espressa miticamente dall’Albero della Vita, esso è un archetipo universale di molti popoli: è l’Albero Cosmico.
Per le popolazioni Indoeuropee, rappresenta la manifestazione divina del cosmo. l’albero Cosmico come nella tradizione norrena, Yggdrasil “cavallo di Odino” (cavallo come mezzo che conduce al mondo superiore).
Dalla tradizione germanica, deriva la successiva usanza cristiana dell’albero di Natale in Nord Europa.
Nell’antico Egitto l’Albero sacro per eccellenza è Nehet, il sicomoro, “sui cui rami abitano gli dèi”, ma anche Djed, la colonna sacra munita di quattro capitelli, ritenuta a sua volta simbolo della colonna vertebrale umana.
Nello sciamanesimo siberiano, lo sciamano dopo avere eseguito il sacrificio di un cavallo al dio Bai Ulgan (spezzando all’animale la colonna vertebrale), compiva il “volo mistico” verso il Cielo arrampicandosi sul pilastro centrale della tenda, conica (forma dell’albero natalizio) per uscire poi dal foro centrale della tenda. Più tardi la tenda venne sostituita con un albero (detto “strada” verso il divino) della stessa forma.
Anche nelle Americhe troviamo il simbolo dell’Albero cosmico ritorna nell’uso Sioux di piantare un albero al centro dello spazio riservato alla danza del Sole. Per gli Aztechi era l’emblema di Quetzalcòatl, Dio supremo, capostipite degli Aztechi, nonché demiurgo solare simbolo incarnato della divinizzazione dell’uomo.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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