Sono sempre molto attenta alla raccolta differenziata, leggendo le etichette quando ho dei dubbi sullo smaltimento degli imballi di qualsiasi genere. Ultimamente ho notato sempre più frequentemente che le classiche indicazioni dettagliate sulla loro destinazione sono carenti e sostituite dal famoso triangolo con le tre frecce e al suo interno un numero.
Si tratta dei codici di riciclo secondo la direttiva europea 94/62/CE e dei quali ritengo non sia stata fatta una sufficiente divulgazione al fine di consentire ai consumatori un corretto smaltimento.
Nel sito di Coinger, che si occupa della gestione dei rifiuti di Azzate, dove abito, oltre di altri ventun comuni del varesotto, non ho trovato informazioni a riguardo, ma solamente il pratico opuscoletto bilingue Dove lo butto, risalente al 2020 e già distribuito alla popolazione, ma privo tali codici, che non sono reperibili nemmeno nel sito dell’azienda che gestisce i servizi per l’ambiente della città di Varese.
Mi sono messa a fare una ricerca nel web, dove ho trovato una esaustiva spiegazione da parte del WWF di Trieste, quindi ho fatto degli screenshot, permettendomi di richiamare l’attenzione su quei codici che potrebbero indurre in un errore di smaltimento.
In un altro sito, discarica.it, è spiegato che il triangolo con le tre frecce non sottintende che il prodotto in questione è riciclabile, quindi bisogna fare molta attenzione al numero al suo interno, come nel caso del 7, che indica tutte le plastiche che non possono essere recuperate e quindi tali materiali vanno considerati scarti indifferenziati.
Lo stesso vale per i codici della carta dal 23 al 40 e quelli del vetro dal 73 al 79 che indicano tipologie non riutilizzabili.
Spero di essere stata utile a chi come me non era a conoscenza di questa codifica internazionale, auspicando che venga divulgata anche con adeguate campagne pubblicitarie.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
(immagine in evidenza vecteezy.com – thanks!)