Un vecchio e saggio proverbio recita che vale più la pratica della grammatica e questo calza a pennello anche per i neofiti del mondo della radio. Nei primi anni ’90 frequentammo i corsi per conseguire la patente di radioamatore presso la sezione ARI di Varese, che a quei tempi aveva la sede in alcuni locali della splendida Villa Toepliz. Ricordo ancora la prima volta che misi piede in quella sezione accompagnati da Primo I2ZRY (sk), amico dei miei genitori. L’ambiente era quasi lugubre e a parte il caloroso benvenuto dell’allora presidente Peppino I2ETG (sk), l’accoglienza degli altri membri del direttivo fu molto fredda e comunque accettarono la nostra iscrizione all’ARI Radio Club e ai corsi che sarebbero iniziati da lì a breve. Le ore più divertenti erano quelle di telegrafia con Ermete I2OUH, mentre alle lezioni di radiotecnica, tenute da un giovane laureando in ingegneria elettronica, prestavo sempre molta attenzione in quanto ero determinata a conoscere bene questo affascinante mondo fatto di resistenze, condensatori e toroidi.
Una volta superati gli esami e in attesa della tanto sospirata licenza speciale, frequentando la sezione notammo che non c’era alcuna stazione radio a disposizione dei soci, cosa che mi suonava molto strano per un’associazione radioamatoriale e ben presto ci fu chiaro che regnava l’interesse solo per le radioassistenze, alle quali, nolenti o volenti, fummo invitati a partecipare. Era comunque un modo per imparare ad operare in radio, anche se potevamo dare il nostro contributo solo utilizzando i nostri due trx portatili, ma poco e nulla aveva a che fare con quel mondo radioamatoriale al quale eravamo interessati.
Oltre ai QSO mattutini sullo Zero Alfa Valsesia, la sera mi ritrovavo a parlare sul ripetitore del Monte Beigua con Frate Arnaldo I1FAC (sk), una persona straordinaria che dispensava consigli e lezioni sulla polarizzazione delle antenne e riflessioni a chi come me era alle prime armi. Sembrava di ascoltare Gilberto Govi con lo stesso timbro di voce e cadenza dialettale nonostante fosse originario di Legnano. Frate Arnaldo fu il mio primo mentore per quanto riguarda le VHF. Grazie ai suoi suggerimenti acquistammo un Kenwood E-255 per poter operare in SSB e Fulvio piazzò una piccola 3 elementi della Eco sul balcone che mi permetteva egregi QSO in Italia e Europa proprio giocando con le riflessioni dei segnali puntando la direttiva sul Monte Rosa o sul Campo dei Fiori.
Quando nel 2002, una volta ottenuta quella che una volta si chiamava licenza ordinaria, pianificai le nostre vacanze DX con il call 8Q7LY, preparai un paio di volantini da appendere in sezione a Varese. Ci rimasi malissimo, mi scoraggiarono su questo tipo di attività, snobbandola, anziché incoraggiare una novice a fare un’esperienza da una IOTA e soprattuto non ricevetti alcun consiglio.
Al nostro ritorno venni contattata da Maurizio IZ1CRR, responsabile del 425 DX News magazine che avevo collegato dalle Maldive e mi invitò a scrivere un articolo in inglese da pubblicare sul famoso notiziario. Mi chiese il perché non avessi utilizzato la frequenza IOTA 14260 e soprattutto gestito il pile-up in split, facendolo sorridere quando risposi che non ne fossi a conoscenza sia dell’una e dell’altro che non sapevo nemmeno di cosa si trattasse.
Iniziò così a farmi scuola a distanza sul come operare in HF, facendomi appassionare al mondo IOTA al punto che nell’arco di un anno raggiunsi il mio primo (e rimasto unico) award di 100 isole collegate toccando tutti i continenti.
Sognai a lungo di fare un’altra vacanza con la radio, magari da una isola un pò più ricercata per mettere in pratica tutti gli insegnamenti ricevuti, ma purtroppo quel sogno è rimasto chiuso in un cassetto.
Se non fosse stato per l’aiuto dai miei due mentori non avrei mai fatto veri e propri DX in VHF – SSB e soprattutto mi sarei persa il divertimento di diventare IOTA hunter.
Alla fine con alcuni amici abbiamo migrato dalla sezione ARI di Varese (che per noi era diventato solo una sorta di ufficio postale per il traffico delle QSL) a quella di Gallarate, dove trovammo un ambiente in cui ci sentivamo più a nostro agio e venivano organizzate molte attività per soddisfare le aspettative dei loro soci.
Emanuela IZ2ELV
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