Il cioccolato è materia viva, ha il suo linguaggio interiore (Alexander Von Humboldt)


Il mio rituale quotidiano si chiama cioccolato, un solo solo quadratino di circa dodici grammi di fondente al 80% o superiore, che lascio sciogliere in bocca lentamente, per assaporarne tutta la bontà e facendo aumentare i livelli serotonina, l’ormone della felicità.
Non è un peccato di gola, tutt’altro, è uno dei 24 tasselli che compongono il puzzle dei longevity food della dieta Smartfood-IEO, il programma in scienze della nutrizione e comunicazione dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, che fornisce informazioni e strumenti, basati sul sapere scientifico, per imparare a conoscere i componenti dell’alimentazione quotidiana, con l’obiettivo di promuovere la salute.
Più è alta la percentuale di cacao e più fa bene, quindi è da prediligere il cioccolato fondente almeno al 70%, ottima fonte di micronutrienti, come vitamine, minerali e molecole che studi scientifici hanno dimostrato giocare un ruolo importante per la salute, una sorta di elisir di lunga vita che aiuta ad abbassare la pressione arteriosa, moderare i livelli di colesterolo, migliorare l’elasticità dei vasi sanguigni e la fluidità del sangue.
Protagonisti di questo mix di effetti salutari pare siano le quercetina, due flavonoidi, la catechina e la procianidina, oltre alla teobromina, un alcaloide che deriva dalla caffeina. (fonte: Cibo e scienza – la dieta Smartfood di Eliana Liotta).
Ma non è tutto, recenti studi stanno valutando i benefici del cioccolato fondente sulle patologie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, grazie ai polifenoli del cacao che stimolerebbero la neuroprotezione.
Le qualità curative naturali del cacao pare fossero già note sin dai tempi dei Maya, i primi a coltivarlo sin dai primi secoli dopo Cristo e definendolo il Cibo degli Dei grazie alle sue proprietà. Più tardi nel 1529 un prete missionario spagnolo, Bernardino De Sahagùn, arrivò in Messico dove vi rimase per circa sessant’anni e scrisse un trattato sulla cultura Azteca in cui il cacao era menzionato come medicina locale, con vari effetti terapeutici tra cui principalmente quello di ottimo ricostituente.
Due secoli dopo nel 1799 Alexander von Humboldt, naturalista ed esploratore tedesco, arrivò in Sudamerica dove studiò le proprietà della cabossa e scrisse “La fava del cacao è un fenomeno che la natura non ha più ripetuto. Non si sono mai trovate tante qualità riunite in un solo frutto così piccolo”.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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