Vecchio scarpone quanto tempo è passato, quanti ricordi fai rivivere tu…


Non ero ancora nata nel 1953 questa canzone veniva presentata da Gino Latilla e Giorgio Consolini al Festival di Sanremo, ma la conosco molto bene ugualmente perché me la cantava sempre mio zio quando ero piccina.
Mi è tornata alla mente improvvisamente la scorsa settimana mentre con Fulvio stavamo riordinando il garage e abbiamo scovato i nostri vecchi scarponi da montagna ormai inutilizzati da oltre nove anni.
Anche quando abbiamo traslocato due anni fa, pur consapevoli che non li avremmo più usati, non avevamo avuto il coraggio di sbarazzarcene, forse per quel legame affettivo che ci legava, insostituibili compagni di indimenticabili escursioni ad alta quota che ci hanno insegnato ad amare la montagna.
Questa volta invece con gli scarponi tra le mani ci siamo guardati in silenzio e abbiamo trovato il coraggio di metterli in un sacco viola per la raccolta differenziata, cercando di reprimere il magone per questo distacco definitivo che sottintende la triste consapevolezza che il nostro fisico non ci consente ormai di fare trekking di alta quota.
Ci restano solo tanti ricordi, impressi nelle fotografie, nei video e soprattutto nei nostri cuori, ricordi indelebili e che mi fanno ancora emozionare nel rivederli.
Dalle Alpi Salisburghesi e di KItzbühel, meta delle escursioni fatte nei 10 anni di vacanze trascorse in Austria, come testimonia questa foto mentre salivamo sulla vetta del Mitterhorn, montagna del gruppo Loeferer Steinberger, al trekking fatto tra i piccoli laghi alpini dell’alta Val Leventina e sui sentieri del Lucomagno (Svizzera).

Ma i ricordi più belli e le escursioni più intense sono quelle fatte nel versante valdostano del Parco Nazionale del Gran Paradiso, percorsi duri, impervi ma dall’impagabile bellezza naturalistica e faunistica. Quella più emozionante in assoluto è stata la salita al bivacco del Money in alta Valnontey, un panorama impagabile sul ghiacciaio della Tribolazione, branchi di stambecchi dovunque e per nulla disturbati dal nostro passaggio.
Grazie ai miei scarponi ho imparato ad acquisire sicurezza sui sentieri e nell’attraversamento dei torrenti, mi fidavo di loro e non mi hanno mai tradito.
Ma al di là di questo amarcord, sarò sempre grata a Fulvio per avermi fatto avvicinare alla montagna con tanta pazienza, mi ha insegnato a muovermi, ad affrontare e superare i pericoli che inevitabilmente si presentano a chi fa trekking in alta quota. Con lui al mio fianco mi sono sempre sentita sicura, ho imparato a non prendere troppa confidenza con la montagna, a rispettarla oltre che amarla, a camminare nel suo contesto in una sorte di perpetua meditazione, controllando ogni mio passo e movimento in consapevolezza in quella che è stata e sarà sempre una maestra di vita che mi ha messo alla prova tante volte.

Emanuela Trevisan Ghiringhelli

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