La DXpedition H.I.DX.A nel 1983 a Heard Island è stata già ben documentata, sia dalla TV commerciale, due libri, articoli in varie riviste radioamatoriali e in più in alcuni recenti articoli dell’Australian Geographic Magazine. Osservare l’esperienza non solo di Heard Ilsand, ma anche del lungo e complicato viaggio per mare, mi lascia ancora con una sensazione di irrealtà. Ci è successo davvero tutto ciò? Sì, è successo e anche molto altro!


Quando ho scritto il mio libro Heard Island Odessey, non volevo improntarlo dal punto di vista radioamatoriale, bensì che fosse adatto al grande pubblico, che generalmente ha la tendenza di tirarsi indietro da qualsiasi tematica che sia anche lontanamente “tecnica” o “hobbistica”. Inoltre, non è stato il lato radioamaoriale a trasformare il viaggio in una tale odissea, principalmente dovuta alla “Cheyness II” e forse alla mancanza di conoscenza di questa nave da parte di coloro, il cui compito era quello di saperla governare.
L’attività radioamatoriale, che era l’obiettivo finale della spedizione, andò in secondo piano di fronte a tutto il resto. Ma l’attività radioamatoriale non può stare in secondo piano. Non solo era l’obiettivo finale della spedizione, ma era la prima volta (e l’unica finora) che una spedizione a Heard Island era stata interamente organizzata e guidata da radioamatori.
Gli scienziati che ci hanno accompagnato hanno pagato per l’opportunità di visitare Heard Island. Gli alpinisti hanno fatto lo stesso per avere una possibilità di scalare il Big Ben. La troupe cinematografica ha pagato per la possibilità di produrre un documentario da un luogo raro. E alla fine tutto contribuì a pagare il noleggio della nave. Il fatto stesso di aver coinvolto altri gruppi di interesse era una novità per le attività radioamatoriali e ha stabilito un precedente per altre DXpedition in aree remote dove il costo sarebbe stato alto.
Dunque, che dire dei radioamatori, allora? Le statistiche secche evidenziano le migliaia di QSO che sono stati fatti in condizioni di lavoro e di vita davvero miserabili, siamo stati i primi a operare in RTTY dall’isola e la prima attività in assoluto da parte di una YL. Inoltre abbiamo trasportato apparecchiature per comunicazioni satellitari e l’attività in sei metri, facendo una scommessa di livello utilizzando queste modalità, purtroppo senza molto successo.


“Calling CQ, calling CQ, calling CQ sei metri”
La voce di Sojo risuonava nei nostri angusti alloggi. La minuscola baracca di metallo di cui ci eravamo impadroniti per il nostro soggiorno era piena zeppa di attrezzature e pezzi di ricambio, biancheria da letto, un fornello a gas, cibo e sabbia.
La sabbia nera granulosa era la rovina della nostra esistenza e le radio di scorta erano state appese sotto il soffitto, non solo per lo risparmiare spazio, ma per tenerle al riparo della sabbia, Il telone appeso alla porta aperta (la porta era sparita) sbatté per il vento persistente, permettendo alle raffiche gelide di aria umida di mare di entrare nella baracca.
Mi sono tirata sulle orecchie il berretto di lana che indossavo per andare a letto e mi sono raggomitolata nel sacco a pelo.


“Calling CQ, calling CQ, calling CQ! This is VK0SJ calling CQ from Heard Island”. Le sue chiamate sono state accolte con il silenzio, solo un crepitio statico nelle cuffie. A un’altra radio sedeva Bob WA8MOA che lavorava in CW e firmava la chiamata ‘DXpedition VK0JS’ su una delle bande più convenzionali. Stava facendo QSO anche se con il ciclo delle macchie solari di quel momento la propagazione non era quella che si poteva desiderare.
E il massimo che potevamo sperare era l’apertura di una banda o l’altra. Era un evento raro se due bande erano aperte contemporaneamente e noi, i cinque operatori, non eravamo stati spinti oltre i nostri limiti in lunghe sessioni operative. Si trattava più che tendere l’orecchio, nel caso ci fosse un’apertura, di fare una chiamata di tanto in tanto per “testare l’acqua”. La scarsa propagazione ci aveva anche assicurato che eventuali pileup fossero ben gestibili. Heard Island non aveva una buona propagazione nei momenti migliori. Con il ciclo così basso delle macchie solari, potevamo infatti sederci per un’ora “calling CQ” a vuoto.
La nostra postazione di antenne era a posta all’esterno, con diverse direttive, verticali e antenne filari. A causa della difficoltà di infilare picchetti nel terreno vulcanico e roccioso, sono stati utilizzati i grandi ceppi di Azorella come punti di ancoraggio. Purtroppo, alla fine abbiamo dovuto abbandonare il progetto preferito di Bob, la Minooka Special, un’antenna verticale per 160 metri. Gli scienziati e alpinisti si erano presentati per aiutarci a erigere il mostro, posizionando almeno una persona per ogni tirante. Bob fungeva da maestro di cerimonia, gridando “tira” a questo o quell’altro mentre altri sollevavano le sezioni assemblate per consentire a Bob di erigere a poco a poco l’antenna. Anche la Minooka Special era stata completata, la parte superiore appena distinguibile, che ondeggiava nella nebbia bassa, quando una mossa falsa rese l’intera antenna un cumulo di tubi accartocciati.
“Abbiamo fatto tanto l’antenna Minooka!” disse Bob amichevolmente. Sapeva che tutti avevano dato il meglio di sé e che sbraitare e delirare non avrebbero ripristinato l’antenna. Si trattava di andare avanti con il lavoro e mettere in sicurezza l’antenna di 80 metri e il resto dell’attrezzatura operativa. Si dice ‘dimenticare le proprie perdite ‘ ed è una sorta di saggia filosofia.
Il nostro generatore era stato messo sotto un telo di protezione dopo la prima notte, quando un temporale ne ha seccato uno nel bel mezzo di una chiamata CQ. Per prevenire qualsiasi altra brutta sorpresa improvvisa, avevamo a disposizione batterie e cavi, ma non abbiamo avuto ulteriori problemi di generatori per il resto del nostro tempo sull’isola. Grazie a Bob che li ha tenuti d’occhio mentre operava, convincendoli con le buone se necessario.
Siamo stati un pò fortunati a poter vivere in un certo senso lontani della terra. C’era un sacco di spazzatura rimasta in giro ad Atlas Cove che ci ha consentito anche di migliorare un po’ i nostri arredi. Bob aveva portato alla luce un vecchio grande tavolo arrugginito in ghisa che abbiamo trasportato trionfanti nella baracca. Quando la ruggine si era asciugata e si staccava, l’abbiamo spazzolato bene e, dopo aver coperto la parte superiore con un telo di plastica, è diventato il nostro tavolo della stazione principale. Robusto e grande, sminuiva qualsiasi cosa avessimo portato con noi dall’Australia. Una volta terminato il lavoro, eravamo quasi autosufficienti. Potevamo farci una tazza, potrevamo dormire, più o meno, e potevamo operare. Il fatto che avessimo una passeggiata di 500 metri fino alla baracca dei servizi igienici non poteva essere evitato e fornendoci il giusto esercizio necessario, impedendo ai nostri piedi di gonfiarsi a causa di tutte le ore passate in radio.


I giorni e la notte si confondevano in tuttuno. Fuori, le foche e i pinguini facevano affari loro mentre all’interno della baracca i QSO stavano lentamente riempiendo i nostri log. Era un’esistenza sgangherata e, essendo la baracca così affollata, Walter OE1LO (ora purtroppo SK) decise di dormire fuori nella sua tenda. Era un operatore ben disposto per operare in notturna e spesso mi dava una mano monitorando le bande morte quando il resto per gli operatori dormivano comodamente nei loro sacchi a pelo. Walter, un operatore CW di prim’ordine, operava anche molto bene in SSB. Niente di frettoloso, niente di impaziente, solo la sua voce calma e imperturbabile che teneva sotto controllo gli europei. Come uno zio gentile lasciato a badare ai bambini.
Avevo portato il mio tasto verticale a Heard Island. Per quanto mi riguardava a quei tempi c’era un solo modo di operare in CW. Ci sono stati sospiri tutt’intorno quando ho messo il mio tasto sul tavolo, non poteva solo essere collegato alla radio, ma doveva anche bypassare la tastiera. (Che razza di buffonata di radio era quella? A casa potevo collegarlo al mio FT301, quindi queste nuove radio facevano decisamente un passo indietro!)
Ho notato un fare corrucciato sul viso dei miei colleghi operatori? Forse sì, ma a parte i corrucci e i sospiri erano piuttosto pazienti. Voglio dire, in realtà non mi hanno mai detto niente e sono riuscita a fare migliaia di QSO nonostante tutto.
Jim, Bob e Walter hanno fatto la maggior parte dei QSO con Sojo che ha concentrato i suoi sforzi su sei metri, RTTY e satellite, “calling CQ” per un periodo di tempo prolungato. Heard Island non si attivava seriamente da circa trent’anni ed era richiesta dalla maggior parte dei DXer dell’epoca.
Sappiamo dalla nostra esperienza qui a Norfolk Island che pur essendo stati attivi quasi tutti i giorni e così lo è da anni e anni, che in caso di una scarsa presenza di radioamatori locali, o peggio nessuno, i pileup sono senza fine. Non è quindi così strano scoprire che ora, nel 1994, Heard Island è ancora una volta in vetta alla liste delle “most wanted”. Jim aveva quasi tutto pronto per un’altra spedizione DX nel 1993. Un gruppo di tre operatori doveva viaggiare su una delle navi passeggeri che portano i cercatori di avventura in Antartide durante il mese estivo. Il gruppo di radioamatori sarebbe stato sbarcato a Heard Island dove sarebbe rimasto fino a quando la nave non fosse arrivata con il viaggio successivo poche settimane dopo. Il progetto non sarebbe stato molto costoso, in quanto pur essendo una DXpedition in un’area remota, non era previsto il noleggio di una nave. Comunque, “si percepiva” che non abbastanza persone avevano bisogno di Heard Island per giustificare la sponsorizzazione previstadella DXpedition. A sostegno di quel piccolo gioiello, leggiamo il seguente trafiletto nelle pagine DX di “World Radio” del dicembre 1992:
“Da quello che abbiamo capito non c’erano sponsor importanti per questa DXpedition. C’erano stati sentimenti contrastanti sul fatto che questo gruppo (principalmente Jim e la sua XYL, Kirsti) potessero gestire i pileup. Forse questo potrebbe essere il motivo della mancanza di sponsorizzazione”
Dopo aver asciugato dal mio viso le lacrime dalle risate leggendo questo, non ho potuto fare a meno di chiedermi chi fossero quelle persone con sentimenti così contrastanti. Sapevo che erano male informati. In nessun momento io o Jim abbiamo menzionato il mio nome o il mio call in relazione a questa DXpedition. Quindi erano saltati alla conclusione. Né era vero che non c’erano grandi sponsor. La North California DX Foundation aveva infatti promesso sostegno anche se non il tipo di supporto sperato e legato a innumerevoli vincoli e condizioni, scrivendo una lettera di tale arroganza da far rabbrividire il DXpeditioner più duro. Che era senza dubbio la loro intenzione.
E così la possibilità per i DXer di lavorare nuovamente Heard Island era sfuggita. Heard Island verrà dichiarata area protetta, il che significa, che ottenere il permesso di sbarcare non sarà così facile e potrebbe non essere nemmeno possibile. Comunque sia: il pensiero di Jim e mio seduti su Heard Island per sei settimane non mi era mai passato per la mente. Ma ora, dopo aver letto il punto di vista sulle nostre capacità, mi ha fatto pensare. Potevo solo vedere la situazione come era stata immaginata in varie menti americane e sorrido ancora pensandoci.
73′ de Emanuela IZ2ELV
(foto tratte dal sito H.I.DX.A. – altri capitoli: https://tremaghi.blog/category/qrv-per-me-una-vita-da-dxer-di-kirsti-vk9nl/)
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