Quest’anno Il mio rosmarino a marzo mi ha regalato un tripudio di fiori, in largo anticipo secondo un’antica credenza che lo vede fiorire nel giorno della Passione. Per giorni e giorni ho ammirato estasiata quei piccoli capolavori della natura dal colore azzurro intenso, mentre accarezzo come consuetudine le sue foglioline parlandogli, per poi inebriarmi con l’intenso profumo che mi lascia sue mani, per me una vera e propria aroma terapia, grazie alla sua fragranza in grado di risollevare il morale anche alle persone più malinconiche.
Secondo un’antica leggenda cristiana, durante la fuga in Egitto la Madonna e Gesù si ripararono sotto un arbusto di rosmarino sul quale la Vergine Maria appese il proprio manto e improvvisamente i fiori, che originariamente erano bianchi, si colorarono di azzurro.
Rugiada del mare è il significato del suo nome di etimologia latina, ros marinus, dovuto alla sua crescita spontanea sulle coste del Meditteraneo, dal quale assorbe la salsedine che intensifica il suo particolare profumo, ma fortunatamente si lascia coltivare e inebria gli orti anche alle nostre latitudini.
Il rosmarino vanta persino un’origine mitologica e precisamente ne Le Metamorfosi di Ovidio, quando Apollo fece penetrare i raggi del sole nella tomba dell’amata principessa Leucotoe, facendo trasformare il corpo della giovane fanciulla nel bellissimo arbusto dalle profumatissime e sottili foglie allungate, raggruppate in piccoli rametti e dai fiori azzurro intenso.
Si riscontrano molte leggende legate a questa pianta, una della più celebri risale al medioevo, quando un frate errante portò all’ultra settantenne regina Elisabetta di Ungheria un distillato ottenuto con il rosmarino e lavanda per guarirla dalla gotta e reumatismi, ma che la fece anche ringiovanire, facendo sì che il re di Polonia s’innamorò di lei e la chiese in sposa, ma lei rifiutò per amore di Gesù Cristo. Nacque così l’elisir di giovinezza della regina d’Ungheria, che donava alle dame del tempo una morbida pelle del viso, ritardando la comparsa delle rughe.
Passando ai giorni nostri, il rosmarino è considerata una pianta dalle tante virtù che agiscono soprattutto con il suo impiego in cucina. Ottimo per aromatizzare l’olio extravergine di oliva, grazie all’acido rosmarino a cui deve il suo profumo che si assimila facilmente alle sostanze grasse, l’uso di questa pianta aromatica è un valido aiuto per ridurre e sostituire il consumo del sale.
E’ un’ottima fonte di micronutrienti, che aumentano nel rosmarino secco, in quanto durante il processo di essiccamento, ricucendosi l’acqua, i micronutrienti risultano più concentrati. Infatti 100 gr. di parte edibile contengono 280 mg. di potassio (950 gr. se secco), 370 gr. di calcio (1280 gr. se secco), 20 gr. di fosforo (70 gr. se secco), 8,5 gr. di ferro (29,3 gr. se secco), 92 gr. di vitamina A (313 gr. se secco), 1,50 gr. di vitamina E (9,15 gr. se secco), 29 gr. di vitamina C solo se fresco. (fonte Smartfood-IEO).
In antichità dedicato alla dea Afrodite, per molte tradizioni il rosmarino era considerato simbolo dell’amore e donato come pegno, impiegato per gli addobbi dei matrimoni e inserito nel bouquet della sposa come portafortuna.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
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