Lo scorso anno mi sono fatta un regalo molto particolare, che oltre ad avere un valore affettivo è diventato il mio amuleto. La sua origine risale agli anni ’80, quando i miei cugini del Wisconsin venivano in Italia frequentemente per le vacanze, trascorrendo alcuni giorni presso la mia famiglia. In occasione di una di queste visite, ci portarono dei doni confezionati dagli indiani Seminole dell’Oklaoma, una tribù le cui origini risalgono al 1513 quando gli spagnoli arrivarono in America e che, secondo dei documenti ufficiali, sono discendenti dei nativi della Florida, originari anche da altri gruppi etnici tra i quali Creek, Hitchiti e Apalachee. In questa comunità dei Seminole e a seguito del matrimonio con un capo dei nativi indiani, viveva la sorella di Barbara, moglie di mio cugino Richard, che scelse di regalarci tre gioielli di artigianato locale: una collana girocollo in turchese per mia madre, una fibbia in argento con intarsio in turchese per mio padre e paio di orecchini a lobo in argento con al centro un piccolo turchese per me, un dono molto gradito che mi rendeva orgogliosa di possedere quel piccolo monile fatto a mano dagli Indiani d’America.
Mia madre non apprezzò la collana che rimase custodita per molto tempo in un cassetto assieme alla fibbia che non venne mai utilizzata da mio padre e quando un paio d’anni fa entrai in possesso di questi meravigliosi gioielli, pensai a lungo come poterne fare un unico monile. La soluzione l’ha trovata Silvia della gioielleria artigianale Le Muse di Varese, l’atelier nel centro storico della città specializzato nella creazione di gioielli unici che donano emozioni mistiche, creando un gioiello personalizzato, un talismano ricco di significati e dalle proprietà portafortuna che dovevo solo scoprire.
La leggenda del turchese dei Nativi Americani narra che apparve la prima volta durante una notte di Luna piena mentre gli indiani facevano una danza per celebrare l’arrivo della pioggia e, piangendo dalla felicità, le loro lacrime vennero assorbite dalla Terra trasformandosi nella pietra del cielo e dell’acqua, divenendo il simbolo della protezione della salute e della prosperità.
Spiritualmente è un antidepressivo, calma e allontana i pensieri negativi, anche nel buddismo la pietra turchese combina il significato dell’azzurro, che rappresenta la purezza e l’ascensione, con il verde che rappresenta la calma, binomio che favorisce la meditazione e l’intuizione.
In astrologia il turchese è associato al mio segno zodiacale dei Pesci, governato da Nettuno e al quale appartengono le pietre di colore azzurro, in quanto i nati sotto questo segno sono persone molto sensibili e grazie all’aiuto di questa pietra, aumentano l‘energia vitale.
Quella che era una fibbia e ora è parte integrante della collana, è in argento, metallo sacro alla Luna che trattiene le energie positive delle pietre e grazie alla sua superficie riflettente. La sua prerogativa di amuleto è quello di respingere al mittente la negatività e quando è abbinato a una pietra opalescente come il turchese, grazie al collegamento della Luna con l’inconscio, stimola sogni premonitori e facoltà psichiche.
Mi mancava un tassello per completare il puzzle del mio talismano: apprendere il significato dell’incisione in turchese, che sicuramente rappresentava un importante simbolo degli indiani d’America. Ho fatto molte ricerche nei vari siti web dei Nativi Americani senza trovare una corrispondenza e una volta trovato un indirizzo mail degli indiani Navajo, ho scritto inviando loro una foto. Si tratta di un Yeii Kokopelli Arcobaleno, che secondo una leggenda possa essere visto sulla luna piena e calante come il Coniglio lunare (visibile solo da oriente). Questa divinità, chiamato anche spirito nonno o colui che parla con Dio, è sempre raffigurato con l’apertura verso est, in quanto, secondo le credenze degli indiani, il male non può arrivare da quel punto cardinale, pertanto non c’è bisogno di protezione da quel lato.
Per mantenere attivi i poteri di protezione del turchese, è consigliato di purificare e caricare le pietre ai raggi della Luna piena ed è quello che faccio ogni mese, anche se non è visibile in cielo. Rito che ho seguito anche ieri sera ammirando una magnifica luna piena del Cervo, così chiamata proprio dagli indiani d’America perché nel mese di luglio le corna di questi animali terminano la loro crescita raggiungendo la massima lunghezza.
Emanuela Trevisan Ghiringhelli
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